Nel 2011 si può ancora fare poesia, buona poesia. “Anima piange” (Edizioni della Sera, 2011), prima silloge del giovane e bravo Paolo Rigo, ne è l’esempio. Il linguaggio poetico appare nella sua forma più nobile, quasi in un gioco “che il subconscio permette per esternare il ribollire frenetico dell’immaginazione“. Cedere e udire altro non deve il poeta. Se accettiamo questo assioma lo dobbiamo esaltare all’eccesso per condurre la realtà nell’immaginazione e viceversa.
L’orizzonte visivo del poeta è molto ampio e, ritmato da una musica fortissima anche nel silenzio, si allarga facendo un ottimo uso di quella retorica troppo spesso oggi dimenticata.
Come dice il poeta Antonio Spagnuolo nella bella prefazione al libro: “se la funzione del dire poetico é allora quella di conoscere e far conoscere tutti gli ego quindi è bene coinvolgere nel mondo delle passioni le illusioni, i nomi e le persone del nostro mondo letterario, che dal loro specifico privato possano entrare in relazione con il nostro termine“.
Quello di Paolo Rigo è un vero e proprio flusso di coscienza, amaro ma delicatamente sussurrato. Ogni via intrapresa ne racchiude infinite altre che, con sapienziali giochi di rimandi alla vita quotidiana. Si mescolano e sovrappongono tra loro. C’è molto dolore – inteso come sentimento panico di sopravvivenza – ma altrettanta gioia di vivere che riconduce tutto ad una dimensione ludica, spesso ironica, a volte persino scherzosa.
Paolo Rigo nasce a Roma il 9 marzo 1985. Vive con la famiglia a Latina fino ai ventitre anni, quando decide di trasferirsi nella sua città natale. Da sempre interessato allo studio e all’espressione letteraria, si laurea in Lettere con una tesi sulla poesia satirica dell’ Ottocento italiano. Attualmente è laureando in Italianistica presso la facoltà di Lettere di Roma Tre, con una tesi sulla ricerca di dio in Caproni, Luzi e Rebora.
Autore: Paolo Rigo
Titolo: Anima piange
Editore: Edizioni della Sera
Anno di pubblicazione: 2011
Prezzo: 10 euro
Pagine: 85
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