Il miglior modo per descrivere Il posto di Annie Ernaux (L’orma editore 2014) è usare le parole stesse dell’autrice: “il romanzo è impossibile. Per riferire di una vita sottomessa alla necessità non ho il diritto di prendere il partito dell’arte né di provare a fare qualcosa di “appassionante” o “commovente”. E infatti quello della Ernaux è un resoconto scabro, immediato come una successione di fotogrammi riemersi dalla memoria a rappresentare una vita intera, quella di suo padre. Eppure, quasi contro il volere dell’autrice, da queste pagine secche, senza fronzoli, emerge una figura commovente di uomo qualunque del Novecento.
La Ernaux inizia dalla fine, la morte di suo padre a 67 anni, “lacrime, silenzio e dignità, questo è il comportamento da tenere alla morte di un congiunto, in una visione sobria e signorile del mondo” per raccontarne la vita. Nato a fine ‘800, cresciuto in una famiglia di fittavoli della Normandia, mungeva mucche mattina e sera, e a scuola ci andava a piedi, due chilometri ogni giorno. Poca bellezza, “mio padre lavorava la terra altrui, lo splendore della Madre Terra e altri miti gli sono sfuggiti”. Poi la prima guerra mondiale, la fabbrica, il matrimonio e il primo bar-drogheria in una cittadina operaia.
Una storia di orgoglio e dignità eppure anche della vergogna dei poveri davanti alla figlia più istruita, alle sue amicizie man mano che va avanti con gli studi, allontanandosi dalla famiglia. Frattura che la Ernaux non finge di colmare, e che anzi resta, intatta, nella sua fatica di raccontare: “naturalmente, nessuna gioia di scrivere, in questa impresa in cui mi attengo più che posso a parole e frasi sentite davvero”. Non per complicità, ma perché queste parole delimitano il mondo del padre, in cui “non si usava mai una parola per un’altra”. Ed è proprio il distacco da quel mondo a sancire l’incomunicabilità tra due classi sociali che nulla hanno a che vedere l’una con l’altra.
Il posto è la storia di un uomo qualunque, e dunque anche la storia nostra, dei nostri nonni, delle loro fatiche e successi, di un mondo che non ci appartiene più nella sua umiltà, nella sua gentilezza incapace di ironia. Il mondo della “brava gente”, modesta, che non si permette di desiderare qualcosa. E fatto di quelle cose piccole – “profumo di ligustri in fiore a fine primavera, il nitido abbaiare dei cani in novembre, le avvisaglie dei primi freddi” che, come scrive la Ernaux, fanno dire con ipocrisia al mondo di chi comanda “a ogni modo quella gente lì è comunque felice”.
Annie Ernaux è nata a Lillebonne (Senna Marittima) nel 1940 ed è una delle voci più autorevoli del panorama culturale francese. Pubblicata in tutto il mondo, la sua opera è stata di recente consacrata dall’editore Gallimard, che nel 2011 ne ha raccolto gli scritti principali in un unico volume nella prestigiosa collana Quarto.
Considerata un classico contemporaneo, è amata da generazioni di lettori e studenti. Il posto (Prix Renadout 1982), di cui questa è la prima edizione italiana, è unanimemente ritenuto uno dei suoi capolavori. Della stessa autrice L’orma editore pubblicherà il romanzo Gli anni.
Autore: Annie Ernaux
Titolo: Il posto
Editore: L’orma
Anno di pubblicazione: 2014
Prezzo: 10 euro
Pagine: 114