L’uccello dipinto di Jerzy Kosinsky (Minimum Fax 2015), pubblicato per la prima volta nel 1965, fu proibito dalle autorità polacche e degli altri regimi comunisti perché ritenuto “antinazionalista ed ideologicamente pericoloso”. Solo dopo più di un ventennio, nel 1989, all’indomani della caduta del muro di Berlino, tornò nelle librerie dell’Europa orientale diventando in breve un best seller. Nei paesi occidentali l’opera di Kosinski è stata accolta da giudizi molto contrastanti. Negli Stati Uniti ebbe subito un grande successo e fece guadagnare al suo autore un prestigioso riconoscimento: l’American Accademy of Arts and Letters Award per la letteratura nel 1969. Tuttavia, non pochi furono i giudizi critici che accusarono Kosinski di plagio di romanzi polacchi del passato, di una ricostruzione storica “improbabile” e ne sottolinearono lo stile narrativo mediocre. Divisi anche critica e lettori nel nostro Paese dove, dopo le due precedenti edizioni curate dagli editori Longanesi e Guanda, viene in questi giorni riproposto nella nuova traduzione di Vincenzo Mantovani, dall’editore Minimum Fax. Si tratta indubbiamente di un romanzo che lascia il segno nel lettore sia per il contenuto – una trama oscura dominata dalla follia – che per il linguaggio: crudele, spietato e violento. “L’uccello dipinto” racconta della terribile odissea di un bambino in fuga da un imprecisato villaggio della Polonia occupata dalle truppe naziste nell’autunno del 1939, all’inizio della Seconda Guerra Mondiale. Il protagonista della vicenda, è un bambino di sei anni senza nome, chiamato “The Gipsy”, simbolo del male subito dal mondo dell’infanzia nel corso dei secoli, forse ebreo o rom, che i genitori, ricercati per aver svolto attività antinaziste, affidano alle cure di un’anziana donna, Marta, nella convinzione, così facendo, di sottrarlo alle violenze dell’esercito invasore. Una scelta che si rivelerà infelice dal momento che in realtà il bambino finisce nelle mani di una persona che non è in grado di assisterlo per il suo cattivo stato di salute – semicieca e malferma sulle gambe – e che parla una lingua incomprensibile al bambino. Ben presto Marta muore e Gipsy, abbandonato, vaga di villaggio in villaggio attraverso oscure foreste e sterminate paludi in una zona indefinita della Polonia, ospite di un mondo contadino arcaico e superstizioso, a volte protetto ma per lo più oggetto di mille maltrattamenti o addirittura di torture. Gipsy, “dai capelli neri e dalla pelle olivastra”, infatti, ha fattezze del tutto opposte a quelle della popolazione locale, dalla quale viene quindi percepito come un “diverso”, da allontanare e/o addirittura perseguitare con le più nefande violenze come portatore di presunti“malefìci”. Cessate le ostilità belliche, si conclude anche il calvario di Gipsy che, rintracciato presso l’orfanotrofio in cui era stato accolto, può finalmente riabbracciare i genitori. Quel bambino che avevano affidato fiduciosi, dietro lauto compenso, ora è profondamente cambiato. Il padre e la madre di “The Gipsy” si trovano di fronte ad un adolescente profondamente segnato, alieno alla vita in famiglia, fortemente attratto dal lato oscuro della vita.
Jerzy Kosinsky (1933-1991) è autore, tra gli altri, di L’uccello dipinto (1965), Passi (1968, vincitore del National Book Award), L’albero del diavolo (1973) e Flipper (1982). Da Oltre il giardino (1970) è stato tratto l’omonimo film del 1979, diretto da Hal Ashby e premiato con un Oscar.
Autore: Jerzy Kosinsky
Titolo: L’uccello dipinto
Editore: Minimum Fax
Pubblicazione: 2015
Prezzo: 13,50 Euro
Pagine: 325