Intervista ad Andrea Palombi, direttore editoriale di Nutrimenti

nut-logoPer la rubrica dedicata al mondo delle case editrici, Il Recensore ha intervistato Andrea Palombi direttore editoriale di Nutrimenti di Roma. La casa editrice, nata nell’autunno del 2001, considera i libri “una guida preziosa, uno strumento per conoscere e capire. Non qualcosa di superfluo, ma anzi di necessario ed essenziale. Come il cibo, nutrimenti per l’appunto”.

Andrea, Nutrimenti si articola in tre settori: narrativa, saggistica, mare e vela. Ce ne vuole parlare?
L’articolazione del catalogo di Nutrimenti rispecchia in parte la provenienza dei suoi fondatori, in parte i loro interessi, le loro passioni. La casa editrice è stata fondata, infatti, da due giornalisti e una art director e nasce in origine soprattutto come spazio di approfondimento sull’attualità, ma anche con una attenzione alla letteratura di viaggio. Poi, nel giro di qualche anno, come spesso accade il progetto si è andato perfezionando e integrando. Accanto alla saggistica di attualità che resta uno dei punti di forza, il settore in cui si sono concentrati diversi nostri best seller, basti citare I sogni di mio padre, l’autobiografia di Barack Obama, si è aggiunta una forte attenzione alla narrativa, mentre l’attenzione al viaggio si è concentrata sul mare e la vela. Oggi direi che proprio la ricerca nelle nuove voci della narrativa, sia italiana sia straniera, una ricerca sempre all’insegna della qualità e dell’innovazione, sia uno dei tratti che ci caratterizza di più. Mentre il catalogo dedicato al mare e alla vela è diventato così importante da convincerci a dar vita a una seconda etichetta editoriale, Nutrimenti mare, con una propria sostanziale autonomia.

Com’è strutturata la redazione e come si svolge il vostro lavoro?
La redazione di Nutrimenti è un gruppo di lavoro agile ma altamente qualificato. Negli anni siamo, infatti, riusciti a selezionare un piccolo collettivo di giovani della cui professionalità siamo soddisfatti e anche un po’ orgogliosi. Parlo al plurale riferendomi ad Ada Carpi e a me, gli attuali titolari di Nutrimenti. Ada svolge funzioni di art director, e quindi è responsabile del progetto grafico e della produzione, ma si fa anche carico dell’amministrazione. In sostanza, oltre alla parte creativa, sovrintende al buon funzionamento della “macchina”. Io faccio il direttore editoriale e, almeno in parte, mi occupo anche del commerciale. In redazione c’è Riccardo Trani, che cura e sovrintende all’editing dei nostri libri, coadiuvato da Emmanuela Nese, per l’impaginazione e la produzione digitale, e da Dora Di Marco che si occupa anche dei diritti esteri. Luigi Scaffidi è il responsabile dell’ufficio stampa.

Quali sono i compiti principali di un direttore editoriale?
Il compito principale, direi anche la prima responsabilità, è trovare buoni libri. Sembra una banalità, ma non lo è affatto, specie oggi. Coniugare una produzione culturale che abbia un senso, un progetto per l’appunto, e che nello stesso tempo rappresenti una proposta spendibile sul mercato attuale è operazione davvero complessa. Specie per editori, come noi, che vivono dei libri che vendono, che cioè non hanno nessun’altra “rete di protezione”, né finanziamenti di qualsiasi tipo, né attività parallele (corsi, consulenze, ecc.). Il compito principale dunque è quello di fare da filtro alle tante proposte che ci arrivano da tante fonti diverse: autori, agenti, amici, case editrici estere e via dicendo. Riuscire a individuare i titoli migliori, ma anche quelli in linea con i nostro profilo, e che nello stesso tempo abbiano le caratteristiche necessarie per “giocarsela” in libreria. Anche se Nutrimenti negli ultimi anni si è conquistata una solida fama di casa editrice incosciente, per aver osato proporre libri considerati “difficili” anche da grandi editori pur di privilegiare sempre la qualità. Dopo il momento della selezione, c’è anche la gestione di questo “patrimonio” e dunque i contatti con gli autori o gli agenti, la gestione dei contratti, l’organizzazione del piano editoriale annuale secondo una scansione temporale mirata ai singoli titoli, il rapporto con la rete di vendita del distributore.

Che tipo di preparazione occorre avere per lavorare in una casa editrice?
Direi innanzitutto una buona preparazione culturale di base, avere ben chiari i punti di riferimento della geografia letteraria contemporanea e in genere di quella culturale. Poi non guasta una preparazione tecnica specifica nel saper maneggiare un libro, dall’editing all’impaginazione. Ma direi che questo si può imparare rapidamente se ci sono passione e curiosità. Quello che forse è indispensabile è la voglia di imparare, la capacità e la disponibilità a lavorare in gruppo, senza spocchia e supponenza. E ovviamente la consapevolezza di lavorare in un settore in cui non ci si arricchisce.

Quali sono i vostri bestseller?
Parlavo prima di I sogni di mio padre di Obama, un grande best seller internazionale proposto da Nutrimenti in Italia. Ma quasi alle nostre origini, nel 2003, c’è stato Berlusconate, la raccolta di gaffe, battute politicamente scorrette, barzellette, ecc, di Silvio Berlusconi. Un elenco essenziale di citazioni, con indicate fonte e data, che è rapidamente diventata la biografia politica più significativa dell’ex premier ed è stato nella classifica dei libri più venduti per molti mesi. Poi citerei un libro importante come L’Armadio della vergogna di Franco Giustolisi, un libro che ha aperto una pagina drammatica della nostra storia, sulla cui base si è costituita la commissione parlamentare d’inchiesta. Per la narrativa direi Ferito, fra i diversi titoli che abbiamo pubblicato di Percival Everett, autore americano di culto, proposto da Nutrimenti ai lettori italiani. Per la vela, Il padrone del vento, di Giuliano Gallo, la biografia di Agostino Straulino, prima medaglia d’oro e mitico velista italiano, oltre che comandante dell’Amerigo Vespucci.

Io ho visto di Pier Vittorio Buffa, più che un libro, un progetto. Quanto sono importanti le testimonianze raccolte dall’autore soprattutto per le giovani generazioni?
Il progetto di Io ho visto ha con tutta evidenza una enorme importanza civile. Pier Vittorio Buffa sta facendo un eccezionale lavoro nel dare voce agli ultimi testimoni oculari delle stragi nazifasciste di civili fra il ’43 e il ’45. Una pagina drammatica e dimenticata della nostra storia recente che in questo caso viene raccontata in presa soggettiva da chi allora era bambino e ha visto uccidere la propria madre, i propri fratelli, amici, parenti. Pagine drammatiche da salvare per la memoria nazionale ma che hanno anche una straordinaria forza letteraria e che fanno capire meglio di cento saggi una stagione, un crocevia storico fondamentale. Quando ho iniziato a valutare Io ho visto ho pensato subito a quello straordinario libro (ma forse ben più di un libro) che è Lettere di condannati a morte della resistenza. E non ho esitato un minuto nel decidere di pubblicarlo. Posso già dire (il libro è uscito da un mese) che è stata una scommessa vinta, perché anche in un momento difficile come questo Io ho visto sta avendo un’eccellente accoglienza in libreria.

Sono stati recentemente diffusi dall’AIE (Associazione Italiana Editori) i nuovi dati concernenti la lettura. In Italia solo il 46% della popolazione legge libri, a fronte del 70% della Francia e del 58,7 della Spagna. Come operatore del settore cosa pensa si potrebbe fare per cercare di modificare questi dati?
Le possibilità sarebbero tante, a monte di tutto ci dovrebbe essere però la scelta, tutta politica, di destinare qualche risorsa alla promozione della lettura e indirettamente all’editoria libraria. Cioè a quell’imprenditoria, vorrei sottolineare, che veicola l’intero sistema di conoscenze e di saperi di un paese. Concretamente, penso alla possibilità di detrarre gli acquisti di libri fino a un tetto fissato per famiglia (diciamo 1000 euro compresi i libri scolastici) e modulabile in base a un quoziente familiare. O penso al sostegno che andrebbe assicurato alle piccole e medie librerie indipendenti, magari introducendo la classificazione di “librerie di qualità”, per non ridurre tutto a un unico supermercato del libro che svende solo prodotti “mass market” di poco prezzo e nessuna qualità. E poi naturalmente iniziative di informazione e promozione più diretta. Accanto alle grandi città, nel nostro paese esistono, infatti, grandi territori in cui il libro è un oggetto difficilmente reperibile per assenza di librerie o biblioteche.

Quali sono i vostri progetti futuri?
Sostanzialmente quello di lavorare nel solco ormai tracciato. Continueremo a lavorare nella narrativa, e a questo proposito posso segnalare il progetto innovativo che sta nascendo in collaborazione con Feltrinelli e altri cinque editori indipendenti (Nottetempo, Transeuropa, Voland, Zandonai, 66th&2nd). Daremo vita a una collana-laboratorio, Indies, i cui primi titoli saranno in libreria da settembre e che proporrà il meglio dell’editoria indipendente con la forza commerciale di un grande gruppo. Stiamo inoltre lavorando molto nella ricerca ed elaborazione di prodotti digitali oltre agli ebook tradizionali. E continueremo a cercare, sperimentare, innovare senza farci scoraggiare da crisi e tempi difficili.

Info: http://www.nutrimenti.net/