La favola Strisce e macchie (Orecchio Acerbo 2016) di Dahlor Ipcar ha un incipit tradizionale. “C’era una volta una tigre, che era un tigrotto tutto strisce”.
Nella giungla, il cucciolo coperto di strisce su strisce d’oro e di nero dalla testa alla coda, viveva in una tana con la mamma, il papà, fratello e sorella “tutti coperti di strisce su strisce che più strisce di così non si può”.
Un giorno di gran caldo il tigrotto si era svegliato dal consueto sonnellino pomeridiano con una grande fame.
“Vado nella giungla e mi catturo qualcosa da mangiare”.
Mentre la famiglia ancora dormiva il tigrotto si era messo in cerca di cibo nell’immensa giungla verde incamminandosi a passi felpati sotto le fitte fronde degli alberi. Nella stessa zona lussureggiante un leopardino tutto macchie e macchioline viveva in una tana con la sua famiglia “tutti coperti di macchie su macchie che più macchie di così non si può”.
Anche il leopardino si era svegliato affamato:
“Ho proprio una gran fame” e di conseguenza solo soletto si aggirava furtivo alla ricerca di preda godendosi i profumi meravigliosi della giungla.
Era inevitabile che i due felini si incontrassero “prima si annusarono, naso contro naso, poi si strofinarono i baffi l’uno contro l’altro” per salutarsi. Gli affamati animali si erano confidati reciprocamente il loro bisogno di cibarsi.
“Andiamo a caccia insieme?”.
I due nuovi amici per la pelle si erano alleati per riempire il loro stomaco.
“Se troviamo qualcosa con le strisce lo catturi tu, e se troviamo qualcosa con le macchie lo catturo io”.
Iniziò la caccia tra sprazzi di luce e ombra. Il tigrotto trovò degli insetti a strisce che si arrampicavano sull’erba e ne mangiò uno ma il loro sapore non era affatto buono. Il leopardino aveva puntato una tartaruga tonda dal guscio maculato ma quando il cucciolo le era balzato addosso la tartaruga si era ritratta nella sua casa. Furono fatti altri tentativi ma niente era di loro gusto: né le farfalle che volavano al sole, né le foglie dai forti colori. Le scimmiette dispettose che si dondolavano sui rami appese alle lunghe braccia tiravano loro bastoncini, schiamazzando e ridendo. Anche gli uccelli che saltabeccavano sulla sponda del fiume erano difficili da catturare. E intanto la fame aumentava. Infine i due curiosi cuccioli si erano spaventati alla vista di un enorme coccodrillo dalla grande famelica bocca che li aveva guardati voracemente. Entrambi gli animali non potevano sapere che la cosa più buona e allettante li aspettava nella loro tana.
In una sinfonia di giallo la storia del tigrotto e del leopardino esorta i bambini inappetenti e svogliati nel mangiare a nutrirsi delle cose che le loro solerti mamme, nonne e anche papà preparano loro. In fondo qualunque sia la specie e in qualunque modo sia la pelle i cuccioli, di animale o di uomo, sempre cuccioli sono.
“Ma qui nella giungla verde e luminosa troverai la vita striata più deliziosa. Quando vi sveglierete con il caldo che fa nella giungla troverete una terra tutta a pois”.
Dahlov Ipcar, nata nel Vermont nel 1917, cresciuta a New York, vissuta in una fattoria del Maine, la Ipcar è una poliedrica autrice che calca la scena artistica americana da decenni. Sono oltre trenta i libri scritti e illustrati per ragazzi, redatti dall’autrice per i quali ha ottenuto innumerevoli riconoscimenti.
Stripes and Spots è tradotto da Damiano Abeni.
Autore: Dahlor Ipcar
Titolo: Strisce e macchie
Editore: Orecchio Acerbo
Pubblicazione: 2016
Prezzo: 14,90 euro
Pagine: 44