Un “luogo” virtuale di ritrovo per tutti gli scrittori che non si sentono adeguatamente rappresentati dai propri editori: sta raccogliendo numerosi consensi il blog http://scrittorincausa.splider.com. “Scrittori in Causa – si legge proprio tra le pagine del blog – è un gruppo di recente formazione fondato da scrittori e scrittrici stanchi di logiche editoriali ingiuste.”
“Partendo da un’attenta analisi delle formule contrattuali standard, si evidenziano i punti salienti in cui emergono chiaramente notevoli svantaggi per la figura dell’autore, soprattutto se esordiente“.
Nato grazie all’impegno e all’entusiasmo di Simona Baldanzi, Alessandra Amitrano, Carolina Tutolo, Sergio Nazzaro, “Scrittori in causa” intende proporre la modifica delle norme e delle consuetudini contrattuali che danneggiano la figura dell’autore ponendola, spesso, in una posizione di netto svantaggio rispetto a quella dell’editore; divulgare le inottemperanze contrattuali; creare un punto di riferimento e di confronto aperto su internet, per autori esordienti e non, circa le norme contrattuali svantaggiose e la loro conseguente possibilità di “contrattare”. Inoltre, creare uno sportello legale in grado di assistere professionalmente gli autori nel loro rapporto con gli editori.
Tra i temi più urgenti da trattare, per gli “scrittori in causa”, il diritto di opzione: “Al momento della firma del contratto, il diritto di opzione viene presentato come qualcosa di ovvio e indiscutibile, poiché presente in tutti i contratti di edizione standard, da sempre (come se questo bastasse a rendere valido un principio). Il diritto di opzione inteso come convenzione naturale va abolito, l’editore deve guadagnarsi sul campo la fiducia dell’autore, meritare una seconda pubblicazione ed essere stimolato, proprio dall’assenza di garanzie, a rispettare l’autore“.
Sul piatto anche la questione dei rendiconti: “Esistono diversi modi per controllare il numero reale di copie vendute dall’editore: il bollino argentato della SIAE, la firma dell’autore su ogni copia di libro destinata alla vendita, la possibilità, per l’autore, di accedere ai documenti contabili (in sostanza: le fatture della legatoria) per controllare l’effettivo stampato, il conteggio PDE. Ebbene, soprattutto per gli autori esordienti, non esiste una alcuna informazione in merito a queste tre possibilità di controllo. Le copie vendute dall’editore risultano copie fantasma e dunque incalcolabili, copie sulle quali l’editore incassa, copie sulle quali l’autore non riceverà mai il suo legittimo compenso.“
Non da ultimo, il compenso: “È convenzione editoriale (accettata acriticamente da tutto l’ambiente editoriale) che il lavoro dello scrittore non abbia il minimo valore in sé, ma solo in proporzione alle vendite che ne seguiranno. L’unico tipo di compenso che l’autore riceve è basato sulle royalty, ovvero su una percentuale da calcolarsi sul numero di copie vendute. Riteniamo che la mancanza di un compenso a prescindere dalle vendite, debba costituire argomento di discussione, tanto più che, attraverso il contratto di edizione, l’autore, di fatto, vende per tot anni la proprietà esclusiva del proprio testo all’editore“.
A partire da questi e da molti altri punti cruciali dei contratti di edizione standard, il gruppo Scrittori in Causa si propone di ridefinire le consuetudini contrattuali sulla base di un rapporto più congruo e reciprocamente rispettoso tra autori ed editori.
Per informazioni ed adesioni:
scrittorincausa@gmail.com – scrittorincausa.splinder.com
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