In questo piccolo ma profondo libro “Geopolitica dell’acqua” (Carocci, 2010), Margherita Ciervo analizza lucidamente e rigorosamente le ultime evoluzioni del concetto di acqua, maturati all’interno del sistema di valori capitalistici. Proprio nel primo capitolo viene infatti descritta la parabola concettuale che sta trasformando la percezione dell’acqua da dono della terra a bene da privatizzare.
Al servizio degli interessi capitalistici delle multinazionali dell’acqua (veri e propri imperi), la privatizzazione dell’acqua non può che comportare varie tipologie di problematiche: a) innanzitutto la mancanza di equità socio-spaziale e sociale nella distribuzione, che si orienterebbe a soddisfare le esigenze solo di chi può pagare meglio, tralasciando le esigenze dei più poveri; b) in un contesto di vendita privata dell’acqua mancherebbe un qualsiasi interesse nel ridurre e responsabilizzare i consumi; c) il problema dell’aumento del prezzo da parte di società che non prevedono deroghe o azioni di carattere sociale.
Nella seconda parte di questo pregevole volumetto, l’autrice racconta gli effetti dell’intenso ed irresponsabile sfruttamento delle acque dolci sull’assetto idrogeologico mondiale; impressionanti risultano alcuni esempi riportati di sconvolgimenti che per estensione e rapidità hanno del catastrofico, basti pensare che la metà dei 500 maggiori fiumi al mondo è in via di prosciugamento e, attualmente, non arrivano più al mare. Negli USA i casi più eclatanti sono il Colorado ed il RioGrande, entrambi esauriti dai forti prelievi delle città di LasVegas ed ElPaso. In Oriente la situazione pare addirittura peggiore, in particolare in Cina, dove il fiume Yangtze (il 4° più lungo del pianeta) è asciutto nel tratto inferiore; mentre il fiume Huang Hu (il 6° fiume più lungo al mondo) negli ultimi 35 anni è arrivato di rado al mare. Anche l’Indo e il Nilo hanno perso il 90% delle proprie acque secondo le stime utilizzate della Ciervo. Preoccupante viene giudicata anche la situazione in Italia dove Tevere, Adige, Arno e Po hanno dimezzato al loro portata nell’ultimo decennio. Per quanto riguarda i laghi esistono casi, come quelli del lago Ciad e d’Aral, di quasi completa scomparsa con conseguenze economiche, sociali ed ambientali inimmaginabili. Evidentemente l’utilizzo intensivo di tali quantità d’acqua, rendendo la stessa un bene limitato, crea le premesse per conflitti, anche militari, tanto che nel solo XX secolo ci sono state più guerre per l’appropriazione di risorse idriche che in tutti i secoli precedenti.
La geopolitica dell’acqua si chiude con una duplice riflessione dell’autrice sull’acqua come diritto dell’umanità, bene comune inalienabile, e sull’acqua come canale di relazione storiche, culturali, sociali e politiche; interessantissimo infine è il Focus sull’Italia dove vengono affrontati le prospettive del mercato idrico italiano.
Margherita Ciervo è dottore di ricerca in Geografia economica, ha svolto attività di ricerca presso il Dipartimento di Scienze geografiche e merceologiche dell’Università di Bari ed in diversi paesi del Sud America. È membro del comitato mondiale dell’acqua e parte del corpo docente dell’università del bene comune (UBC) Onlus.
Autore: Margherita Ciervo
Titolo: Geopolitica dell’acqua
Editore: Carocci
Anno pubblicazione: 2010
Prezzo: 16 euro
Pagine: 188
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