“La cultura è come la marmellata: meno ne hai, più la spalmi” è un slogan comparso nel 1968 sui muri della Sorbona a Parigi. Chi lo sa, forse è vero, meno risorse si hanno più è la voglia di usare quel poco che si ha per scatenare la rinascita. Non è impossibile e lo dimostra Marina Valensise nel suo libro La cultura è come la marmellata (Marsilio 2016), la quale ha raccontato la sua esperienza lavorativa di quattro anni (dal 2012 al 2016) all’Istituto italiano di cultura a Parigi.
Il saggio della Valensise è curioso e interessante perché in esso non solo l’autrice racconta come sono state risollevate le sorti dell’istituto italiano posizionato presso l’Hôtel Gallifet a Parigi ma, con il suo scritto, la giornalista e studiosa evidenzia come sia possibile promuovere il patrimonio storico, artistico, culturale enogastronomico italiano – e ne abbiamo davvero tanto e variegato come i gusti del gelato-attraverso le sue imprese artigianali e industriali.
Non è stato un cammino facile per l’autrice che ci narra come sia davvero possibile cambiare le cose. Tanto per cominciare la Valensise ha dovuto dimostrare che il posto direttivo se lo era meritato e non lo aveva ottenuto per simpatia o per raccomandazioni. Poi, ha dovuto conquistare la fiducia dei dipendenti presenti nell’istituto. Una volta superati questi ostacoli è iniziato il lavoro di trasformazione e recupero completo della sede dell’ente che ha il compito di far conoscere la nostra cultura all’estero. Dieci capitoli, ognuno con un sottotitolo che ha il sapore dei comandamenti: Primo, non abbattersi contro l’incuria. Secondo, gettare il cuore oltre l’ostacolo. Terzo, da cosa nasce cosa, ma solo se virtù sposa fortuna… Piccoli passi fondamentali appuntati dalla Valensise che ci esplicitano come risollevare le sorti e il destino di un ente che al suo arrivo era sull’orlo del completo fallimento.
Il saggio è caratterizzato da scrittura scorrevole, simpatica, vivace capace di portare il lettore dentro all’impegnativo lavoro di rioganizzazione svolto dalla direttrice e dai suoi collaboratori, con entusiasmo e grande passione. Oltre alle “cellule interne” all’istituto, l’arguto fiuto della Valensise l’ha portata a coinvolgere personalità imprenditoriali e artigianali italiane con il fine di divulgare l’eccellenza del nostro stivale. Tra di loro ci sono i cuochi, Gianfranco Vissani e Massimo Bottura che, a livello mondiale e con la loro arte del fare cucina, hanno narrato con sapori e colori le diversità gastronomiche e culturali dell’Italia. C’è Katia Da Ros, la figlia del fondatore della Irinox, che ha avuto pensato di dare forma ad un abbattitore per preparare, stoccare e consumare gli alimenti, dando il via ad unna nuova cultura nell’alimentazione, o gli Startt, i giovani architetti dello studio romano trionfatori di un concorso bandito dal Maxxi e dal MoMa di New York.
La cultura è come la marmellata di Marina Valensise dimostra quindi come si possa partire da poche risorse, abbinarle a generazioni ed esperienze diverse, facendo collaborare il settore pubblico con quello privato con l’intento di affrontare nuove sfide per amalgamare il tutto e dare forma ad una realtà attiva, geniale, sempre pronta a proposte interessanti per far conoscere, a 360°, la nostra bella cultura italiana.
Marina Valensise ha diretto l’Istituto italiano di cultura a Parigi dal 2012 al 2016. Dal 1996 collabora con «Il Foglio» e vari settimanali. In passato si è lungo occupata di storia e ha curato l’edizione italiana delle ultime opere di François Furet. Nel 2007 ha pubblicato Sarkozy. La lezione francese e nel 2015 una biografia dell’Hôtel de Galliffet, in edizione bilingue e illustrata. Con Marsilio ha pubblicato Il sole sorge a Sud. Viaggio contromano da Palermo a Napoli via Salento (2012, 2 edizioni), Premio Mondello speciale per la Letteratura di viaggio 2013.
Autore: Marina Valensise
Titolo: La cultura è come una marmellata
Editore: Marsilio
Anno di pubblicazione: 2016
Prezzo: 13 euro
Pagine: 144