Mezzo secolo di vita in Argentina raccontato attraverso le note dello strumento principe delle orchestre di tango: con “Fueye – Il suono del tango“ (001 Edizioni) Jorge Gonzalez sfida i limiti dell’arte su carta stampata e dona vita ad un’opera struggente in cui la musica gioca un ruolo assolutamente rilevante.
Nel 1916 un cargo scarica a Buenos Aires migliaia di emigranti italiani alla ricerca di un futuro migliore: il destino non ha previsto il loro riscatto ed allora Luis, che non ha mai smesso di sognare la rivoluzione, confessa la propria insanabile disillusione attraverso i testi musicati dai cantores; allora Vicente, “Canappia” e tutti gli altri affidano al tango le loro emozioni e regalano pochi istanti di anarchia ed abbandono assoluti a chiunque voglia ascoltare la loro musica.
Il bandoneòn o fueye è uno strumento ad ancia simile alla fisarmonica e l’autore segue la storia di un singolo esemplare che attraversa le generazioni, diventando testimone di cambiamenti socio-culturali epocali: lo stesso fueye passa dalle mani di Vicente a quelle di Horacio (figlio di Luis, cresciuto di fatto da un’insegnante di pianoforte) e si fa portavoce di ideali, musicali e non, diametralmente opposti.
La musica come voce per esprimere tutta la propria solitudine, come mezzo per inseguire un’ uguaglianza impossibile, ma anche come lasciapassare per entrare nelle stanze del potere e agguantare la ricchezza e la stabilità tanto agognate: le strade percorse da Luis, Vicente e poi Horacio sembrano lontanissime l’una dall’altra, ma il lettore scopre presto di trovarsi dinnanzi a percorsi paralleli, avvicinabili da fila chiaramente visibili.
Per tutti i personaggi il tango è un richiamo irresistibile, che non può venire ignorato fino in fondo: è una porta aperta verso un’esistenza più autentica, una chiamata che presto o tardi si fa sentire ed alla quale non si può fare altro che rispondere.
L’emigrazione, la rivoluzione, la musica e l’amore sono diverse manifestazioni della stessa fondamentale voglia di affermare se stessi e di vivere con la massima intensità possibile i pochi giorni che ci sono stati concessi: con questi presupposti quello del tango diventa un messaggio di speranza e fratellanza capace di unire persino le visioni più inconciliabili, un veicolo di amore tale da unire loro malgrado un padre (Luis) ed un figlio (Horacio) che non si sono mai conosciuti.
Jorge Gonzalez racconta l’Argentina sotterranea con tinte scure (il sottoproletariato rivoluzionario è marrone come la terra e la vita borghese viene raccontata con toni di grigio smorto) e celebra il potere del tango con tavole in cui i diversi personaggi/umori sembrano davvero fondersi l’uno nell’altro; racconta una realtà più che verosimile ed aggiunge in appendice un racconto breve in grado di rendere sempre più labili i confini con la fiction.
L’autore è un perfetto esemplare di emigrante molto legato alla propria terra d’origine e con Fueye ci racconta diversi motivi per cui amare ed odiare Buenos Aires: da un lato espone freddamente un degrado culturale esploso nel clientelarismo più spietato, dall’altro proclama la sopravvivenza e la vittoria di una passione selvaggia squisitamente sudamericana, sicuramente estranea a chiunque viva nel “civilissimo” mondo occidentale.
Autore: Jorge Gonzalez
Titolo: Fueye – Il suono del tango
Editore: 001 Edizioni
Anno di pubblicazione: 2009
Prezzo: 20 euro
Pagine: 193