Con Bella mia (Elliot 2014), Donatella Di Pietrantonio torna in libreria a circa tre anni da quel suo folgorante esordio (“Mia madre è un fiume”) che sorprese la critica e fu suggellato da un notevole successo di pubblico.
Questo nuovo romanzo non tradisce le attese: l’autrice si conferma scrittrice di razza per l’intensità e la modernità dei temi che si intrecciano nella narrazione, la sua scrittura scarna ma efficace che sa commuovere e trascinare il lettore nelle vicende appassionanti che caratterizzano anche questo libro. La narrativa italiana,quindi, può contare su una nuova “star”, che sa conquistare il consenso della critica ed il cuore di un vasto stuolo di lettori. E non è certo usuale che alla sua seconda prova l’autrice sia entrata con la sua opera nella selezione del prestigioso Premio Strega.
Il romanzo è ambientato a L’Aquila, scelta – come ha rivelato la stessa scrittrice in una recente intervista – “come scenario perfetto per narrare il tema della perdita e della ricostruzione verso una nuova felicità”. Siamo infatti nel 2009 all’indomani del terremoto che ha devastato la città abruzzese. Qui vivono due sorelle gemelle, una delle quali Olivia, separata dal marito e madre di un figlio, Marco, rimane vittima del terremoto. Alla morte della madre, il ragazzo torna dal padre, musicista di fama, che vive a Roma con una nuova compagna, ma vi resta poco tempo.
La convivenza con il genitore, verso il quale manifesta un fortissimo rancore, si rivela, infatti, impossibile e si conclude dopo poco più di sei mesi, dal momento che Marco, barricato in un impenetrabile mutismo, rifiuta ogni rapporto. Spetta quindi alla zia e all’anziana nonna occuparsi di un ragazzo, taciturno e scontroso come solitamente sono gli adolescenti, ancor più difficile da gestire dopo il trauma sofferto. In particolare, con le responsabilità maggiori è chiamata a misurarsi la protagonista e voce narrante del racconto, costretta ad improvvisarsi madre, suo malgrado, avendo da tempo scelto di non vivere l’esperienza della maternità.
Il racconto si snoda lungo il lento e travagliato iter di riadattamento e di ricerca di una nuova esistenza che coinvolge i personaggi centrali della vicenda e i loro vicini di casa. Nel clima doloroso e drammatico della “new town” in cui sono stati trasferiti, vengono alla luce, come in tutte le situazioni estreme, le grandi qualità umane. Nel racconto emerge la figura della protagonista, una donna sola ma sorretta da un amore forte e generoso e ispirata da una costante e pervicace fiducia nel futuro, nella sua lotta quotidiana per risalire, per uscire dal lutto e dalla solitudine, per ricostruire la rete degli affetti e dei rapporti sociali. Pur nelle perenni difficoltà, accompagnate da dubbi, paure e da un comprensibile senso di inadeguatezza dinanzi alle decisioni da prendere per far fronte ai problemi di crescita di Marco, lentamente si affaccia qualche spiraglio di cambiamento, fa capolino la speranza.
Ciò avverrà soprattutto perché mostreranno il coraggio di affrontare non solo i problemi del presente ma di superare il tragico passato. Struggenti ricordi che “mordono come iene” concorreranno all’elaborazione del lutto, un cane rimasto orfano del padrone ucciso dal sisma contribuirà alla svolta nei comportamenti e nel modo di porsi dinanzi al futuro da parte di Marco, la compagnia di un uomo discreto e sensibile, ma soprattutto la forza di un amore contagioso, consentiranno lo schiudersi di nuovi orizzonti.
Donatella Di Pietrantonio è nata nel 1963 ad Arsita, un piccolo borgo del teramano, alle pendici del Gran Sasso. Oggi vive a Penne, splendido centro storico in provincia di Pescara, con marito e figlio, esercitando la professione di odontoiatra pediatrico. Scrive dall’età di nove anni fiabe, poesie e racconti brevi, ma solo nel 2009 ha pubblicato il suo primo romanzo “Mia madre è un fiume” (Elliot), che ha vinto molti premi ed è recentemente uscito in Germania.
Autore: Donatella Di Pietrantonio
Titolo: Bella mia
Editore: Elliot
Anno di pubblicazione: 2014
Prezzo: 17,50 euro
Pagine: 191