“A New York oggi nevica. Dalla finestra del mio appartamento nella 59a strada guardo il palazzo di fronte, dove si trova la scuola di danza che dirigo”. Sono le prime righe di Caterina Certezza di Patrick Modiano (Donzelli 2014) che rappresenta l’esordio dell’autore francese nella letteratura per ragazzi, pubblicato nel 1988 da Editions Gallimard Jeunesse.
Tra le allieve della scuola di danza c’è una ragazzina che porta gli occhiali, prima che inizi la lezione li posa su una sedia “come facevo anch’io quando avevo la sua età, alla scuola di danza di Madame Dismailova”, perché non si può ballare con gli occhiali. Le illustrazioni di Jean-Jacques Sempé ritraggono la piccola Caterina, una bambina vivace e intelligente che circa trent’anni prima aveva abitato a Parigi insieme al padre nel X arrondissement in rue d’Hauteville sopra una specie di negozio “di cui papà, ogni sera alle sette, abbassava la serranda”. Il negozio la cui facciata, tutta di vetro smerigliato con la scritta CASTERANI & CERTEZZA – Esp. – Trasp., assomigliava a quei locali delle stazioni di provincia dove si depositano e si spediscono i bagagli. Il socio del padre di Caterina si chiamava Monsieur Raymond Casterani e “aveva cominciato a lavorare con papà dopo la partenza della mamma”. La mamma di Caterina era americana, quando aveva vent’anni faceva parte di un corpo di ballo che era venuto in tournée a Parigi “e qui aveva conosciuto papà”. I genitori di Caterina si erano sposati e la donna aveva continuato a ballare nei varietà parigini ma dopo qualche anno era tornata a vivere in America, perché sentiva troppa nostalgia del suo paese. “Caterina, ti mando un bacione. La tua mamma che ti pensa sempre”. Ogni settimana il postino consegnava alla bambina una lettera che terminava sempre con questa frase. Quando Caterina si toglieva gli occhiali da vista cose e persone perdevano i contorni, tutto diventava sfumato, persino i suoni si facevano sempre più attutiti. “Il mondo, quando lo guardavo senza occhiali, non aveva più asperità, era morbido e soffice come un grosso cuscino nel quale affondavo la guancia, e alla fine mi addormentavo”. Senza occhiali era persino più simpatico Monsieur Casterani, “capelli scuri, occhi neri e un busto lunghissimo” che il padre di Caterina aveva soprannominato “lo Scocciatore”. L’allampanato Raymond aveva la mania di dettare lunghe e inutili lettere a padre e figlia. “Suvvia signorina, cerchi di essere seria, mi raccomando gli accenti… E si rimetta gli occhiali per vedere il mondo così com’è…”. Caterina quindi possedeva una grande fortuna, “potevo vivere in due mondi diversi a seconda che portassi gli occhiali oppure no”. Anche il padre di Caterina, che amava ripetere l’espressione “a noi due, signora Vita!”, portava gli occhiali. “Ogni volta che ti leverai gli occhiali, gli altri troveranno nel tuo sguardo qualcosa di dolcemente appannato, è quello che si chiama fascino”.
“Per l’arte della memoria con la quale ha evocato i destini umani più inesplicabili e scoperto il mondo della vita nel tempo dell’occupazione”. Con questa frase significativa l’Accademia Svedese ha motivato l’assegnazione del Premio Nobel per la Letteratura a Patrick Modiano tra i più apprezzati narratori francesi contemporanei, uno degli autori più amati e più letti in terra di Francia. Figlio di Albert Modiano, discendente di una famiglia di ebrei italiani di Salonicco, e di Louisa Colpijn, attrice belga di etnia fiamminga, l’autore in tutti i suoi trenta romanzi scritti rigorosamente a mano nel suo appartamento parigino circondato da libri, guide e vecchi elenchi telefonici dove trovare i nomi dei suoi personaggi, affronta i temi a lui più cari: la II Guerra Mondiale, la memoria e l’identità. “Il Proust dei nostri giorni”, come l’ha definito il segretario del Premio Peter Englund tra le pagine dei suoi libri, è sempre in cerca di un tempo non suo, quello della Parigi dell’occupazione nazista e del dopoguerra. “Lo scrittore si nasconde dietro il libro che scrive…”. Ammiratore di Simenon, persona schiva, quando ha ricevuto la notizia della vittoria ha esclamato: “Io? Mi sembra irreale”, Modiano pone al centro delle sue storie la Parigi del quartiere latino, del lungo Senna e dei caffè. Quella stessa Parigi che Caterina lascerà insieme al padre per sbarcare in America, ma che non dimenticherà mai. “In fondo restiamo sempre gli stessi, e quelli che siamo stati nel passato continuano a vivere fino alla fine dei tempi. E così ci sarà sempre una ragazzina di nome Caterina Certezza che passeggerà con suo padre nel X arrondissement a Parigi”.
Patrick Modiano è nato a Boulogne-Billancourt, cittadina vicino a Parigi, il 30 luglio 1945. Vincitore del Premio Goncourt nel 1978 con Rues des Boutiques Obscures, tra i suoi libri tradotti in Italia citiamo Un pedigree (Einaudi 2006) e Dora Bruder (Guanda 1998, Tea 2000). A dicembre per Einaudi uscirà il penultimo romanzo di Modiano L’erba delle notti, mentre la sua opera più recente Pour que tu ne te perdes pas dans le quartier, Purché tu non ti perda nel quartiere, verrà pubblicata sempre da Einaudi nel 2015. Ha vinto il Premio Nobel per la Letteratura 2014. È il quindicesimo scrittore di lingua francese premiato con il Nobel in oltre un secolo, con Modiano la Francia diventa il Paese con più Nobel per la Letteratura.
Jean-Jacques Sempé è uno degli illustratori più famosi del mondo. Autore di oltre venti volumi, in più di trenta paesi, è il creatore del monello più simpatico di Francia, il Piccolo Nicolas, ideato insieme a Goscinny. Le storie di Nicolas e della sua banda di amici sono pubblicate in Italia da Donzelli.
Caterina Certezza è tradotto da Maria Vidale.
Autori: Patrick Modiano e Jean-Jacques Sempé
Titolo: Caterina Certezza
Editore: Donzelli
Anno di pubblicazione: 2014
Prezzo: 14,00 Euro
Pagine: 96