“Per favore, fidati di me. Posso davvero essere allegra. Posso essere amabile. Affettuosa. Affabile”. Nella prima pagina di Storia di una ladra di libri di Markus Zusak (Frassinelli 2014) la Morte si presenta con tono ironico sapendo già che di lì a breve allo scoppio della II Guerra Mondiale con la sua falce mieterà molte vittime.
Nella Germania nazista del gennaio 1939 la piccola Liesel Meminger di quasi 10 anni aveva visto morire il fratellino minore Werner. Il giorno del funerale di Werner, Liesel aveva preso un libricino nero dalle lettere argentate sepolto tra la neve del cimitero. Il Manuale del necroforo, un libro dalla copertina nera che Liesel non sapeva ancora leggere, era stato l’inizio della sua brillante carriera di ladra di libri, che poi in effetti salvava. La ragazzina tutta pelle e ossa apparteneva a quella schiera di sopravvissuti “schiacciati sotto un caos di frammenti di consapevolezza, disperazione e stupore”. Liesel nella sua veste di superstite, il padre considerato kommunist scomparso e la madre povera e malata l’aveva data in affido, era stata accolta dai genitori adottivi Hans e Rose Hubermann che vivevano a Molching, un sobborgo di Monaco.
“La giornata era grigia, il colore dell’Europa” quando Liesel, sola, sperduta in un posto a lei estraneo, fra persone sconosciute era giunta a Molching, nella Himmelstrasse. Saumensch (porcella) era il termine con il quale la tozza Rosa dal “volto adornato da un perpetuo furore” si riferiva spesso alla figlia adottiva. Il marito Hans, alto imbianchino con la passione per la fisarmonica si era immediatamente affezionato alla bambina, la quale si divertiva a vedere l’uomo, i cui occhi “erano fatti di bontà e argento”, arrotolare le sigarette che amava fumare una dietro l’altra. Gli Hubermann vivevano in un’abitazione composta di poche stanze, una cucina e un gabinetto esterno in comune con i vicini. Il tetto della casa era piatto e c’era una cantina che fungeva da magazzino che non aveva una profondità adeguata. Allora ciò non costituiva un problema, lo sarebbe diventato nel ’42 e nel ’43 quando le incursioni aeree avrebbero costretto la famiglia a precipitarsi in strada in cerca di un rifugio migliore.
Il miglior amico di Liesel si chiamava Rudy Steiner “il ragazzo della porta accanto”, ma per la ragazzina niente era tanto importante quanto i libri, iniziando dal primo sottratto alla neve e dal secondo invece salvato dal fuoco. Forse l’amore di Liesel per la lettura, rifugio e reazione nei confronti delle nefandezze del mondo che la circondava, era nato con l’arrivo di Max Vanderburg, nascosto in compagnia della sua sofferenza nella cantina degli Hubermann. “Nel novembre del 1940, quando Max Vanderburg arrivò nella cucina del 33 di Himmelstrasse, aveva ventiquattro anni. I vestiti parevano schiacciarlo, e la sua stanchezza era tale che un semplice prurito avrebbe potuto spezzarlo in due”.
The Book Thief è un romanzo di formazione commovente e originale, tradotto in più di 40 lingue con 8 milioni di copie vendute, che tratta argomenti universali quali l’amicizia, il coraggio e la tenacia. Markus Zusak dimostra come anche nei tempi più bui, l’amore per la cultura vince sempre grazie al potere delle parole. Nella Germania hitleriana i roghi di libri, atto barbaro con i contorni di una vera e propria violenza psicologica, non potevano certo spegnere il potere dell’immaginazione, della fantasia e del sapere. Per la figura di Liesel l’autore ha tratto ispirazione da un personaggio della sua famiglia riuscendo nell’intento di far comprendere soprattutto ai lettori più giovani che cosa è successo in un periodo non così lontano, stimolando la curiosità nei piccoli lettori così come Hans e Max fanno con Liesel “Le parole sono vita”.
La forza d’animo di questa piccola grande donna nel grande schermo è ben resa dallo sguardo espressivo di Sophie Nélisse nel film omonimo che esce oggi nelle sale italiane. Hans Hubermann è interpretato da Geoffrey Rush, la moglie Rosa da Emily Watson, Ben Schnetzer è Max Vanderburg. La pellicola è diretta dal britannico Brian Percival, regista della serie di culto Downtown Abbey. “L’unica possibilità che abbiamo perché quel che è successo non si ripeta è educare le generazioni future” ha precisato Percival durante una recente intervista, sottolineando l’importanza che ha il cinema nell’educare alla memoria le giovani generazioni. “Sì, mi ricordo sovente di lei, e in una delle mie numerose tasche ho conservato la sua storia da raccontare. Non è che una delle miriade di storie che porto con me, ognuna a suo modo straordinaria. Ciascuna di loro rappresenta un tentativo, un faticoso tentativo, di dimostrarsi che la vostra esistenza di uomini vale la pena di essere vissuta. Eccola qui. Una fra tante. La ladra di libri. Se ti fa piacere, vieni con me. Ti racconterò questa storia. Ti mostrerò qualcosa”.
Markus Zusak è nato nel 1975 ed è autore di cinque romanzi. Vive a Sydney con la moglie e i due figli. Storia di una ladra di libri è tradotto da Gian M. Giughese, le illustrazioni sono di Trudy White.
Autore: Markus Zusak
Titolo: Storia di una ladra di libri
Editore: Frassinelli
Anno di pubblicazione: 2014
Prezzo: 16,90 euro
Pagine: 563