Nel secondo romanzo di Valentina d’Urbano, Acquanera ( Longanesi 2013) i personaggi tutti, voce narrante compresa, non sono che emanazioni dell’unico protagonista, un lago nero che non ha vita: riposa fin dalla notte dei tempi in una calma apparente fra le montagne, un bosco lo divide da Roccachiara, un paesino del Nord Italia, che dall’alto pare dominarlo. Le sue acque trasparenti sono però la via d’accesso al mondo dei morti: da lì provengono i sogni e i fantasmi che tormentano e plasmano la coscienza dei vivi che vivono nella sua ombra, separati come da una barriera invisibile dalla civiltà e dalla Storia. A un destino di emarginazione segnato fin dalla nascita Fortuna avrebbe voluto sottrarsi allontanandosene: le donne della sua famiglia, la nonna Elsa e la madre Onda, sono succubi dello strano fascino emanato dal lago, che ha conferito loro le virtù magiche di presagire con sogni l’avvenire e di vedere i defunti, esigendo in cambio la totale rimozione di affetti e sentimenti.
Padri ed innamorati non hanno mai varcato veramente la soglia di casa: le acque hanno inghiottito il pescatore marito di Elsa e l’amante di Onda è scomparso nel nulla, dopo averla resa madre. Fortuna ha trascorso cosi infanzia ed adolescenza in una favola angosciante al di fuori del tempo e dello spazio: la prossimità con il regno dei trapassati fra le mura domestiche l’ha trasportata in una sorta di Medioevo popolato di spettri dolenti ove le voci dei coetanei e i rumori della contemporaneità erano deboli echi di un territorio sconosciuto e per questo agognato.
Ma persino lì fra i volti precocemente invecchiati, impronta indelebile di un paesaggio che non perdona, e l’apparizione di fantasmi non rassegnati penetra la presenza disturbante della luce dell’amore: è il legame assoluto ed eterno fra Fortuna e chi come lei abita ai margini, nel camposanto del paese, la compagna di classe, che porta non casualmente il nome di Luce e si occupa di ricomporre i cadaveri prima di chiuderli nella bara. Ed la forza di tale vincolo di fedeltà a spingere l’esule a fare ritorno e a riappropriarsi, tramite la rievocazione memoriale, di un passato mai rimosso, nel bisogno inconscio di riconoscersi e di perdonare.
Acquanera capovolge pertanto le convenzioni del romanzo di formazione, definendo la maturità più un percorso di recupero d’identità che di crescita nella separazione dalle protezione delle mura domestiche: Ulisse non deve vagare per il mare per incontrare i mostri, deve piuttosto spalancare le stanza chiuse della sua stessa isola per affrontarli e vincerli. Ed è nel rappresentare la lotta intima e feroce della sua umanità prigioniera di luoghi incantati che l’autrice elabora una sorta di asciutto realismo magico, nel quale il racconto dell’orrore viene messo in dubbio ad ogni passo dalla favola a lieto fine.
Valentina D’Urbano è nata nel 1985 a Roma, dove vive e lavora come illustratrice per l’infanzia. Il suo romanzo d’esordio, “Il rumore dei tuoi passi”, edito da Longanesi ha convinto critica e lettori.
Autore: Valentina d’Urbano
Titolo: Acquanera
Editore: Longanesi
Anno di pubblicazione: 2013
Pagine: 360
Prezzo: 14,90 euro