Il prestigioso premio Pulitzer assegnato per il romanzo Olive Kitteridge è solo uno dei premi letterari che hanno decretato il successo internazionale della scrittrice statunitense Elizabeth Strout. Il suo ultimo romanzo, I ragazzi Burgess, pubblicato in Italia da Fazi, è ambientato a Shirley Falls, la cittadina del Maine dove sono nati i fratelli Burgess Jim, Bob e Susan, tre dei protagonisti di una vicenda che ha i tratti iniziali di un dramma legale.
Zach, il figlio adolescente di Susan, ha un carattere chiuso, reso ancora più insicuro dall’assenza del padre che è tornato in Svezia dopo il divorzio. Il ragazzo, una sera, ha commesso un’azione apparentemente inspiegabile, ma dalle conseguenze gravi e imprevedibili: ha gettato, durante il Ramadan, una testa di maiale congelata nella moschea frequentata dalla locale comunità somala, provocando sdegno e indignazione generale e una probabile accusa per un crimine d’odio.
In preda alla disperazione, Susan si rivolge allora a Jim e Bob, entrambi avvocati a New York, le cui carriere hanno seguito però percorsi molto diversi: Jim ha raggiunto il successo ed è ricordato per aver ottenuto, in una causa piuttosto difficile, ma di grande risonanza mediatica, l’assoluzione di una personaggio molto in vista; Bob, invece, gemello di Susan, porta ancora su di sé il peso di una colpa che lo ossessiona fin da quando, bambino, ha provocato la morte del padre. Un banale quanto tragico incidente di cui nessuno parla volentieri, ma non per questo Jim risparmia al fratello, impegnato più modestamente nel “Legal Aid”, battute e nomignoli poco lusinghieri che lo sminuiscono davanti agli occhi di tutti.
Jim e Bob sono molto diversi anche per altri motivi: il primo è sposato, ha due figli ormai lontani, una moglie ricca, Helen, ed una grande casa elegantemente arredata; Bob, invece, vive solo: è stato lasciato da Pam dopo aver scoperto l’infertilità del marito. I loro rapporti, però, si sono mantenuti amichevoli, almeno fino al momento in cui l’uomo non scopre che la ex moglie è stata meno sincera di quanto ha sempre creduto.
E’ soprattutto a Jim che Susan, una donna insoddisfatta, che ha trasmesso le proprie insicurezze al figlio, si rivolge quando la situazione precipita. I due fratelli raggiungono la donna nella cittadina dove sono nati e cresciuti, trovando un ambiente molto diverso, quasi irriconoscibile, a tratti ostile. I giovani del posto, infatti, proprio come loro, se ne sono andati per mancanza di opportunità, ed hanno lasciato il posto ai nuovi immigrati, in particolare somali, che devono confrontarsi ogni giorno non solo con il dolore della perdita e del ricordo delle atrocità subite, ma anche con incomprensioni, pregiudizi e una solidarietà spesso solo di facciata.
A Shirley Falls, le tensioni a lungo sopite, che hanno plasmato il carattere e condizionato le dinamiche dei rapporti fra i tre fratelli e le rispettive mogli, cominciano ad affiorare in modi del tutto inaspettati e, in seguito a rivelazioni schioccanti, con gravi conseguenze. Allo stesso modo, l’azione provocatoria di Zach mette in luce le contraddizioni degli abitanti della cittadina: essi si scoprono ancora impreparati al dialogo interreligioso, carenti di conoscenze, di strumenti, di linguaggi collaudati e adatti ad una comunicazione vera, capace di andare al di là della curiosità, delle facili etichette, degli impulsi emotivi e delle chiusure difensive.
Caratterizzato da una prosa elegante, da immagini forti ed avvincenti e da dialoghi brillanti, che coinvolgono il lettore nella situazione descritta, il romanzo della Strout si rivela una complessa e insieme coraggiosa analisi delle relazioni familiari e, in particolare, degli effetti del senso di colpa sul comportamento umano e di come esso sia capace di determinare, nel tempo, successi e fallimenti, trionfi e cadute, nella vita privata, quanto in quella professionale.
Oltre ai protagonisti, la Strout ha saputo dare intensità ad una serie di personaggi “di contorno”. Fra questi, Abdikarim, l’anziano somalo il cui figlio è stato assassinato proprio davanti ai suoi occhi a Mogadiscio, che sembra l’unico capace di capire veramente Zach, ed Helen, che da moglie snob, egoista e madre perfetta, si trasforma in una donna tradita e sola.
Perché raramente ne I fratelli Burgess qualcuno o qualcosa è veramente ciò che sembra, bene e male non sono mai nettamente distinti: delusioni e vittorie, intraprendenza e passività, coraggio e vittimismo si alternano e si stemperano negli stessi individui, ricordandoci che redenzione e dannazione non sono mai così lontane come possono sembrare.
Elizabeth Strout è tra le più importanti autrici statunitensi contemporanee. È nata a Portland, nel Maine, nel 1956 e da quasi trent’anni si è stabilita a New York. Fra i molti premi letterari ricevuti, il Premio Pulitzer nel 2009, il Premio Bancarella nel 2010 e il Premio Mondello nel 2012. Dell’autrice Fazi Editore ha pubblicato Amy e Isabelle, Resta con me e Olive Kitteridge. La produzione televisiva americana Hbo ha annunciato la lavorazione di una miniserie ispirata a Olive Kitteridge i cui protagonisti sono gli attori Frances McDormand e Richard Jenkins.
Autore: Elizabeth Strout
Titolo: I Ragazzi Burgess
Editore: Fazi
Anno di pubblicazione: 2013
Pagine: 448
Prezzo: 18,50 euro
*articolo di Lidia Gualdoni