Da quando è iniziato Masterchef siamo diventati tutti più pretenziosi in cucina, almeno “i tutti” che seguono il programma.
Una sera a cena con mio marito, mangiando il dessert, ci siamo trovati a dire “Sì, però manca di croccantezza”. E qualche giorno fa mi sono sentita dire “Qui però serve una nota acidula”, per poco non sono volati i piatti, e io non sono Bastianich.
Ecco, DisasterChef parla proprio di questo: delle nuove nevrosi culinarie nell’era dei talent show.
Per esempio, tu stai cucinando il tuo risotto alla zucca e una voce ti risuona in testa: “Di nuovo risotto alla zucca fa’? Io spero che a letto tu ha’ più fantasia che in cucina…”
Oppure sei in qualche supermercato low-cost, stai lì lì per prendere il tuo cestino di fragole, il tuo prosciutto in vaschetta, quando ti rimbrottano: “Sei pas-zo a prendere le fragole fuori stagione!”, “Sei pas-zo a prendere prosciutti con più conservanti che maiale! Ti va bene, Marco, che decido di non dire nulla a Joe.”
Marco, per inciso, è il protagonista del libro, un distasterchef per caso; suo malgrado, come tutti noi, diventato anch’egli protagonista del programma.
E così si ritrova i tre giudici intorno, la mattina, al supermercato, mentre fa uno spuntino notturno, che lodano o più spesso lo mortificano (“Mette-re la sen-pe in un piatto così, al novanta-nove per cen-to signifi-ca rovinar-lo”), minacciandogli di togliergli il grembiule (ma quale grembiule?).
Comunque sia lo share si impenna di capitolo in capitolo, ogni volta che Marco snocciola tutte le parti del maiale o azzecca un piatto (“Il tuo piatto era i’ migliore”).
Le avventure culinarie che subisce Marco, sono un po’ oniriche ma appena sopra le righe rispetto a quelle del vero Masterchef. Ogni capitolo infatti si apre con una breve citazione di uno dei concorrenti (“È un piatto che si fa improvvisamente, come quando si fa l’amore sulle scale”), a ricordare quanto sia vicina la realtà, almeno quella televisiva.
DisasterChef è un gioco, un sogno, che parla con intelligenza della confusione dei ruoli e delle realtà. È un libro divertente, da leggere se si è un po’ nerd, se guardando la televisione si commenta “Sì, ma secondo me ci sta mettendo troppo sale…”. In fondo siamo tutti un po’ masterchef.
– Marco, tu cosa fa’ a colazione?
– Niente, chef. Un ca è al volo, se ho tempo un cappuccino.
– Tu crede che quello che fa’ è giusto?
(Storco la bocca, incomincio ad abbassare le spalle.)
[In intervista dico: «E che du’ coglioni…»]
– No, chef…
– Tu inizia a mettere cappello o mutande, quando ti veste?
– Le mutande, chef…
– Allora perché non inizia a mangiare primo pasto quando più vicino a ora che ti svegli? Palazzi no poggiano su tetti. (Bastianich sbuffa, si gira e se ne va.)
(Ohhhh dei vicini.)
Marco Giacosa (1974) vive a Torino, dove collabora con il quotidiano «La Stampa». Per il suo giornale ha intervistato Federico Francesco Ferrero, terzo MasterChef d’Italia.
Ha pubblicato L’occhio della mucca – sette storie (Marcovalerio, 2014) e Zuppa inglese, racconto in dieci porzioni (ARPANet, 2007).
Titolo: DisasterChef
Autore: Marco Giocosa
Editore: Miraggi Edizioni
Anno di pubblicazione: 2014
Pagine: 96
Prezzo: 12,00 euro