Cronache infedeli (Voland 2017) di Flavio Fusi, quando il giornalismo diventa racconto di vita. Chi può narrare meglio di un testimone oculare? La guerra, gli intrighi di potere, la miseria umana, la forza interiore che guida gli uomini di buona volontà a risollevare se stessi e gli altri. Chi ha visto e ha vissuto tutto questo allora può raccontarlo, descriverlo, narrarlo in pagine così ricche di realtà e memoria che il lettore ne rimane spiazzato e affascinato allo stesso tempo.
Cronache infedeli descrive il fiume Miljacha della Bosnia in guerra e le campane della chiesa di Santo Domingo, l’Unione Sovietica che si estende da Mosca a Berlino Est e da Bucarest e all’Azerbaigian, la New York sconfitta e ferita delle Twin Towers distrutte e l’Africa spettrale e incantata delle tenebre perenni.
Trent’anni di viaggio dove lo scrittore/cronista finisce, inevitabilmente, per diventare il testimone di i cambiamenti di un mondo in divenire dove, molto spesso, la confusione regna sovrana e si finisce con il rinnegare quello che si è stati fino al giorno prima. Come succede a Griša, per anni cameraman della televisione di Stato russa che deve mostrare il passaporto in luoghi e Paesi che gli erano accessibili per nascita e origini. Nuove geografie e frontiere che si interscambiano e si sovrappongono creando e plasmando fragili paesi e annullando antiche nazioni che si spengono come stelle fredde. Una marea di persone che scappano, si rifugiano, si amalgamano le une alle altre costrette da eventi incontrollabili o spinte da proprie ragioni personali e interiori.
Flavio Fusi che ha iniziato a scrivere all’”Unità”, quella di qualche decennio fa, vera scuola e maestra di tanti cronisti, per passare poi in Rai come inviato nelle più importanti crisi internazionali, non può allora che essere solo testimone. Raccogliere storie e impressioni, narrazioni e fatti che si dipanano sotto i suoi occhi come immagini che passano attraverso il finestrino di un treno a un viaggiatore che può solo imprimerle nella mente.
E di notte vengono a trovarlo in sogno gli spettri benevoli dei compagni che ha incontrato lungo i sentieri dell’Africa, nei villaggi massacrati dell’America Latina e dei Balcani, nelle province dell’Impero sovietico che sta morendo.
Allora l’esigenza del racconto si fa più intensa. Il cronista smette di essere solo un testimone e diventa narratore perché la “storia” che ha vissuto preme e spinge per essere raccontata.
I personaggi di Cronache infedeli sono allora tanto inverosimili quanto più sono reali e al lettore sembra di poterli incontrare personalmente da un momento all’altro.
Come ogni storia che si racconta scrivendola anche questa ha un suo stile e un suo linguaggio ed entrambi non possono essere che quelli del cronista e del testimone navigato. Una lingua asciutta e scorrevole per narrare di fatti di cronaca che hanno sconvolto il mondo, di guerre che hanno creato morte, sofferenza e fosse comuni, di regimi che hanno imposto cultura e modi di vivere.
Cronache infedeli è una finestra sul mondo degli ultimi trent’anni e a questa finestra l’autore si è seduto decidendo quanto di vero riportare e quanto no. Al lettore resta la capacità e l’intuito di comprendere quanto di fedele c’è nell’intero libro.
Flavio Fusi è figlio di Torquato Fusi, partigiano e senatore del PCI nella V e VI legislatura. Volto storico del TG3, è stato inviato all’estero del telegiornale: in questa veste seguì tra l’altro la caduta del Muro di Berlino. Nel 1994 fu lui ad annunciare in diretta, e quasi in lacrime, l’assassinio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. In seguito fu corrispondente Rai da New York e poi da Buenos Aires, con riferimento per l’intera America Latina. Ora È capo della redazione esteri del TG3 ed appare fra i giornalisti del programma d’approfondimento Linea Notte.
Autore: Flavio Fusi
Titolo: Cronache infedeli
Editore: Voland
Anno di pubblicazione: 2017
Prezzo: 16 euro
Pagine: 280