Aspetti davvero interessanti emergono dal dialogo con il prof. Gianfranco Viesti, autore del recente libro “Più lavoro, più talenti. Giovani, donne, Sud. Le risposte alla crisi“ (Donzelli, 2010).
La crisi rischia di peggiorare l’Italia, soprattutto la parte d’Italia più debole: i giovani, molti dei quali non sono mai riusciti ad avere un lavoro e oggi più che mai disperano di trovarlo e le donne, spesso ancora vittime delle “impari opportunità” sociali. In un momento storico in cui “il desiderio di pagare meno tasse possibile e di godere il più possibile del proprio benessere come unico obiettivo auspicabile”, i servizi pubblici (come la scuola, la sanità, la ricerca) vengono tagliati, la morale pubblica si prosciuga a vantaggio di una cinica “arte di arrangiarsi”. Poi si scopre che al Sud c’è ancora la questione meridionale da risolvere (perché non lo si è fatto nei precedenti centocinquant’anni) e qualcuno sentenzia che è l’ora che i “padani” siano padroni in casa loro – o, se va meglio – che è tutta colpa della pigrizia dei meridionali e che l’epoca dell’assistenzialismo è finita.
Sostiene che negli ultimi anni si sia affermato con forza il “teorema del Mezzogiorno”: di che si tratta?
“È una rappresentazione della realtà che ha conquistato uno straordinario consenso negli ultimi anni. Dice così: al Sud le cose vanno sempre peggio (e molto peggio che nel Centronord), nonostante le colossali risorse che vengono trasferite. Perché? Perché sono sprecate dalle classi dirigenti meridionali, corrotte e clientelari. E le classi dirigenti sono così perché al Sud non c’è “capitale sociale” e i comportamenti dei meridionali non possono che essere questi. Il teorema è verosimile; ma basta guardare i dati e si scopre che è falso. Ma non importa. Perché, grazie al teorema, tutti sono convinti che meno si fa per il Sud, meglio è.”
Il ministro Brunetta, nel suo ultimo libro Sud (ed. Donzelli, 2009) ha affermato che questo governo si è molto impegnato a favore del Mezzogiorno d’Italia, risolvendone “brillantemente” alcuni problemi (ad es., quello dei rifiuti). È d’accordo?
“Il Ministro si conferma persona di spirito. Il Governo ha messo in atto il più colossale trasferimento di risorse per lo sviluppo del Sud, mai visto nella storia repubblicana. Circa 25 miliardi per infrastrutture, destinati ad altri impieghi ritenuti evidentemente più utili (come le famose spese per il G8 alla Maddalena). In un momento economico straordinariamente difficile, il Governo sta contribuendo ad affossare il Sud. E con il federalismo “alla leghista” si prepara alla “soluzione finale”.”
A proposito della strategia (da Lei definita “una vera politica di destra”) del governo Berlusconi, ha paragonato il Tg1 a una “telepromozione”. Non è forse un’esagerazione?
“Una opportuna comunicazione, che esalti i progetti e i pensieri dell’esecutivo e ignori i problemi del paese, è un tassello essenziale della strategia del Governo. In questo Berlusconi è straordinariamente abile, geniale. Il TG1 è l’espressione più compiuta di questo disegno. Il paese, le sue difficoltà, non ci sono mai. Sempre e solo peana acritici sul Governo. Anche per questo, gli italiani non sanno nulla né di ciò che accade al Sud, né degli straordinari rischi che la politica economica sta creando.”
Lei vede il Mezzogiorno – e i suoi tanti deficit – come un’opportunità per una politica di sinistra basata sull’inclusione.
“L’inclusione è la grande sfida politica per l’Europa di oggi e di domani; per un continente ricco, ma ancora pieno di disuguaglianze e ingiustizie, e con poca fiducia nel futuro. Significa fornire ad ogni cittadino europeo le opportunità di vita. Contrasto alla povertà, sostegno alla natalità, istruzione di qualità per tutti i giovani non sono beneficenza: ma investimenti essenziali per un futuro migliore per tutti.”
Un capitolo del Suo libro s’intitola “i meridionali mangiano i soldi”. Una amara verità, o una provocazione?
“È una frase effettivamente pronunciata da un famoso economista italiano, in pubblico. È la dimostrazione di come l’ignoranza e il disprezzo che sono alla base del teorema meridionale non abbiano limiti e si trasformino ormai in affermazioni dal vago sapore razzista.”
Ha scritto che “a centocinquant’anni dal 1861 la stessa unità d’Italia potrebbe essere a rischio”. Perché?
“Perché molti italiani pensano che tenere insieme due realtà così diverse come il Nord e il Sud produce più costi che benefici. Perché pensano che il Sud sia una palla al piede che non fa altro che succhiare soldi dal Nord che lavora. Perché non hanno nessuna fiducia che il Sud possa crescere a beneficio di tutti gli italiani. Perché molti italiani sono impauriti e preoccupati e pensano più a come godere del benessere conquistato che a costruire un futuro migliore.”
Gianfranco Viesti è ordinario di Economia applicata presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bari. Dal luglio 2009 all’aprile 2010 è stato assessore regionale all’Istruzione della Puglia. È autore, tra l’altro, di: La grande svolta. Il Mezzogiorno nell’Italia degli anni ’90 (Donzelli, 1997); Abolire il Mezzogiorno (Laterza, 2003); Le politiche regionali dell’Unione Europea (il Mulino, 2004, III ed. 2008) e Mezzogiorno a tradimento (Laterza, 2009).
Autore: G. Viesti
Titolo: Più lavoro, più talenti. Giovani, donne, Sud: le risposte alla crisi
Editore: Donzelli
Anno di pubblicazione: 2010
Prezzo: 16 euro
Pagine: 135
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