“Una perfetta felicità” di James Salter (Guanda 2015) si apre con la descrizione dell’accogliente dimora vittoriana dei coniugi Viri e Nedra Berland situata sulle rive del fiume Hudson. Una casa dai mattoni intonacati di bianco con gli alberi che la sovrastano, troppo bassa per il sole del pomeriggio, inondata però dalla luce del mattino proveniente da est. Dove la vernice si è scurita ci sono delle macchie mentre i sentieri di ghiaia stanno scomparendo e gli uccelli fanno il nido nei capanni.
In questa sera autunnale del 1958 i coniugi con le due figlie, Franca di nove anni e Diane di sette, stanno aspettando ospiti a cena, Peter Daro e sua moglie. Nedra lavora assorta nella cucina della sua raffinata abitazione, pavimenti coperti di tappeti orientali un tempo appartenuti alla suocera. La ventottenne dalla bocca grande e dall’“indole stravagante”, vestita per la serata sotto il grembiule, è sicura di sé, serena, cauta, difficile da avvicinare, l’esistenza di Nedra Berland è celata. “La si riesce a vedere solo attraverso il fumo e la conversazione di molte cene”: in campagna, come questa sera e alla Russian Tea Room, allo St. Regis o al Minotaur. Viri, “un ebreo dei più eleganti”, dei più romantici, con un accenno di “fiacchezza” nei fianchi, aiuta sua moglie nei preparativi, aprendo il vino. “Una perfetta felicità” sembra aleggiare nell’elegante e luminosa villa sulla Hudson River Valley che si riverbera nei volti di ciascuno dei componenti della famiglia Berland, compreso il cucciolo fulvo e bianco sul petto di nome Hadji. Come però accade spesso, l’apparenza inganna. “C’erano momenti in cui Nedra sembrava rivelare tutto di sé”.
Light Years fu pubblicato negli Stati Uniti nel 1975, eppure il fascino di questo romanzo resta inalterato, come sospeso nel tempo. “In Una perfetta felicità c’è la mia vita, tutta. Ma non è la storia del mio matrimonio. Anche se ci sono scene e particolari che potrebbero farlo pensare. I personaggi del mio libro sono completamente indipendenti” ha rivelato l’autore in una recente intervista dalla sua casa di Bridgehampton, villaggio di Long Island a nord di New York, il quale preferisce sempre scrivere con carta e penna, perché “i computer sono inaffidabili e inattendibili”. James Salter, oggi novantenne, una delle maggiori voci letterarie americane contemporanee, delinea con squisita perfezione quell’infelicità dorata della vita che accompagna Viri e Nedra. Non furono tutti “anni luminosi”, quasi mai venati di nostalgia, fu una ricerca di felicità e soddisfazione come contorno a una brillante e fatua mondanità. Una vita che “vista da lontano sembra unitaria ma da vicino si frantuma in luci e ombre”, in crepe sottili, infedeltà coniugali reciproche che pesano come macigni. “Viviamo nella menzogna, circondati da testimonianze che lo provano”. È sempre la famiglia al centro del pensiero e della cultura americana che testimonia come l’“American Dream” per gli scrittori del Grande Paese sia terminato da un bel pezzo. O forse era semplicemente un’illusione come “l’esaltazione dei giorni resi luminosi dall’amore”.
James Salter (New York, 1925) si è diplomato all’Accademia Militare di West Point e per oltre dieci anni ha prestato servizio come pilota nell’Aviazione militare americana, che ha lasciato dopo la pubblicazione del suo primo romanzo, The Hunters (1956). Ha vinto premi prestigiosi con le raccolte di racconti Dusk and Other Stories (PEN/Faulkner Award) e Last Night (Rea Award; PEN/Malamud Award). Tra le sue opere si contano sceneggiature cinematografiche, libri a sfondo autobiografico e romanzi, tra i quali ricordiamo A Sport and a Pastime, Light Years e Solo Faces. Vive tra New York e il Colorado.
Autore: James Salter
Traduzione: Katia Bagnoli
Titolo: Una perfetta felicità
Editore: Guanda
Pubblicazione: 2015
Prezzo: 18,50 Euro
Pagine: 371