La bellissima terra pugliese, “arsa, sofferente, paziente, generosa” è il suggestivo scenario del romanzo La scommessa. Per gioco o per destino di Raffaello Mastrolonardo (Tea 2013). “Quando il destino decide di congiurare contro la tua felicità normalmente fa le cose in grande. Soprattutto non trascura i dettagli”.
Gian Lorenzo Manfredi, architetto di successo barese si vanta di non essersi mai innamorato in vita sua. “Mi bastavano quei rapporti effimeri fatti di sola carne nei quali l’amore non è in preventivo”.
Sposato con Flavia, due figlie gemelle sedicenni Adriana e Valeria, l’uomo tradisce la moglie per noia, per routine, per il piacere del brivido. “È tipico di noi uomini il ritagliarci una morale tutta nostra, che ci consenta di acquietare i sensi di colpa e di vivere in pace con noi stessi, rendendo legittime cose che per il senso comune sono riprovevoli. L’ho fatto anch’io, prima in maniera inconsapevole poi sempre più lucida”.
L’unica vera passione di Maestrale (soprannome di Manfredi riservato a pochi intimi) è ristrutturare vecchie masserie che spesso si accompagnano a vetuste piante di ulivi dai nodi tortuosi “sculture sofferenti della natura”. Poiché “il destino avvisa quando mette in moto la sua trama”, Gian Lorenzo riceve l’incarico di riportare l’antico fascino in una masseria mediterranea di fine Ottocento la cui struttura centrale risale addirittura al Settecento. La proprietà appartiene ai coniugi Vettori di Treviso, giunti da poco a Bari. Quanto il marito tradisce “uno spontaneo distacco fra sé e gli altri”, tanto la moglie Miriam “pelle bruna, volto ovale definito da capelli ricci”, possiede la bellezza calda e sensuale delle donne del Levante e l’architetto è catturato dallo sguardo di Miriam, profondo e significativo.
Manfredi sente che qualcosa in lui sta cambiando, anzi è già cambiato, per sempre. Nella luce ipnotica pugliese di Bari, “città levantina dall’animo provinciale e mercantile” il cui simbolo è il rinato Teatro Petruzzelli, un uomo aveva scommesso di non innamorarsi e avrebbe perso. “Tu non credi all’amore. Eppure una mente matematica come la tua dovrebbe. È la scommessa di Pascal che ci insegnavano a scuola. Solo riferita all’amore e non a Dio: ne vale sempre la pena”.
L’autore, raffinato poeta, attraverso la passione tra Gian Lorenzo e Miriam rievoca la tragedia del popolo armeno perseguitato dal destino legato da un legame millenario con la terra pugliese. I quaranta giorni del Mussa Dagh di Franz Werfel (1933) che racconta lo sterminio degli Armeni cristiani perpetrato dai Turchi nel 1915, “rimasto muto per quarant’anni nella biblioteca di mio padre e per altri trenta nella mia, in attesa del suo momento”, ha fornito l’ossatura per la creazione del romanzo. “… ha spalancato i miei occhi e il cuore sulla tragedia d’un popolo, ha dato l’anima alla mia storia. È stata la fonte principale delle notizie su una delle tante follie che ha chiuso gli occhi della ragione all’essere umano: il genocidio armeno”.
È lo stesso Mastrolonardo che lo rivela al lettore nelle note finali del volume. Lasciamo a chi avrà il piacere di leggere il libro scoprire il legame profondo che lega Gian Lorenzo a Miriam mentre ringraziamo l’autore per aver riscattato da un ingiusto oblio il poeta armeno naturalizzato italiano Hrand Nazariantz, le cui poesie danno spessore e intensità a una storia d’amore emozionante e autentica.
“L’Amore è il grande oblio, l’unica verità delle anime elette… O mia diletta, ascolta, parla la notte: l’anima ha parole silenziose che soltanto la notte comprende”.
Raffaello Mastrolonardo vive a Bari. Nel 2005 ha pubblicato la raccolta di poesie Emozioni. Il suo primo romanzo Lettere a Leontine (2008), ha riscosso un grande successo ed è stato tradotto in Spagna, Turchia e Serbia.
Autore: Raffaello Mastrolonardo
Titolo: La scommessa. Per gioco o per destino
Editore: Tea
Pubblicazione: 2013
Prezzo: 13 euro
Pagine: 309