Venne prima, anni fa, un Ricettario di scrittura creativa.
Ora, una qualche idea di creatività permane anche nell’orizzonte di questo nuovo lavoro firmato da Stefano Brugnolo, professore universitario, e dallo scrittore Giulio Mozzi, L’officina della parola, un “manuale di scrittura che insegna divertendo” (nota di copertina) pensato non solo per il cimento letterario ma per “qualunque tipo di testo in prosa”. L’opera, edita da Sironi, credo possa essere utile a giornalisti, insegnanti, studenti – ma, visto l’andazzo, direi a chiunque si trovi nelle condizioni di dover maneggiare un testo da scrivere che vada oltre la messaggistica istantanea e pre-grammaticale che la fa abbastanza da padrona (come ognuno sa).
Accanto ai due capitoli scritti da Mozzi inerenti al discorso letterario (segnatamente: alla narrazione, con una serie di suggerimenti – direi persino chiarimenti, che male non fanno – su cosa possa voler dire costruire una trama o un dialogo o un personaggio) e alla sua dimensione peculiare, ossia espressiva più che comunicativa, alla retorica-stilistica insomma, non manca – rubricato come discorso sull’elocutio – una vera e propria grammatica, a cura di Brugnolo, cui – ci avverte la nota introduttiva – si deve il disegno generale dell’opera.
Dopo aver illustrato all’inizio, in un esteso ragionamento sull’abc della scrittura giornalistica, le tappe salienti dell’inventio e della dispositio, il suo lavoro non disdegna (e fa benissimo) di ripassare il corretto uso di articoli, verbi, aggettivi, di quella grammatica che spesso i ragazzini delle scuole medie sostengono di aver dimenticato perché “l’hanno fatta alle elementari” e i ragazzi delle scuole superiori trattano con impacciato fastidio perché “l’hanno fatta alle medie” col risultato che le tesi di laurea non di rado vengono scritte con un’allegra disinvoltura da sciamannati.
Quindi si passa dal “fatto notiziabile” al testo argomentativo (ordine e coerenza del discorso, liste, mappe, procedimenti: genetico, dialettico. classificatorio etc), dalle tecniche di narrazione ai registri espressivi (a proposito, il tono del lavoro è dichiaratamente leggero pur nell’assoluta serietà e sistematicità dell’approccio: la mole del volume è indice in questo caso di un approfondimento significativo).
Non mancano dritte non solo su come superare il famigerato blocco da pagina bianca, ma sul più banale dilemma (ben noto agli insegnanti – che però spesso non sanno come risolverlo – alle prese con studenti pigri) del farsi venire idee per mettere giù un temino. O, nel caso della prova letteraria, indicazioni e proposte come quella che Mozzi aveva mutuato già diversi anni fa da Brian Eno: le “strategie oblique” (che non sveliamo). O i “ventisette suggerimenti per scrivere un dialogo credibile”. O ancora, l’illustrazione di un aspetto banale perché fondamentale e invece negletto nella pratica degli aspiranti scrittori: la verosimiglianza di una storia (non parliamo ovviamente di fantasy o cose di questo genere – sebbene vada ricordato che persino un mondo immaginario risponde a delle regole).
Un ottimo manuale dunque, concepito per più livelli d’uso, perciò stesso davvero consigliabile.
Stefano Brugnolo e Giulio Mozzi
L’officina della parola
a cura di Paola Borgonovo
Sironi editore
Pagine: 560.
Euro 27,90.