“È un africano?” è la domanda con la quale inizia “Giovanni Paolo II. La biografia” (Edizioni San Paolo) di Andrea Riccardi , che lo storico ha dedicato “a una grande figura del Novecento” attraverso testimonianze e documenti inediti.
Quando il 16 ottobre del 1978 dopo le 18 di un pomeriggio autunnale romano, il cardinale Pericle Felici annunciò il nome dell’eletto in latino “… Carulum… Wojtyla…”, tutti si chiesero chi fosse il nuovo Papa che avrebbe regnato sulla Chiesa di Roma. “Una notizia sorprendente” l’elezione del “primo papa non italiano dal 1523, dalla morte di Adriano VI, olandese di Utrecht”. Quel Papa venuto da un paese lontano, dalla Polonia allora sotto il regime comunista è “stato il protagonista della scena mondiale per ventisette anni”, tanti quanto è durato il suo pontificato.
Il 14 ottobre del 1978, 111 cardinali entrarono in conclave. “Extra omnes!” proclamò il maestro delle cerimonie pontificie. “Il momento è solenne” ci racconta lo storico Riccardi. La Chiesa stava attraversando un momento di crisi estremizzato dalle tensioni postconciliari tra cardinali progressisti e tradizionalisti. “All’uopo, bisogna che a loro parli la visione di Michelangelo…” scrive il poeta/cardinale polacco riferendosi al Giudizio universale che sovrasta la Cappella Sistina. È uno dei tanti aneddoti contenuti in questa preziosa biografia di Giovanni Paolo II, leader religioso, icona spirituale, infaticabile viaggiatore che ha saputo collocare la Chiesa al centro della Storia. Una “Chiesa di popolo” come annota Riccardi, grazie a quella fitta rete di rapporti tra il Papa e la gente, che il Pontefice polacco ha saputo instaurare.
In diciotto capitoli è ripercorsa la formazione religiosa, culturale e politica di Wojtyla nella sua terra natale “prete intellettuale, giovane, con molte energie…”, la prima parte del pontificato fino alla caduta del muro di Berlino nel novembre del 1989, la preparazione del Giubileo del 2000 e infine gli ultimi anni del magistero pontificio di Giovanni Paolo II, minato nel fisico dalla malattia ma non nello spirito. Mentre “la gente si è radunata in piazza San Pietro” il Santo Padre si spegne la sera del 2 aprile 2005. Wojtyla muore così com’è vissuto “sempre in mezzo alla gente”, di fronte “alla piazza gremita e coinvolta”.
Un volume ricco di fonti e spunti inediti dove la figura di Giovanni Paolo II si sviluppa attraverso diversi aspetti, nei quali emerge quello geopolitico “ha operato su scenari differenti, dalla Polonia a Roma e al mondo intero”. Per la stesura della biografia l’autore, che in passato ha collaborato con il Papa per iniziative importanti come nel 1986 l’incontro interreligioso ad Assisi, si è valso del “significativo colloquio” con Benedetto XVI e della preziosa testimonianza del segretario personale di papa Wojtyla, cardinale Stanislaw Dziwisz.
È notizia recente che durante la cerimonia di beatificazione di Giovanni Paolo II del 1° maggio a Roma, in piazza San Pietro, si chiederà il riconoscimento del culto universale, prerogativa che spetta ai santi.(1) Un nuovo obiettivo, un nuovo epilogo per il Papa dei record che durante l’Omelia della Messa d’inaugurazione del pontificato esortò i fedeli: “Non abbiate paura. Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo” che Riccardi ha definito “una personalità decisiva per la sua Chiesa, per i cristiani, un leader globale che ha toccato le fibre di tanti mondi”.
“Non so se posso spiegarmi nella vostra… nostra lingua italiana. Se mi sbaglio, mi corriggerete”.
Professor Riccardi, nella prefazione scrive che Giovanni Paolo II non è stato solamente una grande figura del Novecento, ma anche un personaggio del Duemila e che “la sua eredità religiosa continua a essere un riferimento”. Desidera chiarire il Suo pensiero?
“Il pontificato di Giovanni Paolo II è stato quello di un carismatico, di un papa che ha esercitato il suo ministero in maniera carismatica. Ha occupato l’ultimo quarto del Novecento fino a giungere al nuovo secolo: ma Wojtyla, papa fino al 2005, non costituisce una presenza simbolica per la Chiesa e gli uomini del terzo millennio. Un esempio fra i tanti: nel ricevere il leader sovietico, Michail Gorbačëv in Vaticano nel 1989, Wojtyla individua gli strumenti di analisi per il mondo che si affaccia al nuovo millennio: «Non è possibile che qualcuno pretenda che i cambiamenti in Europa e nel mondo avvengano secondo il modello occidentale», dice allo stupito leader sovietico. L’Europa, se vorrà rimanere protagonista in un mondo multipolare, pensa il papa, dovrà respirare con due polmoni, occidentale e orientale. In un’Europa spaventata e ripiegata su di sé di fronte alle nuove sfide che provengono dal Sud del mondo, penso al «non abbiate paura!», una risposta, ma anche una consolante compagnia all’uomo di oggi.”
“Nel piccolo mondo di Wadowice, percorso da un nascente antisemitismo…”. Quale fu la formazione culturale e spirituale del giovane Lolek cresciuto vicino ad Auschwitz?
“La famiglia Wojtyla abitava a Wadowice accanto a una famiglia ebrea: tra i suoi amici e compagni di scuola ci sono ebrei, sono un terzo di tutta la sua classe. Jurek, amico di una vita, ricorderà l’espressione infastidita del compagno Lolek che aveva notato l’irritazione di una donna perché l’amico ebreo era entrato in chiesa: «Ma quella donna non sa che siamo tutti figli dello stesso Dio». La sua formazione si alimenta vedendo i frutti perversi dell’antisemitismo nel suo paese, di cui è testimone della fase più drammatica negli ultimi mesi dell’indipendenza polacca. Wojtyla è stato testimone della coabitazione tra polacchi ed ebrei nella sua Wadowice. Conosce la Shoah da vicino e sente di aver sfiorato l’inferno. Lo testimonierà nel predicare gli esercizi spirituali a Paolo VI, quando afferma che «i campi di concentramento rimarranno per sempre come i simboli reali dell’inferno sulla terra. In essi si è espresso il massimo del male che l’uomo è capace di fare a un altro uomo».”
Qual era la situazione della Chiesa polacca nell’agosto del 1958, quando Wojtyla fu nominato Vescovo titolare di Ombi e ausiliare di Cracovia da Pio XII?
“L’episcopato di Wojtyla s’inserisce dentro una Chiesa che ha sofferto a causa del regime comunista e che vede però sorgere i primi segni della primavera conciliare. La situazione della Chiesa polacca è meno difficile di quella degli altri paesi comunisti: il cardinale Wyszyński nel 1956 era stato liberato dalla residenza coatta e il Paese non aveva conosciuto le violenze degli altri Paesi dell’Est. Altri sette vescovi tornano liberi mentre Gomulka è richiamato al potere e pronuncia una dura requisitoria contro lo stalinismo. La Chiesa polacca è un soggetto forte, che incute rispetto all’interno della società polacca e sa porsi come un interlocutore credibile del potere politico, in difficoltà nei suoi rapporti con l’alleato sovietico. Wojtyla, intellettuale, amico degli studenti universitari e dei professori, diviene protagonista di una pastorale popolare e operaia.”
Sono trascorsi 25 anni dalla Giornata di Preghiera Mondiale per la Pace voluta dal Santo Padre, la cui eredità è stata raccolta dalla Comunità di Sant’Egidio. Quale fu la rilevanza di questo evento?
“La sorpresa fu enorme, l’evento è divenuto l’icona per eccellenza più nota ed evocativa del XX secolo e ha svelato il primato morale assunto dal pontificato romano con Wojtyla, capace di convocare i leader cristiani e delle altre religioni. Il papa ha rivendicato, con questo gesto, il primato religioso dell’impegno per la pace. Ad Assisi «non abbiamo pregato invano», ha affermato Giovanni Paolo II nel 1989, per chiarire come Assisi non dovesse rimanere un grande gesto, isolato e unico, ma andasse continuato. Ha incoraggiato la Comunità di Sant’Egidio nel suo lavoro, anno dopo anno, a diffondere lo spirito di Assisi: «Le nostre preghiere, le nostre volontà di pace – scrisse nel 1988 in occasione di uno di questi eventi – sembrano piccola cosa di fronte al dispiegarsi delle logiche di potenza, eppure costituiscono una preziosa riserva di energie spirituali».”
Secondo il parere di Benedetto XVI, Wojtyla scelse di non riformare al suo interno le strutture della Chiesa, perché “non era necessaria una riforma strutturale, ma una profonda riforma spirituale”. Si trova d’accordo con questo pensiero?
“Sì, Giovanni Paolo II, come ogni papa, si è inserito con il suo carisma nella storia della Chiesa. Paolo VI era concepito come principe riformatore, deciso a mutare alcuni aspetti della vita della Chiesa. Wojtyla ammira Paolo VI, ma non intende innovare istituzionalmente le strutture di governo, non agisce prima di tutto sulle strutture e sulle istituzioni, non vuole una Chiesa passiva ma una comunità con spessore popolare, costruttiva e creativa. A questa si dedica, meno interessato alla sua riforma ad intra. Proprio papa Ratzinger ha una felice sintesi delle attese del suo predecessore a questo proposito: «Egli, fin dall’inizio del suo pontificato parlava di un nuovo Avvento. Sperava che nella storia si affermasse un tempo di gioia del cristianesimo».”
A soli 6 anni e 29 giorni dalla morte, il 1° maggio avverrà la cerimonia di beatificazione di Giovanni Paolo II celebrata in piazza San Pietro da Papa Benedetto XVI con il Collegio cardinalizio. È il coronamento del pontificato carismatico di un “leader globale”?
“È il riconoscimento della santità di Wojtyla. Un grande papa che ha guidato la Chiesa dalla crisi della fine degli anni Settanta del XIX secolo fino al nuovo millennio. La sua morte e i suoi funerali hanno dimostrato il grande bisogno di un uomo di fede, di un credente, più che di un leader globale, che ha saputo parlare alle donne e agli uomini del nostro tempo, al di là delle generazioni e dei singoli convincimenti. A San Pietro, intorno a lui malato, e poi attorno al suo corpo, c’erano centinaia di migliaia di giovani, donne, uomini, che volevano essere presenti per salutare un uomo che aveva parlato, in qualche modo alla loro vita.”
Nel Suo editoriale pubblicato sul numero XV di Famiglia Cristiana, riferendosi all’emergenza immigrazione nordafricana consiglia di evitare di drammatizzare il problema, a non avere paura, perché “la paura ci rende più deboli”. Che cosa si potrebbe o dovrebbe fare in merito a questa situazione?
“La paura non è una buona consigliera e rende miopi. La civiltà dell’accoglienza è alla radice della nostra cultura; tutti devono aiutare. Mi domando, davanti a questi allarmi, perché negli anni Sessanta e Settanta si è riusciti a dare ospitalità e casa a decine di migliaia di donne e uomini provenienti dal Sud del nostro Paese, mentre ora ventimila profughi dalla guerra e dalla fame mettono in crisi l’Italia e l’intera Europa. Basterebbe davvero poco, ma si vuole davvero trovare una soluzione? L’Italia può gestire la sua prima linea nel Mediterraneo con gli altri Paesi europei. Ci vuole coesione europea a tutti i livelli, come ha notato il presidente Napolitano. Senza Europa l’Italia è esposta e sola. La storia si è rimessa in movimento. Il Mediterraneo non è più il mondo in cui si deve scegliere tra tiranni rassicuranti e fondamentalismo. E stato un bivio comodo, che ha addormentato fantasia e iniziativa politica. Bisogna ricominciare a capire un mondo arabo dai tanti protagonismi e tessere relazioni con nuovi gruppi emergenti. L’Italia non può chiudersi in una prospettiva difensiva o essere senza una prospettiva. La nostra posizione geopolitica ci spinge a pensare e far crescere una rinnovata iniziativa nel mondo arabo e africano.”
(1) In un preciso giorno dell’anno (probabilmente il 2 aprile) tutte le chiese festeggeranno la memoria liturgica del beato Karol Wojtyla. “Giovanni Paolo II è già santo. Chi è santo è santo, perché vive di Dio e lo è fin dal battesimo” ha dichiarato il cardinale Agostino Vallini, vicario della diocesi di Roma promotrice della causa di beatificazione. L’istanza sarà presentata a Benedetto XVI e se avrà, come ci si augura, un riscontro positivo, la memoria liturgica di Giovanni Paolo II potrebbe essere resa obbligatoria. Vallini ha ricordato inoltre che la differenza tra santi e beati riguarda precisamente l’obbligatorietà del culto riservata ai santi, mentre per i beati è facoltativa e celebrata a livello locale. Fonte “Wojtyla prenota un posto sul calendario” di Marco Ansaldo, La Repubblica 6 aprile 2011.
Andrea Riccardi è nato a Roma il 16 gennaio 1950. È ordinario di Storia contemporanea presso la Terza Università di Roma. Ha fondato nel 1968 a Roma la Comunità di Sant’Egidio. Presso le Edizioni San Paolo ha pubblicato: Le politiche della Chiesa (1997); Vescovi d’Italia. Storie e profili del Novecento (2000), Dio non ha paura. La forza del Vangelo in un mondo che cambia (2003), La pace preventiva. Speranze e ragioni in un mondo di conflitti (2004) e ha curato Il sogno di un tempo nuovo. Lettere di Giorgio La Pira a Giovanni XXIII (2009).
A Roma fervono i preparativi per accogliere la miriade di pellegrini che affluiranno nella capitale per la beatificazione di Giovanni Paolo II (si stimano circa 300 mila fedeli, soprattutto giovani Papa – boy). I giovani fedeli saranno sistemati in due tendopoli, una a Civitavecchia e l’altra a Fiumicino, dove sarà possibile dormire gratuitamente tra materassi e sacchi a pelo.
Questo è il programma degli eventi religiosi:
29 aprile: sarà tolta la pietra tombale in privato. La bara sarà poi esposta chiusa dal 1° maggio presso l’altare centrale di San Pietro in attesa della collocazione definitiva, dopo la cerimonia della beatificazione, nella cappella di San Sebastiano, dove Papa Wojtyla riposerà definitivamente.
30 aprile: al Circo Massimo veglia di preghiera e ringraziamento presieduta dal Cardinale Agostino Vallini e organizzata dalla Diocesi di Roma. Le chiese del centro rimarranno aperte tutta la notte.
1° maggio: alle 10 Papa Benedetto XVI officerà la messa ufficiale di Beatificazione di Giovanni Paolo II in piazza San Pietro. I preti presenti per le comunioni dei fedeli sulla piazza saranno 500 e 300 in via della Conciliazione. Nella Basilica, al termine, seguirà la venerazione delle spoglie.
2 maggio: In piazza San Pietro il segretario di Stato Tarcisio Bertone presiederà alle 10.30 la messa di ringraziamento per la beatificazione di Giovanni Paolo II.
14 Maxischermi saranno posti nelle piazze adiacenti San Pietro e al Circo Massimo. In zona Vaticano e in alcuni punti strategici del centro storico saranno predisposti punti di accoglienza, punti di ristoro e bagni chimici.
Curiosità: è stata aperta una pagina Facebook che vanta già 40mila amici iscritti, un sito collegato a Twitter e sono state predisposte varie dirette streaming via web.
Autore: Andrea Riccardi
Titolo: Giovanni Paolo II. La biografia
Editore: Edizioni San Paolo
Anno di pubblicazione: 2011
Prezzo: 24 euro
Pagine: 562