“Povere nullità“ (Coconino Press, 2010) è il frutto della collaborazione straordinaria tra un maestro indiscusso del fumetto francese come Hervé Barulea (meglio noto come “Baru”), ed un romanziere affermato come Pierre Pelot: ambientato in una imprecisata cittadina di provincia, il fumetto è essenzialmente una rassegna impietosa delle più basse pulsioni del cuore e del cervello umano.
Anastase Brémont è il perno del narrato, il punto di contatto in grado di unire varie storie di rancore, di vergogna, di disperazione: un uomo piccolo, piccolo ai margini della legalità e del decoro, un nullafacente che vive di espedienti e cicchetti, che tuona improperi in continuazione e si accontenta di sognare un riscatto a cui non crede poi tanto.
La sua misera quotidianità viene interrotta quando un alunno down dell’istituto locale scompare durante una gita fuori porta e fuori programma: un’inspiegabile sorte benevola sembrerebbe aver regalato a “Nanase” un’occasione per abbandonare definitivamente il suo status di personaggio poco raccomandabile e consacrarsi al ruolo di eroe dei media, ma la realtà si rivelerà mostruosamente più brutale del previsto.
Il paese di periferia da stereotipato locus amenus pastorale si trasforma in una vera e propria galleria degli orrori moderni e gli stessi autori sembrano contaminati dalla ferocia che caratterizza gli ambienti raccontati: Baru e Pelot sfruttano la sparizione del più indifeso dei bambini per arrivare ad analizzare diverse tipologie di male privato e sociale (si passa dal disordine morale di Anastase, a quello dei preti dell’Orfanotrofio Saint-Maurice), mirano unicamente al proprio obiettivo e sono disposti a tutto pur di raggiungerlo. Da questo punto di vista il loro egoismo non ha niente da invidiare a quello dei protagonisti del testo: la tragedia in corso li impegna ad un livello fin troppo superficiale e la dolorosa decisione di porre termine completamente e definitivamente alle ricerche del piccolo Joel verrà presa dopo nemmeno 10 ore di indagini.
Le povere nullità descritte sono affette da un male comune: un’indifferenza suprema (esemplificata da una straordinaria non-conversazione tra Josè, il fidanzato della supplente accusata di aver perso il piccolo, ed un inviato dell’ “Est Eclaire”), un utilitarismo esasperato che sfocia necessariamente nell’ aggressività.
Se vengono meno il rispetto e l’interesse verso il prossimo la violenza e la prevaricazione diventano il mezzo principale per dar voce ai propri bisogni: allora il turpiloquio così come il delitto si trasformano in sintomi tangibili di un orrore troppo grande per essere sconfitto o anche solo sopportato e persino il peggiore dei carnefici rivela la propria natura di vittima.
Nonostante ciò il testo emette un verdetto deciso, che non lascia spazio ai sofismi ed ignora volutamente ogni possibile sfumatura: i personaggi sono colpevoli senza ombra di dubbio e forse non è un caso che l’unico elemento totalmente puro (ovviamente stiamo parlando di Joel) appaia (in primo piano, a figura intera) solamente in una vignetta e sia ritratto in una smorfia tale da farlo sembrare un extraterrestre.
In Povere nullità un ragazzino terrorizzato si trasforma in un mostro: la realtà raccontata è tanto distorta quanto contagiosa e allora la soluzione migliore diventa tenerla lontana da questo strano, minuscolo brandello di innocenza vestito di giallo ed incapace di parlare.
Autore: Baru, Pierre Pelot
Titolo: Povere nullità
Editore: Coconino press
Anno di pubblicazione: 2010
Prezzo: 16 euro
Pagine: 79