“Se non fosse stato per la cartoleria al piano terra, che vendeva articoli comuni, si sarebbe potuto ritenere il numero 10 della Seilerstätte, il palazzo di un aristocratico”. La dimora viennese della famiglia di costruttori di pianoforti Alt rappresenta l’anima dello splendido romanzo La melodia di Vienna di Ernst Lothar (edizioni e/o 2014), opera maggiore di un autore ingiustamente dimenticato.
Fatta erigere dal patriarca Christoph Alt nel 1790, per quasi cento anni fino al quel momento, il 9 maggio 1888, la casa aveva avuto tre piani oltre al piano terra e al mezzanino. A Vienna, nessun palazzo di borghesi che si rispettassero era più alto dell’imponente Palazzo Alt, dall’intonaco di un giallo-grigio opaco e dalla facciata in puro stile Maria Teresa che “emanava un senso di agiatezza”. La casa esisteva ormai da novantasette anni quando Franz Alt, uno dei nipoti del capostipite fondatore della ditta Christoph Alt, sui cui pianoforti si erano esercitati geni quali Haydn e Mozart, aveva avuto un’idea audace: costruire un quarto piano. Franz, trentasei anni compiuti da poco, alto, impacciato, poca cura di se stesso e dell’abbigliamento, aveva assunto la successione del padre e del nonno nella fabbrica di pianoforti. L’uomo aveva deciso di sposarsi, la prescelta era Henriette (Hetti) Stein, figlia dell’accademico Stein, ma il suo proposito non riscontrava l’approvazione degli Alt che abitavano all’interno del palazzo. Bravi viennesi contrari alle trasformazioni e non c’era nulla di più sconvolgente dell’aggiunta di un quarto piano a una vecchia casa. Il clan Alt inoltre disapprovava quasi senza eccezioni l’unione di Franz con la giovane Hetti, figlia bellissima di un padre famoso, che prendeva per marito un uomo molto più anziano di lei, persona rispettabile e gradevole certo ma non un adone, né un conte, né un virtuoso o un milionario. Le critiche non mancavano, iniziando dalle parole fin troppo esplicite dell’anziana signorina Sophie Alt, unica superstite dei figli del costruttore, che occupava le stanze a piano terra della dimora avita. “Di’ un po’ Franz; possibile che in tutta Vienna non esista altra donna all’infuori di Henriette Stein per il titolare della ditta Alt? È per lei che hai aspettato tanto a sposarti?”. Ma l’unione era decisa, la figlia del professore ordinario alla pubblica università e il nipote del fabbricante di pianoforti, non industriali, come si era sempre definito con modestia il vecchio Christoph, si sarebbero presto sposati unendo i loro destini. “Il signor Grunfeld stava suonando Il Danubio blu e la giovane donna stava nuovamente danzando con lo sposo. Era irresistibile il suono della musica che sgorgava dal tocco lieve del virtuoso; Franz era un abile ballerino e intendeva dimostrarlo a Henriette”.
La melodia di Vienna, come “erano chiamati dai viennesi i prodotti della ditta Alt”, fatti di legno di pero, romanzo pubblicato per la prima volta negli Stati Uniti nel 1944 con il titolo The Angel with the Trumpet, apparve solo nel 1947 nella lingua madre di quest’autore poliedrico, amico di Stefan Zweig e dei maggiori intellettuali austriaci dei primi anni del XX Secolo. Datata 1982 è invece la prima apparizione del volume edito da Mondadori col titolo L’angelo musicante. Ed è proprio “un angelo nudo del tipo che a Vienna era chiamato angelo musicante” il blasone in pietra che sovrastava l’ingresso principale di Palazzo Alt. Nel volume che illustra la storia di una famiglia attraverso quasi un secolo di avvenimenti epocali (1888-1945), in ogni pagina si respira l’atmosfera mitteleuropea, tipicamente viennese. Il “Bel Danubio blu” assiste alla tragica morte di Rodolfo d’Asburgo (presente nel libro), erede al trono dell’Imperatore Francesco Giuseppe, alla dissoluzione dell’Impero Austro-Ungarico, all’avvento del nazismo e a due sconvolgenti guerre mondiali. “Ali bella gerunt, tu felix Austria nube”, “Gli altri fanno le guerre, tu, Austria felice, sposati”, era questo il motto che rappresentava la tendenza degli Asburgo a utilizzare la politica matrimoniale per estendere la propria potenza ma il corso della storia prese una piega diversa. Nel cuore della vecchia Europa gli Alt sono preda di passioni e odi insanabili, mentre l’Ottocento è al tramonto e il Novecento sta per nascere con tutto il suo carico di novità, positive e nefaste. È il nuovo che avanza, magnificamente impersonato nella figura di Hetti Alt, occhi neri e profondi, pelle di un candore luminoso, bocca sensuale e casta “giovane donna educata dal padre nello spirito del liberismo e del progresso”.
Ernst Lothar Müller (Brno 1890-Vienna 1974) fu scrittore, regista e critico teatrale. Dopo la laurea in giurisprudenza e una rapida carriera nella burocrazia austriaca si dedicò anima e corpo alla scrittura e al teatro arrivando a dirigere il Theater in der Josefstadt di Vienna. Nel 1938 a causa delle persecuzioni del regime nazista emigrò negli USA dandosi all’insegnamento universitario. Tornò a Vienna nel 1949 e continuò a scrivere romanzi, liriche e saggi.
Il romanzo La melodia di Vienna è tradotto da Marina Bistolfi.
Autore: Ernst Lothar Müller
Titolo: La melodia di Vienna
Editore: edizioni e/o
Anno di pubblicazione: 2014
Prezzo: 18,00
Pagine: 604