Richard, Martin, Gerald e Vincent l’hanno rapito per scrivere, una cosa alla Hemingway hanno detto, i lettori di domani devono sentire il fruscio dei loro mantelli, e gli ultimi lamenti. E lui ha accettato il lavoro; gli spaccano il piede ogni due settimane, per impedirgli di fuggire. Richard, Martin, Gerald e Vincent girano per Praga in cerca di persone da rapire e torturare: le incastrano dentro una valigia, al buio, i talloni contro le natiche e fronte sulle ginocchia. Possono durare anche giorni, urlando e gemendo nei loro escrementi, prima che il cuore ceda. Intanto loro scherzano e anche Hemingway deve ridere, farsi amici i suoi carcerieri. Fino al giorno in cui tenta di fuggire…
Con la trama non andiamo oltre perché è proprio qui che la storia diventa interessante. Fino a dove ti spingeresti per sopravvivere?, è la domanda che all’inizio muove il romanzo, e mano a mano che la storia procede un’altra domanda si fa strada nella mente del lettore, e del protagonista senza nome: “Dove finisce la legittima difesa e inizia la tortura?”.
La notte raccolgo fiori di carne è un romanzo ammirevole perché lo splatter non è mai fine a se stesso, e il macabro non vuole mai soddisfare il voyeurismo di un certo tipo di lettori: quelli che, per intenderci, leggono Cronaca Nera, Delitti & Misteri e guardano in tv i plastici di Bruno Vespa.
La notte raccolgo fiori di carne è un horror psicologico, claustrofobico e sotterraneo, che si muove nella pancia. Un romanzo bello, seppur breve, che richiama alle mente ovviamente Misery non deve morire e alcuni film come L’ultima casa a sinistra.
Pirazzini ha una scrittura pulita e misurata, si prende il suo tempo, non spreca neanche un aggettivo; tutto è al suo posto, e credibile.
Poco da aggiungere: il più bel horror italiano letto negli ultimi anni.
Ecco, se vi piace il buon horror, quello che non è scritto solo per gli appassionati, con una storia che non si censura ma che possono leggere tutti, che sparge più domande che sangue, questo è il libro per voi.
«Come va il piede?» Martin mi domanda mentre con il mestolo mi serve i funghi.
«Meglio, meglio, grazie» lo so che me lo stanno per spaccare di nuovo, domani è la terza domenica del mese, e devo anche ringraziare.
«Sai, stavamo pensando che potremmo farne a meno questa settimana. Deve essere piuttosto doloroso» dice Gerald.
«Un po’ in effetti. Se possiamo farne a meno, io non posso che esserne contento» rispondo. Brucia come l’inferno ma è sempre meglio della valigia.
«Avevamo già deciso, ragazzo, basta con il martello» Richard dice e io prego che non aggiunga nulla, nulla come “ora si passa alla valigia!” e infatti mi dà una pacca sulla spalla e con un boccone di pane pulisce il sugo delle salsicce dal piatto.
«Grazie» dico tentennando. Sulla tavola i due continuano a gemere. Lei durerà molto, almeno fino a domani notte, le sento queste cose. Quando mi siedo a tavola, davanti al computer avverto anche un certo indolenzimento alla schiena che, nelle sere senza prigionieri da torturare, mi ricorda l’immenso dolore che proverei dentro la valigia.
Autore: Giorgio Pirazzini
Titolo: La notte raccolgo fiori di carne
Editore: Las Vegas Edizioni
Anno di pubblicazione: 2011
Prezzo: 12,00 euro
Pagine: 112