Fabio Geda in “Nel mare ci sono i coccodrilli” (Baldini Castoldi Dalai), racconta la storia di Enaiatollah Akbari, immigrato in Italia dall’Afghanistan, dopo una terribile odissea attraverso Pakistan, Iran, Turchia e Grecia.
Enaiatollah Akbari, nato in un paesino dell’Afghanistan, ha circa undici anni quando viene condotto in Pakistan dalla madre e lì abbandonato. In realtà si tratta di un atto d’amore: l’abbandono è un modo per sottrarlo ai pericoli cui soggiace la vita nel suo paese natale. Dopo averlo esortato ad essere un uomo per bene, che non si droga, non uccide e non ruba, la madre scompare. Enaiatollah rimane a lungo in Pakistan e riesce a sopravvivere, a guadagnare e a farsi degli amici. Con Sufi, un ragazzo timido ma audace, un giorno decide di recarsi in Iran.
Dopo un lungo viaggio i due amici arrivano in una città dove sono assunti come manovali: dormono, mangiano e lavorano, anche per undici ore consecutive, nel palazzo che contribuiscono a costruire. Guadagnano, ma la polizia spesso interviene e li rispedisce in malo modo in Afghanistan. Ecco che Enaiatollah decide di recarsi in Turchia.
Il viaggio è terribile: un lungo tragitto nel sottofondo di un camion, alte montagne da scalare per giorni e giorni, assiderati dal freddo. Il paese risulta inospitale; viene così deciso il viaggio per la Grecia. C’è da attraversare un tratto di mare. Ci saranno i coccodrilli? – si chiedono i ragazzi. In realtà i bambini trovano di fronte a sé onde enormi, ma riescono ad approdare in Grecia, a raggiungere Atene e a lavorare per le Olimpiadi. Poi la disperazione. Con un’avventurosa traversata su un gigantesco rimorchio, Enaiatollah si ritrova a Venezia. Di lì passa a Roma e poi a Torino, dove finalmente incontra una famiglia che lo ospita e poi lo adotterà. Viene accolto in Italia come rifugiato politico e si mette a studiare come un “secchione”. Impara la lingua e decide di fermarsi dove ha trovato un paese ospitale. Riuscirà anche a telefonare alla madre. La telefonata è segnata da lunghi silenzi e molte lacrime. Apprenderà così che la mamma è viva e contenta di averlo salvato.
Il libro di Fabio Geda, scritto in modo semplice e scorrevole, è sorretto da una autentica e viva partecipazione alle vicende vissute dal ragazzo afghano. E’ inoltre narrato in prima persona come se a raccontare la storia fosse lo stesso Enaiatollah Akbari. Veniamo così a conoscere da vicino le terribili sofferenze, il coraggio e la speranza che muovono gli immigrati, spesso osteggiati, derisi, quando non aggrediti, quasi fossero un pericolo incombente.
Fabio Geda è nato nel 1972 a Torino, dove vive. Si occupa di disagio minorile e animazione culturale. Scrive su «linus» e su «La Stampa» circa i temi del crescere e dell’educare. Collabora stabilmente con la Scuola Holden, il Circolo dei Lettori di Torino e la Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura. Ha pubblicato i romanzi. Per il resto del viaggio ho sparato agli indiani (selezionato per il Premio Strega, Miglior Esordio 2007 per la redazione di Fahrenheit, vincitore del Premio Marisa Rusconi e, in Francia, del Prix Jean Monnet des Jeunes Européens) e L’esatta sequenza dei gesti (vincitore del Premio dei Lettori di Lucca). Gioca nell’Osvaldo Soriano Football Club, la Nazionale Italiana Scrittori. Quanto a Enaiatollah Akbari, la sua biografia è nelle pagine di questo libro.
Autore: Fabio Geda
Titolo: Nel mare ci sono i coccodrilli – Storia vera di Enaiatollah Akbari
Editore: Baldini Castoldi Dalai
Anno di pubblicazione: 2010
Prezzo: 16 euro
Pagine: 155