Voglio dirti. Dialogo con Gianni Tursi

vogliodirtiLa forza dell’amore. Questo il motore del romanzo di Gianni Tursi “Voglio dirti” (Besa editrice, 2009). Storia appassionante, analisi dei rapporti di coppia, pagine dove l’apparire si sovrappone all’essere, fino a non poterne riconoscere le differenze. Dal confronto con l’autore i retoscena del libro.

Voglio dirti, un titolo che invita alla lettura, molto interessante nell’approccio. Come è nata l’idea del libro?
“Tutti abbiamo qualcosa da dire anche se comunicare non è sempre facile. Soprattutto può risultare complicato esprimere i propri sentimenti alla persona amata. Quante storie si sono consumate in un silenzio che lascia rancore e dubbio, per la paura o l’incapacità di comunicare! L’idea era di raccontare una storia dei giorni nostri,  della quale conoscevo l’inizio  e avevo deciso come doveva  finire. Il resto è venuto da solo, come per magia. Una sensazione bellissima”.

Milano, la città dove vive il romanzo. La scelta della città meneghina è legata alla sua vita?
“Conosco bene Milano dove ho casa, anche se per lavoro mi sono spesso spostato in altre città. Mi è sembrato naturale ambientare una storia di finanza e jet set nella città più cosmopolita d’Italia”.

L’amore può tutto. Basare questo storia sulla forza dell’amore sta facendo leva sui lettori?
“Sto scoprendo che questa storia piace molto ai lettori, soprattutto alle lettrici. C’è una forte identificazione di chi legge con alcuni dei personaggi e con le emozioni che provano. Le scelte che i protagonisti fanno, i loro pensieri, le loro azioni sono spesso commentate dai lettori, condivise o decisamente contrastate. Ognuno, ovviamente, lo fa sulla base della propria esperienza”.

Voglio dirti” è il suo primo romanzo. Lei nasce come giornalista, è stato più semplice o più complicato avvicinarsi alla scrittura letteraria?
“Diverso. E’ un modo di scrivere completamente diverso. Io sono passato, nella mia vita, attraverso la scrittura di notizie  per un’agenzia di stampa, per alcuni quotidiani, per settimanali e per la radio e la televisione. Ogni mezzo richiede un modo di scrivere differente. Mi mancava il romanzo…eccolo qui”.

L’idea di famiglia. Nel suo romanzo il nucleo famigliare tradizionale viene un po’ meno rispetto alle emozioni dell’amore. Perché questa “deviazione”, se così si può definire?
“A volte un grande amore può sfasciare famiglie e creare grande sofferenza. Scegliere non è mai facile, soprattutto quando si coinvolgono i sentimenti di altre persone. In Voglio dirti però non è rappresentata soltanto la visione dell’emozione che prevale sul nucleo familiare. Qualche personaggio privilegia il rapporto basato sulla quotidianità, su sentimenti meno sconvolgenti ma più duraturi. Certamente la famiglia tradizionale, quella dei nostri nonni o anche dei nostri genitori, oggi sembra non essere più centrale e in questo senso l’ho rappresentata”.

Se entrasse in libreria e vedesse un lettore con il suo libro in mano, cosa direbbe?
“E’ accaduto. E’ stato emozionante. Non so se quella signora che sfogliava il volume l’ha poi comprato: sono scappato via”.

Lo stile. La narrazione non è pesante, scivola via leggera e regala qualche perla poetica. Come ha impostato il suo lavoro?

“L’ho scritto come mi avrebbe fatto piacere leggerlo, cercando di rappresentare gli stati d’animo attraverso la descrizione delle azioni e dei gesti che i protagonisti compiono e delle parole che dicono. Ho evitato i lunghi flussi di pensiero. Il  lettore ha così la possibilità di leggere tra le righe, attraverso il filtro della sua esperienza.”

Progetti in cantiere?
“Sto lavorando a un’altra storia ma è prematuro parlarne…”

Gianni Tursi è nato a Taranto, vive tra Milano e Bari. Giornalista professionista (ha lavorato all’Ansa, alla Gazzetta del Mezzogiorno, al Messaggero), è stato poi affascinato dal mondo dell’impresa e della finanza. Ha occupato posizioni di vertice in grandi aziende italiane. Il suo è un ritorno al mondo della scrittura. Questo è il suo primo romanzo.

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