In “Dieci prove di fantasia” (Einaudi, 2010), Cesare Segre passando dal ruolo abituale di critico e filologo a quello di romanziere autore, in modo originale e divertente, realizza una sorta di fiction in cui i protagonisti sono gli autori ed i libri dei suoi studi. I personaggi di dieci famose storie della letteratura espongono, sotto forma di monologhi, le proprie ragioni, raccontano, cioè, come siano andate realmente le cose dal loro punto di vista, in contraddittorio con quanto affermato dagli autori nelle loro opere.
Oppure, seguendo la falsariga delle interviste impossibili, altri personaggi famosi danno una versione nuova e spesso sorprendente dei momenti cruciali delle loro vite. Il risultato é quello di avere, dopo aver manomesso se non capovolto quelle originali, delle trame plausibili, alternative a quelle tramandateci dagli autori. Un “divertimento”, quindi, condotto da Segre con la fantasia e quella raffinatezza di scrittura alla quale ci ha abituato nelle innumerevoli opere, che punteggiano la sua lunga ed intensa attività di studioso unanimemente apprezzato.
Si comincia con Gano di Maganza che, poco prima che “i quattro cavalli, frustati e spronati a sangue, partano verso i quattro punti cardinali squartando il suo corpo”, ricorda le vicende che portarono alla morte a Roncisvalle del figliastro Rolando, negando, quindi, di essere quel traditore, così come da condanna inflittagli da Carlo Magno, che diventerà nella memoria dei secoli futuri. Anzi, finisce addirittura per rivendicare per sé un “posto decisivo nella storia del Sacro Romano Impero e, in particolare, della Francia”, dal momento che la morte di Rolando dischiude un’epoca di prosperità e di pace.
Quindi è la volta di una Isotta anticonvenzionale, figura ben diversa da quella tramandataci, che nel suo diario svela gli escamotages ai quali ricorreva per nascondere al marito, il re Marco, la sua relazione amorosa con il nipote di lui,Tristano e, in particolare, come i due amanti riuscirono a sfuggire al rogo al quale erano stati condannati dal re tradito.
Anche Charles Bovary si ribella al ritratto caricaturale, di uomo “banale e idiota” che di sé delinea Flaubert nel suo romanzo. E ci rivela di aver sempre saputo dei tradimenti della moglie e di averli sopportati solo per amore. Seguono altre storie modificate (tra le quali quelle di autori più vicini nel tempo, come Machado e Pavese) e si chiude con due interviste impossibili: la prima all’imperatore Giulio Cesare, la seconda a Marie Le Jars, figlia adottiva di Montaigne.
Cesare Segre, nato a Verzuolo (Cuneo) nel 1928, è uno dei più insigni filologhi, semiologhi e critici letterari del nostro paese. Accademico dei Lincei e della Crusca, professore emerito di Filologia romanza presso l’Università di Pavia ove dirige il Centro di ricerca su testi e tradizioni testuali dello Iuss. Con le sue ricerche ha contribuito ad introdurre le teorie formaliste e strutturali nella critica italiana. Autore di opere critiche e commentate di rilievo mondiale, con le quali ha contribuito ad introdurre le teorie formaliste e strutturali nel nostro paese. Si ricordano, in particolare, le edizioni critiche delle Satire di Ludovico Ariosto, della Chanson de Roland e del Libro dei vizi e delle virtù di Bono Giamboni. Tra le centinaia di saggi e libri ci limitiamo a segnalare: “Teatro e romanzo. Due tipi di comunicazione letteraria” (Einaudi 1984); “Notizie dalla crisi. Dove va la critica letteraria?” (Einaudi 1993); “Le varianti e la storia” (Bollati Boringhieri 1999); “Per curiosità” (Einaudi 1999); “Avviamento all’analisi del testo letterario” (1999); ” Antologia della poesia italiana” Voll.7 e 8 L’Ottocento (Einaudi 2003/2004); “La letteratura italiana del Novecento” (Laterza 2004); “Dai metodi ai testi. Varianti, passaggi e variazioni”(Aragno 2008).
Autore: Cesare Segre
Titolo: Dieci prove di fantasia
Editore: Einaudi
Anno di pubblicazione: 2010
Prezzo: 12 euro
Pagine: 101
* Diritti dell’articolo di Roberto Bisogno