È una Cina ancora quasi sconosciuta, quella raccontata da Vikram Seth nel suo bel racconto di viaggio “Autostop per l’Himalaya” (Longanesi 2014). Non ancora romanziere di successo, lo scrittore indiano, allora studente alla Stanford University e per due anni all’Università cinese di Nanchino, nell’estate del 1981 decise di tornare a casa in India via terra, attraversando le remote regioni occidentali della Cina, fino al Tibet e poi al Nepal. All’inizio viaggia con i compagni di università e a bordo di pullman, sempre scortati dalle guide di turno, poi prosegue da solo, cercando passaggi in autostop. E inizia l’avventura, su strade che dire “dissestate” è un eufemismo, interrotte da frane ed esondazioni, su camion gelidi e per altipiani battuti dal vento, tra alcune delle catene montuose più alte del pianeta, attraverso terre percorse dai nomadi e yak.
Il diario di viaggio di Seth rivela lo sguardo fresco del giovane viaggiatore, il suo interesse per i luoghi, le persone, i camionisti compagni di viaggio, le culture. Fastidi, malesseri e nostalgia di casa ma anche l’ironia di fronte agli imprevisti e la commozione al cospetto di panorami immensi, tramonti e aurore in terre desolate, l’ospitalità dei cinesi lungo la strada e la cultura tibetana di cui Seth vede già la fine, a causa della “colonizzazione” interna da parte dei cinesi di etnia han della costa orientale, inviati fin dai tempi di Mao nelle remote terre occidentali. Non mancano belle pagine ancora di grande attualità, sulle differenze tra i due giganti emergenti, Cina e India: la scolarizzazione dei bambini, l’assistenza sanitaria (migliori in Cina secondo Seth, che dice “i loro vecchi non muoiono di fame, i loro bambini sono fondamentalmente sani”), i vantaggi di vivere in una democrazia, seppur corrotta e oppressa come in India da un’elefantiaca burocrazia.
Onnipresente il controllo della polizia tanto più perché Seth viaggia in aree remote, etnicamente “turbolente” e quasi proibite ai turisti stranieri. Gli incontri con la polizia sono tragicomici, tra richieste assurde dei funzionari, tentativi di rimandarlo indietro o addirittura spedirlo alla frontiera, tra vari ed eventuali maneggi dell’autore per ovviare agli imprevisti. Seth racconta la bellezza di Lhasa, si commuove di fronte alle vessazioni subite da una famiglia di tibetani a opera dei cinesi, vede splendidi templi semidistrutti dalle guardie rosse negli anni della rivoluzione culturale, ammira il grande fiume Brahmaputra e la tranquillità di alcune sere quando si è in viaggio e ormai entrati nello spirito dei luoghi, quasi abituati a tutto.
Al confine col Nepal tornano somiglianze con le valli indiane dell’Himalaya: i bufali d’acqua, i colori vividi nelle vesti delle donne, i camion decorati con simboli religiosi e “disperatamente sovraccarichi di merci terrene”, strisce di peperoncini rossi messi a seccare sui tetti, “villaggi decrepiti abbarbicati attorno ai loro templi”. Poi è già Kathmandu, la capitale nepalese, e infine il ritorno in India, con molta disillusione e una speranza sul futuro di India e Cina, che è anche una ricetta individuale per la comprensione dell’altro: “la conoscenza di un’altra grande cultura significa arricchire la propria vita, capire meglio il proprio Paese, sentirsi più a proprio agio nel mondo e indirettamente incrementare quella riserva di buona volontà individuale che forse potrà, tra molte generazioni, mitigare l’uso cinico del potere nazionale”.
Vikram Seth è nato a Calcutta nel 1952. Dopo aver studiato economia alla Stanford University, ha fatto numerosi viaggi, trascorrendo lunghi periodi in Inghilterra, California, India e Cina. In Italia sono usciti per Longanesi i due romanzi bestseller “Il ragazzo giusto” e “Una musica costante”. Sempre per Longanesi è uscito “Due vite” e per Guanda la raccolta di poesie “Golden Gate”.“Autostop per l’Himalaya” ha vinto il Thomas Cook Travel Award, uno dei più importanti premi per la letteratura di viaggio.
Autore: Vikram Seth
Titolo: Autostop per l’Himalaya
Editore: Longanesi
Anno di pubblicazione: 2014
Pagine: 249
Prezzo: 16.40 euro