“La casa è presa da una specie di vertigine, visto che all’esterno il fischio del vento ha lasciato il posto a un ringhio ostinato”. Nel libro Il giardiniere di Versailles di Alain Baraton (Skira 2015), tutto ha inizio da un incredibile evento meteorologico “la tempesta del secolo”, scatenatesi con inaudita violenza sull’Europa centrale e occidentale tra il 26 e il 28 dicembre 1999. Alain Baraton, direttore del Gran Parc de Versailles si era svegliato alle quattro del mattino del 26, perché tra sonno e veglia sentiva vibrare i muri e fischiare il vento contro le finestre. “L’impressione è quella di stare su un veliero: tutto si schianta, vacilla, urla e va in pezzi”. Il primo pensiero di Baraton era stato per la Quercia di Maria Antonietta che dall’alto dei suoi trecento anni stava certamente soffrendo. Dall’interno della sua abitazione il giardiniere di Versailles osservava con sgomento gli alberi che cadevano sbattuti a terra senza sforzo dal vento isterico. Quando era uscito per una prima ispezione sommaria, lo spettacolo che si apriva davanti agli occhi di Baraton era quello di un campo di battaglia. Tutto era sottosopra: “i boschetti di solito fitti, densi e folti, sono nudi, le cime a terra, e i bossi, a figure geometriche, sembrano furie selvagge”. Gli alberi di solito così diritti e ordinati ora si aggrovigliavano e si sovrapponevano in un caos dolente. Tutte le leggi di cui la natura pareva così prolifica erano state cancellate, abolite da una rivolta climatica di poche ore chiamata Lothar, che con la successiva tempesta, Martin, aveva attraversato la Francia rapidamente, da ovest a est. Il tragico bilancio sarebbe stato di cento morti in tutto il Paese e un danno di sei miliardi di euro. Ma gli effetti più devastanti di questi due uragani per la natura sarebbero stati gli alberi abbattuti nei boschi e nelle secolari foreste francesi. Un danno incalcolabile, una debacle che non aveva risparmiato la bellezza dei giardini di Versailles (oltre 18mila alberi distrutti o sradicati), orgoglio di Francia che si estendono per circa cento ettari, con la Reggia che rimasta senza la protezione degli alberi appariva indifesa. “Questo tesoro di ordine e di armonia era un’immensa trincea, fangosa e sporca…”.
Nel volume Le Jardinier de Versailles, Baraton non vuole raccontare la Versailles grande e preziosa, “quella la lascio volentieri agli storici e ai conservatori” ma una versione semplice, intima e meno conosciuta: “la Versailles di un giardiniere”. Per fare questo l’autore, che ha venduto oltre 100.000 di copie in Francia, compie una passeggiata nel tempo rievocando non solo trent’anni di lavoro in uno dei parchi più belli del pianeta, iniziati come giardiniere tirocinante, ma ripercorrendo la storia di un luogo espressione dell’armonia e dell’orgoglio di coloro che l’hanno costruito. Nel 1607 Luigi XIII andava con suo padre Enrico IV a cacciare in quelle stesse terre dove tra il 1661 e il 1668 l’architetto e paesaggista André Le Notre, per volontà di Luigi XIV avrebbe ideato e costruito magnifici giardini, scolpendo nella natura i sogni del suo tempo per la gloria del re. Dominare attraverso l’estetica, ecco la prodezza più grande di Luigi XIV, Il Re Sole dominava il mondo, perché il mondo allora era a Versailles. Dai quattro angoli del pianeta arrivavano piante e animali rari, quindi il parco diventava un eccellente mezzo per esercitare il proprio potere. Luigi XV, pronipote del Re Sole, si installava di nuovo a Versailles dopo un periodo nel quale la Reggia era tornata a essere una bella addormentata nel bosco. Durante i sessantasette anni che separavano la consacrazione di Luigi XV dalla Rivoluzione Francese, Versailles avrebbe preso il volto che noi conosciamo. L’”Austriaca” Maria Antonietta, reale consorte di Luigi XVI, odiava i fasti ufficiali e aveva orrore della rigida etichetta imposta alla corte di Versailles, però innamorata dalla natura e della solitudine, fece costruire una grotta, un borgo e un tempio dedicato all’amore, creando scandalo. Sono solo alcune delle curiosità che si possono incontrare sfogliando le pagine di un libro piacevole e raffinato. “La mia esperienza, la mia vita sono interamente dipendenti da queste pietre; come se io ne fossi l’edera”.
Alain Baraton (La Celle-Saint-Cloud 1957), è uno dei giardinieri più conosciuti in Francia. Responsabile del parco di Versailles dal 1982, tiene una rubrica radiofonica ed è produttore della trasmissione La Main Verte (Il Pollice Verde), in onda su radio France Inter.
Il giardiniere di Versailles è tradotto da Luca Scarlini.
Autore: Alain Baraton
Titolo: Il giardiniere di Versailles
Editore: Skira
Pubblicazione: 2015
Prezzo: 17,00 Euro
Pagine: 224