Era il 1984 quando Freddy Krueger, volto ustionato, cappello calato sulla fronte, maglione verde e rosso (i colori più difficili da associare per l’occhio umano) faceva capolino nei cinema americani con Nightmare. Dal profondo della notte (A Nightmare on Elm Street). Icona assoluta del cinema horror ‘80–’90 Freddy entrava prepotentemente negli incubi degli adolescenti americani (e nei nostri) dissacrando la famiglia, mettendo a nudo l’ipocrisia della provincia perbene, delle istituzioni, facendo ricadere sui figli le colpe dei padri e smascherando il mito dell’adolescenza felice. Davanti a lui sopravvive solo Nancy, l’adolescente che è costretta a crescere per togliere forza ai sogni, anche lei icona delle final girl. Il regista di A Nightmare on Elm Street è ovviamente Wes Craven, autore di film non sempre del tutto riusciti, ma che ha saputo più di una volta reinventare il cinema horror. Nel 1972 Le colline hanno gli occhi (il suo primo vero film) propone il conflitto tra due nuclei famigliari: quello borghese e quello dei rifiuti della società. Ne sarebbe venuto fuori un survival-revenge horror come tanti se Craven non avesse saputo esplorare i tabù e le contraddizioni dell’America ai tempi di Nixon, dove la civiltà si adegua alla violenza dei fuori legge, assimilandola e superandola, in un ribaltamento dei ruoli che denuncia tutta l’ipocrisia del perbenismo. Wes Craven ha saputo giocare come nessun altro con il cinema horror, mettendone prima in scena il lavoro in Nightmare. Nuovo incubo e poi sbeffeggiandone le regole in Scream (1994), una saga piena di citazioni e di decaloghi fatti per essere reinventati, almeno se vuoi sopravvivere («Ci sono delle regole precise che devono essere rispettate se si vuole sopravvivere in un horror, va bene? E vado a incominciare. Numero uno: non si deve mai fare sesso. Mai! No! È proibito! È proibito! Sesso uguale morte! Va bene?! Numero due: mai ubriacarsi o drogarsi. No, perché è il peccato, peccato per estensione della regola numero uno. E numero tre, mai, mai e poi mai in nessun caso dire: torno subito. Perché non si torna più!»).
Il saggio di Roberto Pugliese dà ragione di tutta la produzione di Craven. È un libro pieno di fatti e di aneddoti, che analizza il lavoro del regista nell’ottica della sua formazione umanistica, della storia del cinema (Pugliese dimostra di avere una cultura ampia e solida) ma soprattutto che rilegge i film alla luce delle inquietudini personali di Craven e dell’America tutta. Un libro imperdibile per tutti gli amanti del cinema (non solo del cinema horror) e per chi ha perso qualche notte di sonno ricordano questa filastrocca “L’uomo nero non è morto, ha gli artigli come un corvo, fa paura la sua voce, prendi subito la croce…”
Questa è la pagina dedicata al volume: http://www.lindau.it/schedaLibro.asp?idLibro=1494
Autore: Roberto Pugliese
Titolo: Wes Craven. L’artigianato della paura
Editore: Lindau
Pagine: 200
Prezzo: 22,00 euro
Anno: 2013