“La ragazza di Bube” (Mondadori 2010) di Carlo Cassola ha come protagonista Mara Castellacci, una giovane di 16 anni che vive con la famiglia a Monteguidi, nella Val d’Elsa in Toscana, nei giorni che precedono la Liberazione. Arturo Cappellini, “magrolino, bruno, con i capelli lisci e i baffetti” il cui nome di battaglia è Bube, è un giovane diciannovenne partigiano con “uno zaino in spalla, e un fazzoletto rosso al collo”. Il migliore amico di Bube era Sante, fratellastro di Mara, morto in guerra.
Tra Mara e Bube nasce un legame che ben presto si trasformerà in amore. Bube chiamato “il Vendicatore” ha ucciso per vendetta il figlio del maresciallo Cecora. Mentre l’ex partigiano è aiutato dai compagni di partito a fuggire in Francia, Mara trova lavoro a Poggibonsi, dove conosce un giovane dalla profonda sensibilità Stefano dal quale si sente attratta. Molti sono i dubbi e i tormenti della ragazza. Nel frattempo dopo un periodo di clandestinità Bube è improvvisamente espulso dalla Francia, arrestato alla frontiera e condotto a Firenze. Ora a Mara s’impone una scelta coraggiosa e matura.
Carlo Cassola scrisse La ragazza di Bube nel periodo compreso tra il 1958 e il ’59. Il volume pubblicato da Einaudi nel 1960 valse all’autore la vittoria al Premio Strega dello stesso anno. Ancora una volta la terra magica, misteriosa, ricca di fascino della Maremma tanto cara allo scrittore fa da sfondo alla storia di due innamorati che il destino, la guerra, decisioni sbagliate hanno diviso. Il volume è il racconto di persone semplici, umili che fanno da contrasto ai grandi avvenimenti di un periodo storico cruciale quello che va dal ’44 al ’48 cioè la ricostruzione e le divisioni politiche che si vennero a creare. Il senso di smarrimento e di confusione e la successiva presa di coscienza di giovani uomini e donne che ebbero la fortuna e la sventura di crescere in un momento dove tutto sembrava perduto e decisero di combattere per liberare la propria terra dall’invasore pagando a caro prezzo il loro sacrificio. Bube e Mara con le loro vite dolenti sono dei perfetti esemplari dell’Italia di allora.
Mara è certamente una delle più belle figure femminili della narrativa italiana del Novecento nella quale istinto e passione, testardaggine e spirito d’indipendenza si fondono perfettamente “era sicura di sé, delle proprie risorse: aveva un’illimitata fiducia nella sua bellezza e nella sua furberia... ”. Cassola pone in evidenza il percorso di maturazione della donna, il dolore, la sofferenza che hanno fatto di Mara una persona nuova, consapevole del destino che la attende. Sullo sfondo ci sono i grandi mutamenti allora in atto nel nostro paese, quali il referendum istituzionale del ’46 o le elezioni politiche del 18 aprile del ’48. Allo scrittore interessano soprattutto le vicende individuali e le loro dimensioni psicologiche, il significato della vita, della sofferenza, del sacrificio. Per questo l’autore fa dire a Mara “è cattiva la gente che non ha provato dolore, perché quando si prova il dolore, non si può più voler del male a nessuno”. Affiora nel romanzo la disillusione da parte di Cassola nei confronti del comunismo che si nota nel personaggio di Bube amareggiato e sconfitto. Saranno proprio i duri anni di carcere che faranno capire all’uomo gli errori commessi per spirito di ribellione dovuto a un’infanzia misera, orfano di padre. Il tema che ricorre tra le pagine del volume è quello della fedeltà: fedeltà nei confronti di un amore adolescenziale vissuto sotto il sole di un’estate toscana, fedeltà per un ideale come nel caso del padre di Mara che ripone una cieca fiducia nel Partito Comunista e fedeltà di Bube per il suo fazzoletto rosso al collo.
Lo stile di Cassola è semplice, lineare, sobrio ed elegante con tratti di lirismo, i dialoghi sono serrati. Le descrizioni del paesaggio accurate e incisive risentono dell’attaccamento dello scrittore alla campagna toscana. Un romanzo dedicato alla generazione del nostro paese cresciuta tra gli anni trenta e la II Guerra Mondiale e che Eugenio Montale sulle pagine del Corriere della Sera definì “un libro che resterà senza dubbio tra i migliori delle ultime stagioni letterarie”. Nel 1963 Luigi Comencini diresse l’omonimo film nel quale Claudia Cardinale prestò il suo volto di bellezza mediterranea alla ragazza di Bube.
“Non c’era mai stato nulla di vero nella sua vita: solo la sciagura, la terribile sciagura che l’aveva colpita. Solo Bube che doveva fare quattordici anni di carcere: solo quello era vero. Tutto il resto, la gioventù, la bellezza, l’amore, non era stato niente, era stato una beffa e niente altro, una beffa e niente altro… “.
Carlo Cassola nacque a Roma il 17 marzo 1917 e morì a Montecarlo il 20 gennaio 1987. Di madre toscana di Volterra e padre lombardo trascorse l’adolescenza e la giovinezza a Roma. Nel ’37 scrisse i suoi primi racconti. Nel ’39 si laureò in Legge presso l’Università di Roma. Nel ’41 fu richiamato in guerra e nel ’42 iniziò a insegnare a Foligno e poi a Volterra. Dopo l’8 settembre ’43 aderì alla lotta partigiana. Dopo la liberazione avvenuta in Toscana nel ‘44, si iscrisse al Partito d’Azione. Dal ’45 al ’49 fece parte della redazione de La nazione del Popolo. Nel ’50 fu pubblicato Il taglio del bosco. Tra gli anni ’50 e ’60 uscirono i suoi romanzi più noti tra i quali Fausto e Anna, La casa di via Valadier, Il soldato, La ragazza di Bube, Un cuore arido (1961), Il cacciatore (1964), Ferrovia locale (1968), Una relazione (1969) Premio Napoli, Paura e tristezza (1970), Monte Mario (1973), Gisella (1974), Troppo tardi (1975), La disavventura (1977), L’uomo e il cane (1977) Premio Bagutta.
Autore: Carlo Cassola
Titolo: La ragazza di Bube
Editore: Oscar Mondadori
Anno di pubblicazione: 2010
Prezzo: 8,50 euro
Pagine: 219