Un libro difficile da portare in scena, un’impresa ardua, una prova teatrale da superare. Queste erano le premesse dello spettacolo Ragazzi di vita diretto magistralmente da Massimo Popolizio e rappresentato al Teatro Argentina dal 21 dicembre 2017 al 7 gennaio 2018.
Pasolini e la Roma che spera. Dopo lo straordinario successo della scorsa stagione, pubblico delle grandi occasioni con circa 15.000 spettatori ed elogi dalla critica, il primo celebre e potenze romanzo di Pier Paolo Pasolini arriva al cuore dei romani con lo spettacolo portato in scena attraverso la drammaturgia di Emanuele Trevi che riproduce fedelmente, nonostante le difficoltà della struttura narrativa, il lirismo e la ferocia del libro.
Lino Guanciale, anima e cuore della romanità. Voce narrante e spirito dell’intero spettacolo è l’attore di Avezzano, già noto al grande pubblico e particolarmente brillante nel raccontare, in terza persona, il romanzo di Pasolini fino a incarnare tutto quanto il credo e l’atmosfera della storia e del periodo storico. Fedele sì ma con un’interpretazione personale, studiata benissimo con il regista, degna di nota. I costumi di Lino Guanciale si discostano dai ragazzi di vita, l’aspetto dell’attore è diverso dalla figura di Pasolini. Tutto questo rende ancora più entusiasmante l’opera di lavorazione al progetto portato in scena.
Terza persona e presa diretta. Scelta azzeccata quella di mettere in scena la voce narrante e i ragazzi di vita usando sia la prima persona che la terza. Lino Guanciale entra ed esce dal palcoscenico, racconta e partecipa le vicende di tutta la schiera di ragazzi, tra tutti il Riccetto interpretato dal bravo Lorenzo Grilli a capitanare la cricca. Sul palcoscenico un cast di attori perfetti nel rappresentare la romanità scelta da Popolizio al grido “la pipinara”: Sonia Barbadoro, Giampiero Cicciò, Roberta Crivelli, Flavio Francucci, Francesco Giordano, Michele Lisi, Pietro Masotti, Paolo Minnielli, Alberto Onofrietti, Lorenzo Parrotto, Cristina Pelliccia, Silvia Pernarella, Elena Polic Greco, Francesco Santagada, Stefano Scialanga, Josafat Vagni, Andrea Colpetti.
Passione, miseria e coraggio tra borgate e centro. Quello di Massimo Popolizio è un perfetto esempio di come la trasposizione a teatro di un romanzo, peraltro ostico nella molteplicità della narrazione ma profondamente intriso di una romanità sfruttata appieno, sia possibile e con risultati eccellenti. Ragazzi di vita offre un’ora e quarantacinque minuti di profondo respiro romano e romantico per una città che, scavando nei bassifondi di se stessa, narra la sua anima profonda. Dalla periferia al cuore della Capitale un groviglio di vite accendono e spengono ore di lacera rassegnazione fatta di espedienti, di godimenti, di sofferenze e di piccoli sogni adolescenziali ma già adulti.
Massimo Popolizio incolla gli spettatori al racconto di una Roma e dei romani degli anni cinquanta senza mai annoiare, stuzzicando e dando colpi di comicità e dramma. Un puzzle di azioni che tessera dopo tessera creano un dinamismo che è la chiave moderna della trasposizione del libro. «Ho cercato di dar vita a uno spettacolo corale – afferma Popolizio – in cui gli attori vengono proiettati in situazioni che si passano da testimone a testimone, e in cui vari pezzi sono assemblati da un furore collettivo che fa da collante allo svolgersi della vita».
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