“Sei nato ieri”. Nel volume Ti seguirò fuori dall’acqua di Dario Fani (Salani 2015) un padre si rivolge al figlio, bimbo prematuro e inatteso, raccontandogli i suoi primi tre mesi di vita divisi fra incubatrici, fili, sonde e luci artificiali. Sì, perché Francesco è nato il 6 giugno 2009 con la Sindrome di Down. “Il tuo patrimonio genetico ha quarantasette cromosomi invece di quarantasei. Il tuo cromosoma 21, nella fusione, è stato ripetuto tre volte anziché due”. Per questo la sindrome di Francesco si chiama trisomia-21. La dottoressa Angela Mori, genetista, aveva spiegato a questo padre attonito e sconvolto che no, la Sindrome di Down non era una malattia ereditaria. Francesco avrebbe avuto occhi piccoli e dal taglio orientale, mani tozze segnate da una lunga riga nel mezzo, un femore più corto del normale, problemi cardiaci e di vista, un naso schiacciato e delicato, orecchie piccole e capelli lisci. Minore capacità di reagire alle infezioni, ritardo intellettivo e una maggiore difficoltà nella coordinazione motoria. In pratica “esattamente il figlio che un padre non vorrebbe mai”. Ma in fondo nessun figlio è come i genitori lo avrebbero desiderato, tutto quello che viene in questa vita arriva perché ne abbiamo bisogno. “Insomma, viene per un motivo”. Perché era accaduto tutto questo? “In cosa avevamo sbagliato io e tua madre, dove ci eravamo distratti?”. Francesco era il frutto di “una congiunzione imperfetta, di una casualità, di una bizzarria”, nessuno ha colpa, “sei un dato statistico”, ogni mille concepimenti nasce un bimbo affetto dalla Sindrome di Down. Semplicemente “con te si è distratta per un attimo la vita”. Un padre pieno di amarezza, rabbia e frustrazione abituato ad andare veloce e che non conosceva la sconfitta deve prendere coscienza di quello che è accaduto. Non è per nulla semplice, però quello che non ci uccide, alla fine per forza di cose ci fortifica. Josephine Hart nel romanzo Il danno “racconta della forza insospettabile che si genera in chi sopravviva a un guasto profondo della vita”. Se il protagonista di questa storia vera era sopravvissuto all’atroce dolore della morte inattesa e improvvisa di suo padre avvenuta circa un anno e mezzo prima, grande e immenso dolore che si era aperto e chiuso con quella morte, ora la nascita di Francesco aveva portato in dono “qualcosa che non sospettavo potesse esistere”. Una sofferenza scaturita non da qualcosa che si conclude ma da qualcosa che inizia”. Una tristezza che certamente sarebbe durata per sempre ma con la quale imparare a convivere, come si convive con un occhio miope. “Se tu sei l’occhio miope, io sarò la lente correttiva”. Al termine dei tre mesi trascorsi in ospedale nel reparto di Neonatologia adesso che Francesco è pronto per vedere il mondo, un padre orgoglioso ringrazierà suo figlio per avergli insegnato non solo il coraggio ma a guardare nella sofferenza e a far fiorire l’amore. L’autore con rara sensibilità ha scritto questo libro delicato e toccante “per passare agli altri un’esperienza, quella dell’accogliere la debolezza, la fragilità e l’imperfezione, perché si vince attraversando il mondo insieme ai deboli. Buona lettura. D.F.”.
Dario Fani, è nato a Roma, dove vive e lavora. È sociologo con specializzazioni in Sociologia della Salute, Ricerca e Programmazione Sociale. Si occupa di progettazione in ambito socio-sanitario.
Autore: Dario Fani
Titolo: Ti seguirò fuori dall’acqua
Editore: Salani
Pubblicazione: 2015
Prezzo: 13,90 Euro
Pagine: 176