Giuliano, rievocando l’adolescenza nella sua opera di esordio, in buona parte autobiografica, Sto bene, è solo la fine del mondo (Longanesi 2013) di Ignazio Tarantino, ricorda bene cosa rende felice la madre Assunta: la convinzione che da qualche parte, tra cielo e terra, in uno spazio in cui l’occhio umano non poteva arrivare, l’attenda un mondo nuovo, in cui nessuno invecchierà più, i malati guariranno senza medici, non esisteranno più i soldi e i morti torneranno a vivere.
Il radioso futuro però non è gratuito, occorre meritarselo, lottando per sopprimere il vecchio mondo, quello reale dominato dal male: a questa battaglia Assunta, una donna dolce e amorevole, sacrifica se stessa e gli adorati figli
La cronaca familiare di Tarantino, ambientata in una cittadina del Sud Italia fra gli anni 80 e 90’, si incentra sul conflitto fra affetto solidale e ragione: da un lato vi sono le eterne motivazione del fanatismo religioso, personificate nella madre amata, dall’altro l’aspirazione alla libertà di essere se stessi. Sarebbe del resto troppo facile- o troppo difficile- ridurre una materia ancora palpitante a un j’accuse nei confronti della genitrice tiranna, vittima e nello stesso tempo corresponsabile della “Società”, una setta religiosa, i cui membri sono noti come “testimoni di Geova”: i dettagli dell’inferno di una sudditanza a dogmi irragionevoli non vengono risparmiati al lettore, compreso la morte di un fratello di Giuliano dovuta a una mancata trasfusione di sangue causa l’opposizione dei familiari.
L’autore tuttavia nel farli rivivere sulla pagina sceglie l’efficace filtro dell’educazione sentimentale di un bambino: Giuliano sa che nel microcosmo della sua distopia domestica non vi sono mostri meritevoli di condanne senza appello; il genitore carnefice conserva i tratti della figura materna amorevole, i fratelli continuano a essere confidenti e complici. Da qui l’introspezione nel se stesso fanciullo ed adolescente si risolve in un amarcord venato di malinconica ironia. A ogni capitolo chi legge avverte trasfuso nel rimpianto per ciò che poteva essere e non è stato la volontà di salvare, depurandoli, frammenti di un vissuto comunque moralmente fertile.
Il narratore, al contrario di quanto ci si aspetterebbe, è testimone più solidale che severo: nell’umanità “alienata” dalla propria fragilità, prima ancora che dalla setta manipolatrice, egli finisce con l’identificarsi. Ciascuno ha le proprie ragioni per credere nella promessa di un Paradiso prossimo venturo: alle radice di una scelta estrema vi è per Assunta un marito depresso, per un vecchio ottantenne il trauma mai superato di una guerra mondiale ed è la morte assurda del fratello a spingere Giuliano alla medesima sudditanza assoluta di sua madre ai dettami della “Società”. Ed è così che, a distanza di anni, l’autore riesce a leggere il sacrificio di Isacco e a raccontarne, rivivendola, l’epopea: il padre sacrifica il figlio per aprirgli le porte celesti e per questo Dio glielo restituisce.
Ignazio Tarantino è nato a Monopoli e vive a Firenze, dove lavora nel campo dell’arte contemporanea.
Autore: Ignazio Tarantino
Titolo: Sto bene è solo la fine del mondo
Editore: Longanesi
Anno di pubblicazione: 2013
Pagine: 304
Prezzo: 14,90 euro
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