“E c’era, soprattutto, la faccenda dei cinquanta franchi che bisognava risolvere a qualunque costo prima di arrivare a Concarneau”. Jules Guérec il protagonista del romanzo Le signorine di Concarneau di Georges Simenon (Adelphi 2013) stava tornando in macchina da Quimper al suo paese natale una cittadina bretone, dove la sua famiglia da generazioni gestiva un emporio. Il quarantenne, celibe, proprietario di due pescherecci, “alto, con le spalle larghe, la carnagione straordinariamente fresca, i capelli scuri e gli occhi miti”, doveva giustificare alla sorella Céline la mancanza di cinquanta franchi quando la sera la donna avrebbe rifatto i conti.
A Quimper si era ripetuta la solita pantomima: Jules si era ritrovato nella stessa strada nella quale due o tre donne arrivate da Parigi camminavano lentamente su e in giù, gettando agli uomini sguardi provocanti. “Anche questa volta tutto si era svolto come da copione”. Certo Jules avrebbe potuto dire che aveva offerto da bere a certi amici ma c’era anche il fatto che si era dimenticato di comprare i gomitoli di lana nera per la sorella maggiore Francoise… “Aveva tre sorelle, tutte maggiori di lui”. Le strade erano vuote e lucide di pioggia, una pioggia così sottile, così regolare, così monotona che l’acqua non sembrava cadere dal cielo. “Era come una sospensione nell’aria, un pulviscolo di acqua fredda che collegava il selciato bagnato con le nuvole”.
Dopo che l’auto di Jules era entrata in città, in una via dove sfilavano tante piccole case con qua e là una finestra illuminata, qualcosa si era mosso all’improvviso sulla destra e d’istinto Guérec aveva premuto sull’acceleratore. La sagoma di un bambino si era delineata fulminea nella penombra, un volto per una frazione di secondo era stato rischiarato dal bagliore del faro e vi era stato “un impatto molle, ripugnante, mentre la macchina continuava a correre, si sollevava e proseguiva la sua corsa”, Jules era giunto nel suo quartiere del Blois. A casa lo aspettavano Francoise, sui cinquant’anni, rughe sottili e capelli grigi che s’intravedevano nello chignon. “Era lei a sobbarcarsi il grosso del lavoro, la cucina, per esempio, o le pulizie di fino quando non veniva la domestica” e Céline, quarantadue anni, intelligente e intuitiva, si mostrava a tutti sempre impeccabile “simile a una figurina illustrata nel suo costume bretone”. La donna teneva la contabilità, scriveva ai fornitori, riceveva i clienti più importanti in quell’emporio che aveva da quarant’anni lo stesso campanello e lo stesso odore: un misto di catrame, cordami, caffè, cannella e acquavite. Le signorine Guérec (Marthe si era sposata due anni prima con Emile Gloaguen detto “faccia di topo”) così perbene, educate dalle suore, consideravano il fratello come una loro proprietà. Forse il tragico evento causato da Jules poteva essere l’occasione per sottrarsi al dominio psicologico di Céline e Francoise e alla ditta di famiglia. Allontanarsi, partire, ricominciare una nuova esistenza, per un attimo tutto questo era sembrato possibile a Jules che era diventato schiavo delle sue abitudini e delle sue piccole manie. “Se ci dimenticassimo di scaldarti le pantofole, ci soffriresti… ”.
Les demoiselles di Concarneau scritto dall’autore belga a Porquerolles nel 1935 e pubblicato un anno dopo è la cronaca di quanto danno possa fare un affetto dispotico e soffocante all’interno di un nucleo familiare. Georges Simenon lucido narratore delle piccole esistenze di comuni mortali qui descrive l’inevitabile destino di Jules Guérec “nato per la serenità e il benessere”, il cui solco della vita è stato già tracciato forse prima della sua venuta al mondo, cioè da quando tintinnava il campanello dell’emporio di famiglia. Jules era ormeggiato alle signorine di Concarneau allo stesso modo nel quale i pescherecci erano ancorati l’uno all’altro, tragica massa bianca come sfondo il mare invernale deserto e grigiastro. Céline e Francoise all’imbelle fratello avevano facilitato in ogni modo la vita. In cambio cosa chiedevano? Solo un po’ di ubbidienza… “Non stai bene con noi? Non ci siamo sempre prese cura di te, meglio di chiunque moglie? Credi di poter essere altrettanto felice altrove?”.
Georges Simenon nacque a Liegi il 13 febbraio 1903 e morì a Losanna il 4 settembre 1989. Scrittore belga di lingua francese è stato uno dei narratori più prolifici del XX Secolo. Scrisse centinaia di romanzi e racconti, molti pubblicati sotto diversi pseudonimi, tradotti in cinquanta lingue e pubblicati in più di quaranta Paesi. Oltre che per i romanzi noir, psicologici e di guerra Simenon è noto soprattutto per essere l’ideatore del Commissario Maigret, che ha contribuito in maniera decisiva alla fama e al successo dello scrittore. Molti suoi romanzi sono divenuti film e sceneggiati televisivi. I libri di Georges Simenon sono pubblicati presso Adelphi dal 1985.
Le signorine di Concarneau è tradotto da Laura Frausin Guarino.
Autore: Georges Simenon
Titolo: Le signorine di Concarneau
Editore: Adelphi
Anno di pubblicazione: 2013
Prezzo: 16 euro
Pagine: 136