Drak’Kast, storie di draghi. Intervista a Fabrizio Corselli

drakkast-intervistaSpero proprio che le sue parole e le immagini rievocate dei miei draghi possano incantare chiunque legga il libro, permettendogli di condividere altri mondi, anche se per un momento solo.” E’ il commento di Ciruelo Cabral, “il maestro dei draghi”, su “Drak’kast” (Edizioni della Sera 2011) di Fabrizio Corselli. Un fantasy in chiave epica moderna, il primo in Italia, che sarà presentato questa sera a Roma. L’autore milanese ci parla del suo modo di concepire la letteratura fantasy e del mondo che sta dietro al suo volume.

Come nasce Drak’kast e da cosa trae ispirazione per la sua epica?
“Drak’kast nasce tendenzialmente dalla derivazione del progetto educativo Calypsos che conduco tuttora con il sostegno, il cui obiettivo è l’intensificazione del linguaggio nel disabile attraverso la poesia e l’improvvisazione orale. Proprio all’interno di questa progettualità, ho costruito un percorso ideativo-immaginativo ricorrendo ad alcune immagini del mio illustratore di draghi preferito: Ciruelo Cabral. Ho così messo in fila circa dieci, dodici tavole creando una ben precisa sequenza “narrativa”. Da lì ho poi sviluppato la trama e la struttura poetica (inserendola all’interno dell’ambientazione Dragonbound, di mia creazione).
L’ispirazione invece la traggo principalmente dalla mitologia greca, per ciò che riguarda i testi a carattere “epico”; frequenti sono le citazioni e i legami con la cultura classica. Del resto, il protagonista del Drak’kast ne è un tipico esempio, modellato concettualmente sulla figura del mitico cantore di Tracia, Orfeo.”

L’amore per l’epica, il fantasy, i draghi. Qual è la sua formazione letteraria?
“Principalmente i classici greci, soprattutto Pindaro, il mio poeta preferito in assoluto, legato alla passione che ho per le Olimpiadi antiche e per i relativi Epinici, i canti di vittoria. Seguono Alceo, Anacreonte, e Bacchilide. Per ciò che concerne invece l’Epica, in generale, Omero e Virgilio. Come opere, nella fattispecie, l’Iliade, l’Odissea, le Argonautiche, il Beowulf, l’Edda poetica per poi arrivare a quelle tolkieniane come Le avventure di Tom Bombadil, La leggenda di Sigurd e Gudrun, che ho apprezzato molto. Questo, diciamo per ciò che riguarda il genere poetico. Per il resto, Eddings, Ende, Tolkien, Brooks, Yeats con le sue Fiabe irlandesi, Rosemary Sutcliff  con i suoi The Wandering of Odysseus  e Black Ships, e tanti altri. Sulle creature draconiche, di sicuro Il Cacciatore di draghi di Tolkien,  How to train your dragon di Cressida Cowell, e i libri della serie Battello a Vapore, della Piemme, anche se per bambini. Ho imparato ad apprezzare questi ultimi con il mio lavoro di Educatore, soprattutto per la loro fantasia e gli insegnamenti morali.”

Drak’kast è il primo poema fantasy italiano. Con questo lavoro cosa vuole raggiungere e cosa pensa di aver dato in più nella letteratura fantasy?
“Drak’kast è un lavoro molto originale, non tanto perché si discosta dalla forma narrativa del romanzo o del racconto, ma soprattutto perché non si riferisce alla semplice poesia, bensì alla forma del poema. Un componimento in versi d’ampia estensione e che oltremodo assimila e filtra, pur in uno stile del tutto personale, quei dettami che fecero la fama dell’epica antica (con un maggior riferimento alla poesia scaldica).
Con questo lavoro, penso di aver ridato al lettore, e alla Letteratura, la riscoperta della bellezza del verso nella sua piena componente musicale, narrativa e altresì immaginativa. La ricostruzione di quel formidabile microcosmo espressivo che le appartiene di diritto e che opera attraverso la figura della metafora.”

Entriamo nel libro. Che mondo è quello di Drak’Kast?
“Il mondo di Drak’kast è un mondo selvaggio, crudele, dominato dalle figure dei draghi che hanno oltremodo rafforzato la propria consapevolezza d’essere creature pressoché divine. Ciò grazie anche alla loro eterna alleanza con gli elfi, straordinari mentori non solo nel campo della magia ma anche nella lavorazione dei metalli e della nuova tecnologia draconica. Questo è il periodo in cui i draghi hanno imparato a manipolare il proprio soffio, a modellarlo secondo propria volontà nelle forme desiderate, e rendendolo una letale arma di sottomissione. Un mondo che ha avuto la necessità di istituire particolari caste come quelle degli hadragnir: incantatori devoti al culto dei draghi e al mantenimento della pace fra le razze. Il Drak’kast è per l’appunto la storia di un hadragnir in particolare. Elkodyas è il suo nome.”

Il pubblico del libro. Drak’kast a chi si rivolge?
“Drak’kast è un’opera aperta a tutti, dai più giovani ai più maturi. Tanto agli appassionati del genere quanto agli amanti della poesia, grazie ai suoi contenuti profondi e universali. Non è un’opera così elitaria, soprattutto ho deciso volontariamente di cambiare lo stile avvicinandolo a una fiaba per bambini, pur sempre riduttiva come affermazione, ma mantenendo in ogni modo una forte carica epica.”

Il linguaggio di questo esordio letterario “vi farà rivere l’Odissea”. Cosa può dirci a riguardo?
“Aristotele usava il termine “semnos” (nobile) per definire il linguaggio dell’epica (da “epos”, ovvero “narrazione”). Il Drak’kast mantiene questo stile “alto”, impiegando una serie di particolari scelte stilistiche e retoriche che ricostruiscono ampiamente il tessuto ritmico di ogni verso, e seguendo in parte lo stile formulare dei testi antichi. La novità di quest’opera, così come di altri miei testi, è la costruzione, o meglio, la “costrizione” dei versi attraverso la suggestività delle parole, attraverso la loro tensione dialettica, ossia di relazione con le altre parti, al pari delle note musicali; e questo senza l’ausilio del metro poetico, per l’esattezza dell’esametro, tanto che il Drak’kast è stato redatto in verso libero. Anche quest’ultimo però non ha valore aleatorio come molti gli addebitano, nel senso di scrivere ciò che vuoi e come vuoi, bensì esso è discriminato fortemente dalla musicalità quale suo principio fondamentale. Alla nobiltà di linguaggio si affianca anche la solennità.
In particolar modo, Drak’kast è il primo lavoro in cui opero una vera e propria teoria strutturale (come ben viene spiegata nell’Appendice I del libro).”

In tre parole, cos’è Drak’kast, Storie di draghi?
“Drak’kast è un poema fantasy di circa 3000 versi che narra le imprese leggendarie del bardo Elkdoyas, un drago metamorfosato nelle sembianze di un elfo cantore, tanto coraggioso da aver sfidato le insidie che si celano oltre i domini della Foresta di Smeraldo, ultimo paradiso degli elfi silvani.”

Fabrizio Corselli è uno scrittore di poesia epico-mitologica e un saggista italiano. Nato a Palermo nel 1973, vive e lavora come educatore a Settimo Milanese. Proprio nell’ambito didattico cura il progetto Calypsos, volto all’intensificazione del linguaggio nel disabile attraverso la poesia. È redattore della rivista nazionale InArte, dove si occupa della rubrica Mythos. Diverse le pubblicazioni su riviste e cataloghi del settore: ha collaborato con il Salone Internazionale di Parigi, con il Museo Beleyevo di Mosca e con Mediabrera (Milano); è stato segnalato sul sito della Treccani per la positiva riscrittura dei classici greci in relazione all’epica sportiva antica e collabora con l’associazione internazionale di cultura ellenica Mondogreco, per la quale ha recensito la celebre mostra La Forza del Bello di Mantova e quella sul Canova presso il Palazzo Reale di Milano. Il suo sito.

Autore: Fabrizio Corselli
Titolo: Drak’kast. Storie di draghi
Editore: Edizioni della Sera
Anno di pubblicazione: 2011
Prezzo: 12 euro
Pagine: 220

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