“Ricordo di Anna Paola Spadoni” è un romanzo del 1969. Fu pubblicato da Rizzoli, ed era il secondo libro di Giuseppe Mazzaglia, scrittore ottantacinquenne, siciliano. Torna ora nelle edizioni Isbn in una bella collana, “Novecento italiano”, curata da Guido Davico Bonino proprio allo scopo di riscoprire opere dimenticate o trascurate del secolo passato.
Autore di libri come La pietra di Malandino (1976), e Principi generali (1993), Mazzaglia, che a suo tempo sedusse scrittori del calibro di Bassani, Caproni, Flaiano, lavora in questo romanzo il tema della fascinazione erotica in una singolare sfera mitico-ironica (e già questa sintesi all’apparenza impossibile mi pare di estremo interesse), nella quale la donna è un archetipo, un segno di per se stesso destabilizzante prima di volgersi in una qualsiasi tipologia estetica, bella o brutta etc. Vero che la scaturigine del turbamento – lo dice il titolo – sembra incarnarsi nelle fattezze della signorina Spadoni, diciottenne studentessa di un professore incline alla complicazione immaginativa, sensibilissimo a qualsiasi sussurro proveniente da una femmina, ma il protagonista (indeciso sempre fra una timidezza paralizzante e improvvise audacie) quando si tratta di avere donne nelle vicinanze a suo agio non lo è mai.
Nella concezione di Mazzaglia, il sesso è una chiave per comprendere il mondo nascosto degli uomini, ma ciò che in questo assunto dalle parti di Moravia si sarebbe mantenuto dentro un compresso orizzonte realistico e psicoanalitico, nelle opere di questo scrittore singolare e fascinoso, avvicina l’eros al grottesco.
Lo si direbbe un segno perfido, quello femminile; una presenza la cui sola evocazione toglie il terreno sotto i piedi al fragilissimo maschio. La donna sembra uno scherzetto capitato apposta per metterlo in difficoltà, per indurlo al vaneggiamento, per prostarne la volontà e sottometterla a un delirio costante, tesissimo non meno che buffo, malato e farsesco. Il sortilegio incantatorio e parossistico che spossa il povero professore che si ritrova a insegnare francese in provincia, a Màgali, in un giorno di settembre del 1938, come se fosse piombato in quei climi tropicali che ti tagliano le gambe e inducono al vaneggio, è dunque il tema di questo romanzo. Malìa che procura umidori, febbri, gonfiori; non l’attenua l’ironia a tratti vertiginosa, una forma d’intelligenza che potrebbe aiutare il lettore a leggere tutto come un divertimento intellettuale, se non fosse che chi una sola volta nella vita ha provato sgomento dinanzi alla bellezza femminile e avrebbe avuto quasi voglia di darsela a gambe, riconoscerà in questo libro uno vero capolavoro di decifrazione simbolica…
L’ironia non solo non attenua la malìa, ma la complica: “Il mio tentativo va verso il quadro grottesco, grandioso e lucente; va, cioè verso l’Ariosto” ha scritto Mazzaglia – ed è questo che avvince, il capovolgimento ironico del dettato che non cessa di essere serissimo. L’immagine duplice del femminino che egli, o il suo narratore, ne conserva, aggiunge pressione invece di sottrarla (ed è il rischio che l’ironia può sempre correre): una librata in volo, l’altra “cruda e stizzosa, sgradevole; forse nauseante”. Da questa doppiezza della donna nasce l’avvolgente potere esercitato sul povero omino periclitante, allibito dalla propria stessa inquietudine: perciò dovrà combattere e soccombere ogni giorno contro un “un malessere grasso, una nausea salivosa, ineliminabile”.
Con uno scritto di Silvio Perrella e una nota biografica di Guido Davico Bonino.
Giuseppe Mazzaglia, nato a Catania nel 1926, oggi vive a Roma. Oltre a Ricordo di Anna Paola Spadoni, edito da Rizzoli nel 1969, ha scritto la raccolta di racconti La dama selvatica (1961), scelta da Bassani per la sua «Biblioteca di letteratura» di Feltrinelli, e i romanzi La pietra di Malantino (1976) e Principi generali (1993)
Autore: Giuseppe Mazzaglia
Titolo: Ricordo di Anna Paola Spadoni
Editore: Isbn
Anno di pubblicazione: 2011
Prezzo: 14 euro
Pagine: 223