Quando Roma era un paradiso di Stefano Malatesta (Skira Editore 2015) è viaggio nella Roma degli anni Cinquanta che, all’indomani della sconfitta nella II Guerra Mondiale, segnarono il riscatto del nostro Paese agli occhi del mondo, la premessa di quel boom economico che nel decennio successivo avrebbe trasformato l’Italia agricola ed arretrata in un moderno Paese industriale.
Un caso di trend di sviluppo ritenuto “atipico” nel panorama mondiale in quanto trascinato da un’attività produttiva “sui generis” come l’industria cinematografica, in cui la materia prima preponderante è la fantasia e la genialità. Un popolo, stremato dagli orrori della guerra perduta e privo di risorse, seppe rapidamente scrollarsi di dosso le proprie inquietudini e porre le basi della sua rinascita. Il successo mondiale del cinema neorealista riuscì ad attrarre i più noti registi, attori e produttori americani (che, numerosi, sbarcarono a Roma trasformandola in una sorta di “Hollywood sul Tevere”) e a catturare l’attenzione del jet-set internazionale con un prepotente ritorno del turismo. Energia e febbre creativa sembrarono impadronirsi della città, definita “un set a cielo aperto”, capace di dettare gusti e mode, di stimolare nuovi progetti, di suscitare curiosità e crescenti aspettative.
L’industria cinematografica, infatti, trascinò con sé la crescita di un vasto “indotto” nel settore dei servizi e del turismo, il risveglio delle arti e della letteratura. Furono anni di grande effervescenza ed intensità culturale che fecero riscoprire al mondo le potenzialità e le straordinarie risorse creative del nostro Paese con le prime affermazioni del Made in Italy nella moda e nel design.
Tutto questo l’autore ci fa rivivere nel suo libro conducendoci, con sapiente leggerezza ed ironia, in una Roma “da favola” che al lettore di oggi, che conosce l’odierno stato di abbandono e degrado della città e la rabbia dei suoi abitanti, appare in gran parte inventata e mitizzata,
Stefano Malatesta (Roma, 1940) è uno dei più noti autori italiani della c.d. letteratura di viaggio. Da oltre trent’anni, riprendendo una certa tradizione del “récit de voyage” che si andava spegnendo nel nostro Paese, è soprattutto un acuto e brillante giornalista. E’ inviato di “Repubblica” e di altre testate per le quali ha girato il mondo realizzando reportages seguendo, tra l’altro, alcuni dei più importanti conflitti degli ultimi decenni (Iran-Iraq, Nicaragua, Libano, ecc…). Le sue doti hanno avuto in più occasioni tangibili riconoscimenti con l’assegnazione di alcuni significativi premi (Premio Barzini “miglior inviato dell’anno”, il Chatwin ecc…). Tra i suoi libri, ricordiamo ”Il cammello battriano” (1997) con il quale ha vinto i Premi Comiso e Albatros-Palestina, “Il cane che andava per mare e altri eccentrici siciliani” (2000) che gli è valso il Premio Settembrini e “Il grande mare di sabbia” (2001), vincitore del Premio Estense, “Il napoletano che domò gli afghani” (2002), “La pescatrice di Platani ed altri imprevisti siciliani” (2011) e, tra i più recenti, “L’uomo dalla voce tonante. Storie dell’America del Sud” (2014).
Autore: Stefano Malatesta
Titolo: Quando Roma era un paradiso
Editore: Skira
Pubblicazione: 2015
Prezzo: 15,00 Euro
Pagine: 144