Cosa si intende per preghiera? E’ certamente un parlare con il Signore e, in generale, pregare è “un recitar formule e un domandare cose”. Sì, la preghiera può essere anche questo ma, per Adriana Zarri, pregare è soprattutto un conversare con il Signore o guardarlo in silenzio o ascoltare la Sua parola biblica, la Sua parola interiore. Non nega che “si possa pregare anche ripetendo formule scritte da altri e assunte da noi senza che spesso riusciamo ad aggiungere niente di nostro”. Anzi, la formula fissa, per pregare coralmente, risulta necessaria. Ma “guai se non serbiamo spazio anche per le formule nostre, per il libero e personale esprimerci”. E in questo libro l’Autrice ci dà uno, mille esempi del suo diverso pregare, delle “quasi preghiere”, colloqui, densi di riflessioni alle quali si accompagnano sfoghi e altro ancora sul mondo. E meditazioni sulla natura: il cielo, la terra ed il mare, “che sono le tre grandi misure che rimandano al Signore”.
La sua preghiera non prescinde dalla vita, ma è immersa nella vita e da essa non se ne discosta. Ecco perché ama pregare seguendo il calendario delle stagioni e quattro sono le parti in cui si articola il volume. Si comincia con il mese dell’inverno, quello di dicembre, tutto pervaso dall’attesa del Natale. Dinanzi alla culla del Bambino per adorarlo, le sovvengono le parole del profeta Isaia: ”guai a voi che aggiungete casa a casa e unite campo a campo,….” guai a chi assolve un reo perché corrotto da doni e invece nega la giustizia al buon diritto dell’onesto!” Sono parole che le suscitano un grido di protesta ed una irrefrenabile indignazione verso i corrotti e i corruttori. Ma non è forse anche la “santa indignazione” una preghiera? Si domanda. La sua preghiera è per tutti, anche per gli empi: “perché il Natale cessi di essere la fiera dei mondani arrivismi e divenga l’adorazione umile e povera della povertà”.
Seguono le preghiere di primavera, la stagione in cui la terra “che pareva morta rivive” e in cui si celebra la Resurrezione. E, quindi, l’estate in cui la preghiera “è impregnata di terra e di sole”. E come la preghiera primaverile è timida, fatta di tenerezza e di stupore, come un amore adolescente che riscopre la vita, così la preghiera d’estate è densa e forte ed ha “il calore della passione matura e consumata”. II sapore dell’autunno è quello della maturità: non qualcosa di stanco e marcescente ma di compiuto, in cui la stessa marcescenza (le foglie che si decompongono) è il nido caldo della vita”. Come abbiamo cercato di mettere in evidenza con alcuni brani tratti dalle sue “quasi preghiere”, in cui il misticismo si accompagna alla poesia, Il viaggio con Adriana Zarri lungo le stagioni dell’anno è per il lettore un’esperienza ricca di emozioni, una parentesi meditativa rigenerante, da consumarsi nel silenzio e nel raccoglimento, estraniati dai rumori di fondo della vita quotidiana.
Adriana Zarri (1919-2010), monaca ed eremita, teologa (ha precorso alcune tesi affermatesi nel Concilio Vaticano II), scrittrice e pubblicista (ha scritto per riviste come Concilium, Rocca e Micromega e per giornali come il Manifesto). Dal 1975 ha vissuto, in solitudine, in campagna allevando animali e scrivendo numerose opere narrative e saggistiche, tra le quali ricordiamo: ”L’impazienza di Abramo” (1964); “Erba della nia erba” (1981); “Dodici lune” (1989); “Vita e morte senza miracoli di Celestino V” (2008); ”Un eremo non é un guscio di lumaca” ( 2011); “Teologia del quotidiano” ed. 2012 con aggiunta di pagine inedite.
Autore: Adriana Zarri
Titolo: Quasi una preghiera
Editore: Einaudi
Prezzo: 18,50 euro
Pagine: 185