“La monaca” (Feltrinelli, 2010) di Simonetta Agnello Hornby. Il 15 agosto 1839 a Messina la famiglia Padellani di Opiri come di consuetudine si preparava per il ricevimento dato per festeggiare l’Assunzione della Vergine.
Ferdinando II di Borbone “il monarca isolazionista, asceso al trono appena ventenne” era da diciannove anni a capo del Regno delle Due Sicilie.
“Messina la nobile” era la seconda capitale della Sicilia “controllava il traffico navale sullo Stretto cui dava il nome”. Città da sempre “fedele al re Borbone” come il maresciallo dell’esercito regio a Messina Don Peppino Padellani, figlio cadetto del Principe di Opiri nobilissima famiglia napoletana, gentiluomo di camera del re Ferdinando I. L’uomo oramai ultrasettantenne aveva sposato Donna Gesuela Aspidi, figlia del barone Aspidi di Solacio di Palermo, molto più giovane di lui. Dall’unione erano nate sette figlie femmine, Anna Lucia, Amalia, Alessandra e Giulia già sposate, Anna Carolina “alle soglie del fidanzamento”, Agata di tredici anni e Carmela “l’ultima nata di sette anni”. Famosi per raffinatezza ed eleganza, nei ricevimenti della Marescialla non mancavano mai dolci, granite, sorbetti, trionfi di gelatina nonostante le ristrettezze finanziarie e la preoccupazione di sistemare la numerosa prole con matrimoni adeguati al loro rango. Il rito di celebrazione della festa dell’Assunta in casa Padellani iniziava sempre con l’offerta di sfincione (piatto tradizionale palermitano, preparato con la pasta della pizza e condito con salsa di pomodoro, acciughe, cipolle e caciocavallo) servito caldo alle persone di casa: cocchieri, garzoni e cameriere.
Questo cibo “povero ma sfizioso” rappresentava per la famiglia l’unica occasione nella quale si mescolava con la servitù, ma “non viceversa”. Mentre “il fior fiore dell’aristocrazia locale” assisteva dai balconi alla processione della Vara che passava di fronte al palazzo al grido di “viva Maria!” i camerieri “circolavano tra gli invitati con vassoi colmi di limonata e acqua e zammù”. Solo una persona era indifferente alla processione aperta da una fila di “dodici chierici che portavano l’insegna della Vergine”: Agata “non appena sentì il rumore dei passi sul bagnato e il cigolio della macchina slittante” corse, infatti, verso le scuderie dove la attendeva il suo innamorato ventenne Giacomo Lepre “figlio unico di una dinastia di notai ed erede di tre zii scapoli, era un ottimo partito”. L’amore tra i due giovani “era cominciato a febbraio… lui era sul balcone dirimpetto… ”. Un sentimento nato con sguardi appassionati scambiati di sfuggita, ma destinato di lì a breve a finire…
Un grande affresco corale sulla Sicilia ottocentesca e risorgimentale nella quale ardevano amori impossibili, nozze combinate e moti carbonari. Agata fu costretta dalla madre a entrare in convento senza avere la benché minima traccia di vocazione. La Sicilia stava cambiando e, mentre il mondo nuovo era alle porte, il cuore ribelle e indomito di Agata che batteva sotto la tonaca monacale non si arrendeva al suo odioso destino. “I tempi cambiavano velocemente, c’era di nuovo aria di rivoluzione, dappertutto in Europa”. Dopo i moti rivoluzionari del 1820 la cui eco si era affacciata anche in Sicilia, nati dal principio di autodeterminazione dei popoli che si era diffuso nel vecchio continente a seguito della dominazione di Bonaparte, si sarebbe presto alzato il vento del Risorgimento che avrebbe portato alla nascita dell’Unità d’Italia nel 1861. Belle le pagine iniziali dove sono descritti i riti familiari legati alla festa dell’Assunta. Affascinante la scena dei vestiti e degli accessori che Donna Gesuela e le sue figlie erano in procinto di indossare, appoggiati su quattro poltrone “come fantasmi in cerca di corpo”. Davanti a ciascuna poltrona le scarpette abbinate “dai colori tenui”.
“Con La monaca sono entrata nei conventi, un’esperienza bellissima” ha dichiarato l’autrice. Nel monastero napoletano benedettino di San Giorgio Stilita nel quale era badessa Donna Maria Crocifissa, sorella del defunto padre di Agata, la ragazza mettendo in pratica la regola benedettina ora et labora imparò a impastare e a cuocere il pane e divenne aiuto farmacista e infermiera, lavorando nell’orto dei semplici del monastero. Il mondo esterno entrò ugualmente nel silenzio del chiostro attraverso i romanzi che il capitano James Garson, figlio di un ricco armatore inglese le inviava. In questo modo la nostra eroina conobbe i libri di Jane Austen “rimase incantata dalla famiglia Bennet” di Pride and Prejudice poesie, romanzi moderni e no, romantici, avventurosi e melodrammatici. Agata, diventata Donna Maria Ninfa, nascondeva i volumi nel doppiofondo del suo baule nella sua cella monacale e sognava l’amore che la conducesse via di là per sempre. Da rilevare nelle pagine finali del romanzo una lettera d’amore che toglie il respiro… “Vi offro e vi do la mia parola d’onore che avrete per sempre il mio amore… ”.
Simonetta Agnello Hornby è nata a Palermo nel 1945. Avvocato minorile e giudice, ha completato gli studi in Inghilterra. Vive a Londra dal 1972 ed è stata Presidente del Tribunale di Special Educational Needs and Disability. Ha fondato uno studio legale nel quartiere londinese di Brixton che si occupa prevalentemente delle comunità immigrate musulmane e di colore. Con La Mennulara (Feltrinelli 2002), storia della vita e della morte di una raccoglitrice di mandorle siciliana, la scrittrice ha vinto i premi Alassio 100 libri, il premio letterario Forte Village nel 2003, il Premio Stresa di Narrativa e Casino de Santiago ed è stata finalista del Premio del Giovedì Marisa Rusconi. Con Feltrinelli ha pubblicato La zia marchesa (2004), Boccamurata (2007), Vento scomposto (2009) premio speciale della giuria del premio Rapallo Carige, Premio Fregene per la Narrativa, Premio Ninfa Galatea. Il comune di Siculiana in provincia di Agrigento ha recentemente conferito la cittadinanza onoraria a Simonetta Agnello Hornby con la seguente motivazione “Per il prezioso contributo alla promozione della cultura siciliana, con l’onestà di sottolinearne luci e ombre, e per il sincero attaccamento alle sue radici che sono anche le nostre”.
Autore: Simonetta Agnello Hornby
Titolo: La monaca
Editore: Feltrinelli
Anno di pubblicazione: 2010
Prezzo: 17 euro
Pagine: 296