Al centro di “Volevo essere una gatta morta” (Einaudi) di Chiara Moscardelli, c’è una figura antropologica femminile, “la gatta morta”, della cui esistenza gli uomini neanche si accorgono, ma che, nascosta e micidiale, è assai diffusa.
Chiara, la protagonista, l’ha studiata a lungo ed è giunta alla conclusione che contro di lei non ci sono armi.
Ma che tipo di persona è una “gatta morta”? Ci viene descritta come una ragazza poco divertente, taciturna, che non esprime opinioni, non è mai scomposta, non mangia tanto, beve poco, capace di adulare l’uomo di turno esaltandone ad ogni piè sospinto l’intelligenza, debole ed insicura, che ha sempre mille esigenze, in maniera tale che l’uomo da conquistare, possa sempre correre da lei. Insomma, conosce tutti i trucchetti e le sottili strategie di seduzione. Dietro la sua apparente passività si nascondono una forza ed un’aggressività senza pari. Prima di tutto, dice l’autrice, una vera gatta morta non guida mai da sola la sera, è pericoloso, ed “ha sempre bisogno di qualcosa: ha fame, ha freddo, è triste, non ce la fa a a portare la borsa“. E’ fondamentale per una gatta morta dimostrare di non essere in grado di fare alcunché senza un aiuto e. questa sua presunta fragilità fa scattare l’istinto di protezione dell’uomo che vuole conquistare.
Se invece – ricorda Chiara con rabbia – una donna si dimostra indipendente, capace di essere una compagna, un’amica, una donna affettuosa, l’uomo diventa un grande amico e confidente ma, ahimè, la conclusione amara è che finisce sempre per sposarsi con la “gatta morta”. Insomma in amore le “gatte morte” vincono sempre! E sono, quindi, la disperazione delle altre donne incapaci di ideare strategie alternative di conquista. Chiara si dichiara estranea trucchetti e strategie seduttive e confessa tutta la sua inadeguatezza – “c’è chi nasce podalica e chi gatta morta; io sono nata podalica” – e nel suo libro racconta tutte le sue grottesche disavventure amorose, la sua aspirazione ad una vita normale, con un lavoro normale, un fidanzato come tante altre ragazze della sua età. Ma siamo sicuri che le c. d. “gatte morte” infestino solo i rapporti amorosi?
Chiara è tuttavia capace di trasformare, a beneficio del lettore, una materia per lei tanto frustrante in esilaranti situazioni di vita quotidiana: ne nasce un libro divertentissimo, che si legge tutto di un fiato.
In conclusione, un esordio narrativo, quello della Moscardelli, assai promettente che offre molti motivi per ritenere che una nuova scrittrice comica si è affacciata sul nostro panorama letterario.
Chiara Moscardelli è nata a Roma, ove si è laureata all’Università “La Sapienza”. Attualmente, dopo alcune esperienze lavorative in campo editoriale, è addetto stampa a Milano per una nota casa editrice.
Autore: Chiara Moscardelli
Titolo: Volevo essere una gatta morta
Editore: Einaudi
Anno di pubblicazione: 2011
Prezzo: 13,50 euro
Pagine: 242