L’incipit di Fratello buono, fratello cattivo di Matti Rönkä (Iperborea, 2013) è uno di quelli che ogni giallista dovrebbe incorniciarsi di fronte alla scrivania. Un ragazzo che, rivolto al cielo, emette il suo ultimo respiro prima di essere dolcemente sotterrato dai fiocchi di neve. Un avvio quasi al rallentatore che ipnotizza il lettore e lo catapulta immediatamente in questa storia.
È la storia di Viktor Kärppä, già protagonista in L’uomo con la faccia da assassino (Iperborea, 2011), un personaggio che può essere definito “al confine”, così come lo è di fatto l’intera vicenda raccontata in questo romanzo di Rönkä. Siamo al confine tra Finlandia e Russia, dove la storia ha visto emigrazioni e deportazioni, adii e ritorni. Viktor Kärppä è finlandese da parte di padre, ma è vissuto e cresciuto in Unione Sovietica. Come lui, molti altri sono poi ritornati nel proprio paese di origine, dove però sono guardati come dei meticci, mezzi russi e mezzi finlandesi. Al confine geografico che fa da sfondo, si aggiunge il confine tra l’illegalità e la legalità, il lecito e l’illecito. Viktor si confronta continuamente con un passato di ombre; ex-spia del KGB, implicato in uno scandalo di doping nella nazionale di sci, prova ora a ritrovare un equilibrio a Helsinki, gestendo un’impresa edile e occupandosi di alcuni traffici piuttosto ambigui lungo il confine. In un modo o nell’altro sembra essere in grado di barcamenarsi, finché la realtà non torna a bussare alla sua porta.
Qualcuno si è intromesso nel giro della droga a Helsinki, dove è stata messa in circolazione una speciale supereoina che sta collezionando non poche vittime. La mafia di San Pietroburgo non ci sta e si prepara alla guerra. Teppo Korhonen, un poliziotto decisamente poco ortodosso, più a suo agio nei bassifondi che in ufficio, chiede aiuto a Viktor per capire che cosa sta succedendo. Senza che abbia il tempo di spostarsi, quest’ultimo si ritrova spinto al centro della scena, incalzato dalla mafia russa e tallonato da Korhonen. Tutto si complica quando si comincia a sospettare che dietro alla supereroina possa esserci Aleksej, il fratello scapestrato del protagonista, tornato in Finlandia di recente e pericolosamente abile nel procurarsi guai.
Il capolavoro di Matti Rönkä sono proprio i suoi personaggi. Viktor e Korhonen sono reali, veri. Il loro modo di muoversi, di scontrarsi con la storia, i loro difetti: tutto è estremamente credibile. Il pregio e il successo di Fratello buono, fratello cattivo è proprio il non aver posto una linea di demarcazione precisa e univoca. Non esistono i buoni, né ci sono cattivi. Uno dei più alti esponenti della mafia di San Pietroburgo coi quali il protagonista sarà costretto a dialogare per sbloccare la situazione è presentato più come un dirigente di una multinazionale, che come un sanguinoso criminale. Egli riesce addirittura ad apparire onesto e condivisibile quando elenca i tutte le possibilità che la mafia può offrire alla Russia, rendendola un Paese migliore. Korhonen, da parte sua, è tutt’altro che l’esempio del poliziotto intransigente. Parla il linguaggio di spacciatori e contrabbandieri, è a tutti gli effetti parte del loro mondo, sa muoversi come loro. Anziché essere investito del compito di rappresentare la giustizia, egli è disegnato dall’autore come lo specchio dell’umana precarietà, in grado di farsi accompagnare da Viktor in macchina perché troppo sbronzo per guidare.
Pur seguendo la struttura classica del giallo, Fratello buono, fratello cattivo non insiste marcatamente sugli schemi tradizionali, non gioca solo sul colpo di scena, né avanza per tenere il lettore col fiato sospeso. Il romanzo di Rönkä non adopera gli espedienti tipici del genere per tenersi in piedi; preferisce invece utilizzarli per mescolarli con la storia, che diventa così qualcosa di più di un semplice giallo di droga, mafia e contrabbando. Il lettore si ritrova davanti un copione consueto solo in apparenza, che mostra la propria originalità evitando stravolgimenti vistosi o mosse azzardate. Senza rendersene conto, entra in una storia a matriosca, capace di contenere varie storie e di parlare varie lingue. Non solo un giallo, ma il racconto di un uomo che prova a ricostruire la propria vita di continuo e di un poliziotto che non sa più quanto credere nel proprio lavoro. Il tutto lungo un confine che si mostra pericolosamente per quello che è: un’invenzione.
Matti Rönkä (1959), nato in Carelia, al confine con la Russia, giornalista e volto noto nella tv finlandese, con l’originale serie di gialli sul personaggio di Viktor Kärppä ha ottenuto il Gran premio finlandese per la letteratura poliziesca (2006), il Glass Key come miglior giallo nordico (2007) e il Krimi Preis in Germania (2008).
Autore: Matti Rönkä
Titolo: Fratello buono, fratello cattivo
Editore: Iperborea
Anno di pubblicazione: 2013
Traduzione: Cira Almenti
Pagine: 192
Prezzo: 14,50 euro