Nel romanzo L’invenzione di Alberto Vigevani (Sellerio 2017), lo scrittore ed editore lombardo narra, sullo sfondo di una bellissima Milano, la storia della singolare amicizia tra due ragazzi ebrei, l’uno sano e vitale, minato nel fisico e introverso l’altro. Su tutto aleggia la guerra imminente, il secondo conflitto mondiale, e di conseguenza la fine di un’epoca.
L’invenzione, la recensione.
Nella Milano degli anni Trenta, dove giungono attutiti i lugubri echi delle persecuzioni naziste, Leonardo, orfano, ha un cuore malconcio ed è accudito dalle affettuose zie Delfina e Imelde; l’altro, mediocre a scuola, ha un puerile desiderio di sbalordirlo e, per essere accettato da Leonardo, finisce per inventare una ragazza. Una ragazza, Belle, che nel suo racconto diventa la più desiderabile che si possa immaginare. L’”invenzione” è quella dell’amore per una ragazza inesistente, immaginato dal primo per fare breccia nell’ironica superiorità dell’amico. Ma Belle, la ragazza della fantasia, sfugge di mano al suo creatore e diventa all’improvviso per entrambi la realtà più vera della loro relazione. “Una storia della quale non si perde e non si dimentica niente”, come la definì Riccardo Bacchelli, “L’invenzione”, Premio Bagutta 1970, riedito dalla casa editrice siciliana nella Collana “Il divano”, a quasi mezzo secolo dalla sua prima edizione, ritrova il posto che le spetta accanto a grandi brevi capolavori del Novecento, quali “L’amico ritrovato” di Fred Uhlman o “Tutto ciò che ho amato” di Aharon Appelfeld.
“Non so da quale facciata sporga, se c’è ancora, il balcone dalla balaustrata di falsa pomice coi vani riempiti di girasoli in ferro battuto. Galleggia nell’aria all’altezza del terzo o quarto piano di una delle case, eppure diverse tra loro, che sembrano riassumere allo stesso modo un’epoca – festoni di pietra porosa, ciclamini e tulipani di cemento –, in quella che allora faceva figura d’una quasi periferia. All’incirca il quadrilatero delimitato dal campo dell’Intera via Goldoni e da via Fratelli Bronzetti, da via Archimede e dalla Circonvallazione. Periferia invecchiata all’ombra delle due guerre senza dare nell’occhio, con la soave e gretta dignità di certi sciroppi che si facevano in casa – agro-di-cedro, amarene –, tra filari di tigli che si toccano coi rami e sontuosi, volgari ippocastani”.
Alberto Vigevani (Milano, 1918-1999) narratore, editore, bibliofilo, nato in una famiglia ebraica di origini emiliane, scrisse romanzi ispirati a memorie autobiografiche, racconti e raccolte di liriche. Tra le sue opere Estate al lago (Milano, 1958), Le foglie di San Siro (Milano, 1962), Un certo Ramondès (Milano, 1966), L’invenzione (Firenze, 1970), Fata Morgana (Milano, 1978), la raccolta di racconti Fine delle domeniche (Firenze, 1973) e le raccolte di poesie Anche le più lievi (Milano, 1985) e L’esistenza (Milano, 1993). Sellerio ha pubblicato La febbre dei libri (2000), Estate al lago (2001), Lettera al signor Alzheryan (2005), All’ombra di mio padre. Infanzia milanese (2007), Il battello per Kew (2009) e Milano ancora ieri (2012).
Autore: Alberto Vigevani
Titolo: L’invenzione
Editore: Sellerio
Anno di pubblicazione: 2017
Prezzo: 12 euro
Pagine: 184