Nelle prime pagine del romanzo Storia di una suora di Kathryn Hulme (Castelvecchi 2014) la protagonista Gabrielle van der Mal si trovava insieme con altre quaranta giovani donne, perlopiù belghe come lei, nell’anticamera del convento di Bruxelles. “La corta pellegrina nera si allacciava al collo e ricadeva senza pieghe fino a coprire metà dell’avambraccio. Strano, al momento di indossarla, quel pensare a Lourdes, come se fosse stata quella recente esperienza a farla decidere di entrare in convento”. La giovane stava per diventare una novizia, avrebbe così studiato ogni giorno la Santa Regola, una sorta di Baedeker (Guida) della vita claustrale all’interno di quella comunità nella quale le duecento suore avevano abituato gli occhi “a guardare a terra e il cuore a raggiungere la meta che consiste nell’essere in ininterrotta conversazione con Dio”. Gabrielle che presto sarebbe diventata Suor Luke, ripensava a tutte le tappe che l’avevano condotta lì: la sua infanzia, la cuoca che non aveva mai tagliato una fetta di pane senza prima fare col coltello il segno della croce sul grosso pane tondo, suo padre, il miglior chirurgo belga specialista delle malattie del torace e del cuore.
“Quella mia infanzia religiosa all’antica” nella quale “Dio era come una persona di famiglia… E questa è la ragione principale per cui mi trovo qui ora. Ho imparato ad amarlo quando ero ancora giovanissima”. Ma Gabrielle aveva amato anche Jean, il suo primo amore ma adesso il suo ingresso nella comunità, stretta in regole ferree, rappresentava uno stacco dal passato “netto come un’amputazione”.
The Nun’s Story, pubblicato nel 1956, ricalca la vita dell’infermiera belga Marie Louise Habets, conosciuta da Kathryn Hulme alla fine della II Guerra Mondiale mentre dirigeva un campo per rifugiati dell’UNRRA, che sarebbe diventata la sua compagna. “Il tempo nel convento apparteneva alla campana di bronzo del campanile della cappella che annunciava ogni attività da svolgere via via durante la giornata affollata di doveri”. Quel suono di campana per tutte le abitanti del convento era molto più che una chiamata ai doveri e alle devozioni, “era la voce di Cristo”. Quel richiamo che avrebbe condotto Suor Luke come infermiera presso un ospedale psichiatrico, in un convento in Congo assistente del chirurgo dell’ospedale governativo, il dottor Fortunati, presso un ospedale belga sul confine olandese mentre stava per scoppiare la II Guerra Mondiale. Il Belgio presto sarebbe stato invaso dai nazisti. “Suor Luke uscì dalla sala operatoria de La Trinité alle cinque del mattino. Era il 10 maggio 1940, una data che Suor Luke, il suo Paese e il mondo non avrebbero più dimenticato”.
L’autrice sa evocare con uno stile scorrevole e coinvolgente l’atmosfera all’interno del convento dove contava solo il tempo che si donava a Dio e dove ciascuna consorella “si trovava isolata in un mondo che aveva una propria spirale temporale”. Dal racconto di Suor Luke, bestseller internazionale, fu tratto nel 1959 il film La storia di una monaca diretto da Fred Zinnemann, nel quale la protagonista Audrey Hepburn si calava alla perfezione nel ruolo di una donna che presto si sarebbe trovata di fronte a una scelta di vita. “Senza la cuffia che la proteggeva, le sembrava di guardare il mondo attraverso lenti quadrangolari”.
Kathryn Hulme (San Francisco 1900 – 1981). Oltre a Storia di una suora l’autrice ha scritto The Undiscovered Country: A Spiritual Adventure dedicato all’esperienza come allieva del maestro spirituale della prima metà del XX Secolo G. I. Gurdjieff e alla successiva conversione al cattolicesimo, e The Wilde Place sui suoi ricordi d’infermiera durante la guerra.
Il romanzo Storia di una suora è tradotto da Ilaria Tesei.
Autore: Kathryn Hulme
Titolo: Storia di una suora
Editore: Castelvecchi
Pubblicazione: 2014
Prezzo: 18,50 Euro
Pagine: 288