Una partigiana di nome Tina di Anselmo Roveda (Coccolebooks 2017), realizzato con il patrocinio morale dell’ANPI, illustrazioni di Sandro Natalini, narra la storia della giovane partigiana Tina Anselmi (1927-2016), politica italiana e prima donna nel 1976 a ricoprire la carica di ministro della Repubblica.
26 settembre 1944. “L’odore dell’autunno è diverso da quello dell’estate, è un odore azzurro come il cielo pulito”. La diciassettenne Tina si stava recando in bicicletta all’Istituto magistrale a Bassano del Grappa, provincia di Vicenza. Il sole ancora non si era affacciato dalle colline e l’aria fresca donava un solletico vitale.
“Con un’aria così viene voglia di libertà”, era questo il pensiero della studentessa dopo più di quattro anni di guerra mentre pedalava alacremente verso la scuola. Tina conosceva a memoria il lungo tragitto che attraversava campi, prati e borghi. La ragazza si svegliava all’alba perché il percorso sulle due ruote durava circa un’ora. Tina da grande voleva fare l’insegnante o la veterinaria ma “deciderò quando avrò finito la scuola”.
In quattro anni l’Italia era cambiata: Tina era cresciuta e con l’avvento del fascismo, l’Italia era entrata nel secondo conflitto mondiale, poi Mussolini era stato arrestato ma la guerra continuava e la gente capiva sempre meno. Dopo l’armistizio dell’otto settembre del 1943, il nostro Paese era diviso in due: al Nord la Repubblica Sociale Italiana, costituita da Mussolini e dai tedeschi e al Sud il generale Badoglio con i militari e il re Vittorio Emanuele III. Intanto nel 1943, gli anglo-americani sbarcati in Sicilia cercavano di scalare lo Stivale. Iolanda, compagna di classe di Tina, le aveva spiegato che i partigiani esigevano per il loro Paese libertà e democrazia. Il popolo era stanco e confuso e auspicava soltanto la pace. In tanta confusione questo era chiaro alle due studentesse che stavano diventando grandi e volevano pensare al domani. Tina aveva intuito da quale parte stare quando insieme a tutta la scolaresca di Bassano erano stati costretti dai nazifascisti ad assistere all’impiccagione per rappresaglia di trentuno prigionieri. Tra di loro il giovanissimo partigiano Francesco, fratello maggiore di Iolanda, colpevole di avere scelto la libertà. “Intorno a noi la folla e la follia”. Tina, con il nome di battaglia Gabriella, si era unita alla Resistenza prima come staffetta e in seguito presso il Comando regionale veneto del Corpo volontari della Libertà.
“Questa è un’opera di fantasia, come conviene alla narrativa, ma reca omaggio e trae spunto dalla vicenda umana di Tina Anselmi”, precisa l’autore alla fine del volume. Gli alti principi ispiratori della vita politica della Anselmi rivivono in queste pagine, dove la giovane Tina, inteso che l’oppressione dell’uomo sull’uomo è una cosa senza senso e che la violenza genera violenza, s’impegna a costruire un mondo diverso, un mondo nuovo. In occasione della Festa della Liberazione è opportuno ricordare che la Resistenza, recepita come capacità di indignarsi e reagire dinanzi ad ogni prevaricazione e all’assenza di democrazia, è di forte attualità. “Bisognava scrivere la parola fine! Noi, come partigiani, c’eravamo assunti il compito di scrivere questa parola”. Tina Anselmi
Anselmo Roveda è nato nel 1972 e vive a Genova. Giornalista, studioso di letteratura per l’infanzia e scrittore, in precedenza ha lavorato per oltre dieci anni nei servizi sociali di prevenzione del disagio minorile. Coordinatore redazionale del mensile “Andersen” collabora ad altre testate scrivendo di libri, società e cultura. È stato direttore di un trimestrale nato nelle carceri e corrispondente per un’agenzia di stampa. In volume ha pubblicato saggistica, narrativa e poesia.
Autore: Anselmo Roveda
Titolo: Una partigiana di nome Tina
Editore: Coccolebooks
Anno di pubblicazione: 2017
Prezzo: 9,90 euro
Pagine: 69