“Homer & Langley” (Mondadori, 2010) di E. L. Doctorow: c’era una volta nei primi anni del secolo XX a New York una grande casa situata all’incrocio tra la Fifth Avenue e la Centoventottesima. Quest’imponente brownstone che si trovava proprio tra la via più prestigiosa della città al confine con il quartiere di Harlem fu acquistata nel 1909 dal dottor Herman Livingstone Collyer ginecologo di Manhattan.
Allora Harlem era un rione altolocato, solo con l’avvento della Depressione si sarebbe degradato fino a diventare una zona pericolosa ad alto tasso di criminalità. Le origini della famiglia Collyer erano molto antiche, risalenti alle prime comunità di pellegrini giunti nel Nuovo Mondo subito dopo l’arrivo della Mayflower. I coniugi Collyer ebbero due figli Homer e Langley, il primo si laureò in diritto di navigazione mentre Langley era un bravo pianista. Inoltre quest’ultimo inventò un apparecchio per aspirare aria dall’interno dei pianoforti e una Ford modello T modificata per produrre elettricità. Una volta scomparsi i benestanti genitori, i fratelli progressivamente assunsero comportamenti eccentrici decidendo di eclissarsi dal mondo esterno rinchiudendosi a vivere nel loro brownstone collezionando di tutto: cose inutili in buono stato o danneggiate, bric a brac, giornali ecc… Grazie all’eredità paterna i fratelli non avevano bisogno di cercarsi un’occupazione stabile.
Le cose peggiorarono quando Homer divenne completamente cieco e Langley che prese in mano la situazione decise di non pagare più le bollette chiudendo i contatti con il mondo. L’abitazione diventò impenetrabile mentre i ragazzini del quartiere ormai degradato si divertivano a bersagliare di sassi le finestre della casa. La vita bizzarra e claustrofobica di Homer e Langley attrasse talmente l’opinione pubblica che alcuni medici senza averli mai visti diagnosticarono a distanza la Sindrome dei fratelli Collyer nota come disposofobia. Malattia che rivelava il loro comportamento ossessivo e compulsivo, la loro natura maniacale di collezionare di tutto. Ora non erano più considerati eccentrici ma pazzi. Nessuno si accorse della morte di Homer e Langley fino a quando nel marzo del 1947 una telefonata anonima fatta alla polizia rivelava dentro la casa, la presenza di uno o più cadaveri. I poliziotti accorsi si trovarono di fronte stanze piene di ciarpame, macchinari inservibili, sette pianoforti, cataste di vecchi giornali che avevano formato degli intricati labirinti, cunicoli e anche trappole contro qualsiasi genere di intrusione aliena. I corpi dei fratelli morti di fame e stenti in avanzato stato di decomposizione travolti dalle proprie cose accumulate negli anni, erano ormai preda dei topi. Non stupisce il fatto che all’interno di questo caos chiamata casa furono ritrovate cento tonnellate di immondizia accumulata da tempo immemorabile.
Doctorow cantore dell’epopea americana non poteva non restare affascinato da questa storia vera dai contorni leggendari. Il volume uscito nel settembre del 2009 negli USA per Random House è stato definito da Publisher Weekly “un capolavoro”. L’autore in Homer & Langley si concede qualche licenza letteraria spostando l’abitazione dei fratelli più a sud nella 5th Avenue e facendo arrivare la storia fino agli anni Settanta. Nel romanzo è il fratello non vedente che assume le sembianze dello io narrante. Lo scrittore ci regala un inizio epico “Sono Homer, il fratello cieco”. I suoi occhi erano degli specchi vuoti ma egli aveva sviluppato un acume e una sensibilità uditiva straordinarie “Langley diceva che avevo orecchie da pipistrello”. Homer ripercorre la sua vita, battendo su una Smith – Corona con tastiera Braille, partendo dai genitori inguaribili collezionisti, i quali “andavano all’estero per un mese all’anno salpando su questo o quel transatlantico, salutandoci dal parapetto…”. Da questi viaggi favolosi intorno al mondo Mamma e Papà Collyer riportavano dentro grandi casse “recapitate all’ingresso di servizio dalla Rail Express Company” che preannunciavano il loro ritorno, “antiche mattonelle islamiche, libri rari, una fontana di marmo, busti romani...”. Quando scoppiò la I Guerra Mondiale Homer non poté prendervi parte perché la vista lo aveva abbandonato in “una lenta dissolvenza, come nei film”. Langley partì per il fronte in Europa “io restai separato da mio fratello per la prima volta in vita mia”. La morte fece la sua comparsa anche nella brownstone, l’epidemia di influenza spagnola del ’18 “calando sulla nostra casa come un grande uccello da preda” si portò via prima il padre poi la madre di Homer e Langley.
Quando Langley ritornò dalla guerra l’esperienza atroce della vita di trincea lo aveva trasformato completamente “aveva da tempo tramutato la sua amarezza postbellica in una filosofia iconoclasta”. Egli aveva in mente un grande progetto, un sogno destinato a non avverarsi mai “voleva fissare la vita americana in un’unica edizione, senza data, eternamente attuale, il solo giornale di cui la gente avrebbe avuto bisogno”. Per questo Langley conservava ossessivamente giornali che si accumulavano in ogni dove, collezionando gli scarti della vita moderna. Sua fu anche l’idea di aprire una sala da ballo a pagamento dentro la casa di arenaria, che ebbe vita breve. “Quel momento segnò l’inizio del nostro abbandono del mondo esterno”. Le donne nelle loro vite furono meteore che non lasciarono traccia della loro presenza. Homer e Langley conobbero anche un gangster rifugiatosi da loro perché ferito e la storia li sfiorò quando ospitarono sotto il loro tetto una comunità di hippie “portatori di una critica sociale molto più profonda di quella dei paladini del pacifismo o dei diritti civili che attiravano tanto l’attenzione dei giornali”, incontrati nel vicino Central Park, i quali rifiutavano il consumismo come gli eccentrici fratelli. Homer e Langley antesignani di Forrest Gamp: la storia bussò più volte alla loro porta ma non se ne accorsero…
Il grande maestro di Ragtime racconta una piccola storia emblematica con limpidezza stilistica e senza mai scivolare nel grottesco. “È il romanzo di due fratelli antesignani della cultura beat che vissero in maniera straordinaria una città straordinaria”. Inoltre sempre per l’autore la scelta di vivere di Homer e Langley “esalta l’idea di libertà, un valore imprescindibile della città. Hanno abbandonato gli Stati Uniti e sono andati in un altro paese, che altro non era se non la loro casa. Il loro è un viaggio verso una reclusione, che a suo modo ha arricchito New York, come fanno da sempre le emigrazioni”. I fratelli Collyer folli o geni, uomini liberi o maniaci compulsivi? Questa è la domanda che si pone Doctorow e che implicitamente rivolge al lettore.
“Langley è mio fratello maggiore. È un reduce che ha combattuto con coraggio nella Grande Guerra, e per questo ha perso la salute. Quando eravamo giovani, le cose che collezionava, che portava a casa, erano esili volumetti di poesie che leggeva al fratello cieco. Ecco un verso “Il fato è oscuro e più profondo di ogni abisso marino…” The Wandered di W. H. Auden.
Edgar Lawrence Doctorow è nato a New York il 6 gennaio 1931. Ha raggiunto il successo nel 1971 con Il libro di Daniele ispirato al caso Rosenberg dal quale Sydney Lumet ha tratto nel 1983 il film Daniel. Nel ’75 ha pubblicato Ragtime, trasposto nel film omonimo dell’81 da Milos Forman. Nel 1989 ha scritto Billy Bathgate dal quale è stato tratto nel 1991 Billy Bathgate – A scuola di gangster, regia di Robert Benton. Citiamo gli ultimi libri pubblicati: Storia di una dolce terra (Mondadori 2006), La marcia (Mondadori 2007). Ha ricevuto numerosi premi letterari tra i quali il National Book, il PEN Faulkner e due National Book Critics Circle Award.
Autore: E. L. Doctorow
Titolo: Homer & Langley
Editore: Mondadori
Anno di pubblicazione: 2010
Prezzo: 19,50 euro
Pagine: 216