Nel romanzo “La casa di tutte le guerre” di Simonetta Tassinari (Corbaccio 2015) l’estate del 1967 cambierà la vita di Silvia, giovane protagonista che racconta l’Italia di quasi cinquant’anni fa. “Gli irripetibili Sessanta” che hanno il sapore “della mortadella nel panino della merenda” scandiscono la vita di una ragazzina di dieci anni e mezzo che ha come punto di riferimento la mitica nonna inglese Mary Frances regina della casa a tre piani di Rocca, borgo romagnolo dove i ritmi sono lenti ma non privi di fascino. Qui l’estate scorre quieta intervallata dai giochi con gli amichetti Pietro, Laura e Massimiliano, “la compagnia del giardino”, dai racconti della nonna e le raccomandazioni della fedele governante Bea. Sarà l’amicizia sbocciata tra Silvia e Lisa una bambina definita “strana” a cambiare le carte in tavola, a gettare una luce diversa sul mondo degli adulti, esseri imperfetti e pieni di contraddizioni ma non per questo meno amati. “Certo che avrei voluto assomigliare alla nonna Mary Frances! Era la grande ambizione della mia vita, ma per disilludermi, sarebbe bastato uno specchio”.
“Non esistono amori felici”. Per quale motivo ha posto come esergo del volume una frase del poeta e scrittore francese Louis Aragon?
Innanzi tutto perché il retroscena del romanzo è un amore infelice, ostacolato e combattuto fino alle estreme conseguenze. Inoltre, non di rado gli amori grandi e struggenti sono infelici… nella vita e nella narrativa.
Perché ha chiamato il romanzo La casa di tutte le guerre? Era un modo di dire di mia nonna in riferimento alla sua casa, dov’era stato ospitato, nella realtà, il Comando polacco durante il secondo conflitto mondiale, e per me molto evocativo.
Nella lettera scritta all’inizio del volume precisa che il libro racconta “una storia toccante ma scritta con leggerezza e umorismo, per essere piuma e non pietra”. Desidera chiarire la Sua riflessione?
Credo che anche la vicenda più drammatica possa essere narrata con leggerezza, in particolare in un romanzo la cui protagonista è una ragazzina di dieci anni e mezzo, il cui punto di vista non può esser quello di un adulto, anzi, è senza dubbio sempre più ottimista e fiducioso! Inoltre la storia viene riferita a distanza di anni, quando il tempo ne ha lenito e smussato gli aspetti più crudi.
Molto bella è la figura della nonna Mary Frances che domina l’intera narrazione ma il libro è soprattutto la storia di “un’amicizia bellissima”. Ne vuole brevemente parlare?
In fondo è in cima ai desideri di tutti vivere un’amicizia simile a quella tra Silvia e Lisa, generosa, altruista, divertente e un po’ incosciente…
Il romanzo è autobiografico?
Diversi elementi sono stati tratti dal vero: il paese, Rocca San Casciano, in provincia di Forlì, il periodo in cui ero una bambina, le vacanze estive dalla nonna, gli amici della compagnia. Per quanto riguarda la storia d’amore, ne ho romanzata una, mutandola sostanzialmente, il cui ricordo permaneva ancora in famiglia.
Ha saputo rievocare perfettamente l’Italia degli anni Sessanta che contrasta con il Paese attuale “spaesato, Senza riferimenti. Frustrato dai problemi economici, dall’inefficienza e dalla corruzione politica. Affaticato. E senza troppe illusioni nel futuro”, come ha scritto Ilvo Diamanti su Repubblica commentando l’Italia disegnata dalla XVII indagine su Gli Italiani e lo Stato, condotta da Demos. Che cosa ne pensa?
L’Italia di allora era una nazione giovane, nella quale ho avuto la fortuna di crescere, ricca di promesse per tutti. Una nazione che, lavorando con ritmi impetuosi (ed è la generazione dei miei genitori, degli attuali settantenni-ottantenni che bisogna ringraziare) si era conquistata una posizione tra le potenze economiche mondiali (pur senza nessuna “risorsa naturale”, tranne l’intelligenza). Ho l’impressione che con il patrimonio ereditato si sia andati avanti praticamente finora, ma che tale patrimonio, purtroppo, senza nuovi contributi, sia ormai intaccato. Tuttavia c’è sempre un intero futuro da scrivere… e, nella storia, a un’epoca di vacche magre si è sempre alternata una migliore… ecco la mia ragionevole speranza.
Simonetta Tassinari è nata a Cattolica ed è cresciuta tra la costa romagnola e Rocca San Casciano, sull’Appennino. Vive da molti anni a Campobasso, in Molise, dove insegna Storia e Filosofia in un liceo scientifico. Prima di scrivere La casa di tutte le guerre ha attraversato diversi generi, dalla sceneggiatura radiofonica alla saggistica storico-filosofica, dal romanzo storico al brillante, pubblicando, tra gli altri, per Giunti ed Einaudi scuola. Ha vinto il premio Il Pungitopo e il Premio di narrativa italiana inedita, e ha collaborato con giornali e riviste. Vive in campagna con la famiglia, tre gatti e un cane.
Autore: Simonetta Tassinari
Titolo: La casa di tutte le guerre
Editore: Corbaccio
Pubblicazione: 2015
Prezzo: 14,90 Euro
Pagine: 245