Luke Warren il protagonista del romanzo La solitudine del lupo di Jodi Picoult (Corbaccio 2015), “era tutto preso a essere un lupo”. Esperto etologo, Luke, all’interno dei recinti che aveva costruito per le sue mute, si rotolava nel fango insieme ai lupi gregari, si teneva alla larga dal capo del branco e mangiava la carcassa di un vitello con i lupi ai suoi fianchi, le mani e la bocca sporche di sangue. Warren era convinto che infiltrarsi in un branco insegnasse molto di più che osservare a distanza come facevano tutti i biologi. Quando la figlia minore, Cara, aveva lasciato sua madre “e la sua famiglia nuova di zecca” per trasferirsi a vivere con il padre, l’etologo era riuscito a farsi accettare già da cinque branchi come un vero membro, con il quale potevano vivere, mangiare e andare a caccia, nonostante fosse un essere umano. “Per tutto questo, alcuni lo consideravano un genio, gli altri lo consideravano pazzo”. Una sera, padre e figlia avevano avuto un terribile incidente automobilistico, il camioncino di Luke aveva sbattuto contro un albero, Warren e Cara erano stati trovati all’esterno del veicolo, l’adolescente aveva una spalla distrutta, Luke catatonico e con la pupilla destra dilatata, aveva subito un trauma cerebrale diffuso. Georgie, madre di Cara ed ex moglie di Luke, si era precipitata all’Ospedale di Beresford, dove erano stati ricoverati. La donna aveva chiamato immediatamente suo figlio maggiore Edward, che era scappato da casa in seguito a un litigio con il padre e viveva in Thailandia, dove insegnava inglese in una scuola di lingue vicino a Bangkok. Ora Luke si trovava in uno stato di coma irreversibile, non c’erano più speranze e la decisione di staccare o no la spina che rappresentava l’unico filo che legava Warren alla vita, spettava ai figli. Cara sperava in un miracolo, Edward invece ripensando alla “personalità vulcanica” del padre, era intenzionato a porre fine allo stato vegetativo di Luke. “Dato che la prognosi per un recupero accettabile è così scarsa, bisogna decidere se continuare o meno il mantenimento artificiale in vita”.
Lone Wolf è la storia di una famiglia, raccontata da diversi punti di vista, che di fronte a una decisione difficile da prendere, si comporta come un branco di lupi. Usando una metafora, Jodi Picoult, autrice amata dal pubblico che ha venduto più di dodici milioni di copie in tutto il mondo, descrive la doppia lotta per la sopravvivenza dei lupi ai quali Luke ha dedicato la sua esistenza e il dissidio che si viene a creare tra due fratelli per una decisione talmente grave e importante che è capace di condizionare il futuro di entrambi. Appare perfetta l’abile struttura narrativa a più voci di un romanzo che rappresenta un altro grande successo della coinvolgente scrittrice, subito al primo posto della classifica del New York Times. Se è sempre vera l’espressione latina il cui precedente più antico si legge in Plauto, “homo homini lupus” (“l’uomo è un lupo per l’uomo”), appare quanto mai veritiero l’esergo di un libro che si legge tutto di un fiato. “Se vivi in mezzo ai lupi, devi comportarti come un lupo”. Nikita Krusciov, premier sovietico, citato sull’Observer, Londra 26 settembre 1971.
Jodi Picoult è nata il 19 maggio 1966 negli Stati Uniti. Regina delle classifiche americane, ha scritto 23 romanzi pubblicati in 35 Paesi, ha vinto numerosi premi letterari fra cui il New England Bookseller Award for Fiction, il Book Browse Diamond Award, il Fearless Fiction Award e il Virginia Reader’s Choice Award. Vive ad Hanover, New Hampshire, con il marito, i tre figli e numerosi animali domestici.
La solitudine del lupo è tradotto da Lucia Corradini Caspani.
Autore: Jodi Picoult
Titolo: La solitudine del lupo
Editore: Corbaccio
Pubblicazione: 2015
Prezzo: 18,60 Euro
Pagine: 397