Il lavoro in una casa editrice assomiglia a quello svolto dentro una grande nave nella quale ciascuno ha il proprio ruolo. Troviamo, infatti: editore, capo redattore, redattori, correttore di bozze, traduttore, direttore, promotore, curatore e grafico editoriale, agente letterario, ecc. Una figura di primo piano è quella del direttore editoriale, principale responsabile di tutto il lavoro, che spesso nelle piccole e medie case editrici è l’’editore stesso. Per la rubrica dedicata al mondo delle case editrici, Il Recensore ha intervistato con Stefano Delprete, editor di Add Editore con sede a Torino.
Stefano, quando e da chi è stata fondata la Add Editore e qual è il significato del nome?
La Add Editore nasce nel maggio 2010 come casa editrice indipendente di Torino e ha tre soci fondatori che sono Michele Dalai, Andrea Agnelli e Davide “Boosta” Dileo. Il nome è un acronimo dei loro cognomi ma si può leggere anche come la parola “inglese” add cioè aggiungere. E aggiungere una voce nuova nel panorama dell’editoria italiana è stato uno degli stimoli alla nascita di questo marchio. Add ha quindi appena tre anni e all’inizio era partita con l’idea di pubblicare libri che fossero dialoghi tra due personaggi come è avvenuto con Di sana e robusta Costituzione, intervista di Carlo Alberto dalla Chiesa a Oscar Luigi Scalfaro e Gian Carlo Caselli. Poi cammin facendo ci siamo un po’ spostati da questa linea, rimanendo però fermi alla saggistica, alla varia, orientandoci verso l’attualità, lo sport e la musica. Una costante è che, per ora, non pubblichiamo narrativa.
Come è composta la redazione e come si svolge il vostro lavoro?
Abbiamo un ufficio stampa con Andrea Mosconi, in amministrazione una persona, Michele Dalai direttore editoriale e siamo in due a lavorare sui testi come editor e redattori: Sandra Piana ed io. Siamo una struttura snella e comunque molto rodata. Arriviamo tutti da precedenti lavori editoriali e quindi per fortuna non abbiamo dovuto affrontare una fase iniziale di formazione e di “scoperta di un mondo nuovo”. Conoscevamo i meccanismi di una redazione e quelli del mercato editoriale; quando siamo partiti lo abbiamo fatto subito con la spinta giusta.
Che tipo di preparazione occorre avere per lavorare in una casa editrice?
Oggi per lavorare in editoria oltre a una buona preparazione culturale e a competenze tecniche serve anche quello che un tempo si chiamava “far di conto”… non si può più prescindere dal saper valutare i costi e gli investimenti da fare in ogni fase di lavorazione di un libro. Il redattore deve sapere quando costa un libro, come lavora una tipografia, qual è il prezzo di una traduzione e cose di questo tipo. Non perché il lavoro sia diventato quello di un ragioniere, ma perché per riuscire a stare nel mercato le case editrici devono fare molta attenzione a ogni passaggio, più di quanto succedeva tempo fa. Altra dote necessaria è la curiosità. Chi lavora con i libri deve inevitabilmente essere una persona curiosa, attenta a quello che succede attorno a lui e deve essere capace di non arrivare in ritardo sulle cose, che siano notizie, tendenze, idee. Una casa editrice è il riflesso delle persone che vi lavorano, quello che succede nelle redazioni e il clima che si respira si vedono molto bene fuori, nelle “copertine” e nel modo in cui si presentano i propri libri.
Ci spiega la nuova figura dello scout editoriale?
Quello dello scout è un lavoro importante che nelle realtà più piccole viene spesso svolto dagli interni alla casa editrice. Noi per esempio cerchiamo quasi tutto internamente, autori, titoli, proposte cercando tutti insieme di costruire un piano editoriale che soddisfi soprattutto noi stessi. In Add si lavora molto di gruppo, ed è una cosa bellissima. Lo scout comunque non solo deve saper cosa cercare e dove cercarlo, ma deve anche sapere a chi proporlo, capendo lui per primo le esigenze degli editori con cui lavora. A noi, per esempio, arrivano molte proposte di romanzi, racconti, saggistica universitaria, anche da parte di agenti e scout… eppure basterebbe guardare il nostro sito, cercare nel catalogo per accorgersi che non cerchiamo narrativa, non pubblichiamo romanzi e che la nostra saggistica è di altro tipo.
Che cosa si può fare secondo lei, vista la poca propensione degli italiani ad acquistare libri e a leggere, per educare di più alla lettura e propagandare la diffusione del libro fin dall’infanzia e nei vari livelli scolastici?
Questo è un problema che tutti gli editori devono affrontare… perché quando mancano i lettori, mancano quelli che sono i nostri referenti principali, le persone per cui, in qualche modo, lavoriamo quotidianamente. Noi cerchiamo di interagire molto con i lettori, attraverso i social network, con la comunicazione e cerchiamo di farlo anche con le scuole, che rimangono uno dei punti nevralgici del “sistema lettura”. Ultimamente, per esempio, abbiamo collaborato con l’Auxilium School Project, una realtà torinese che si occupa di portare il basket nelle scuole primarie della città. Con loro abbiamo fatto un lavoro legato un nostro libro per ragazzi, Campione sarai tu! Anche il basket ha le sue regole; lo abbiamo portato a scuola, ne abbiamo regalata una copia per classe, abbiamo fatto vedere ai ragazzi che anche la passione sportiva può essere supportata dalla lettura di un buon libro.
Per incoraggiare alla lettura non bisogna trascurare quelle persone che non sono lettori abituali ma che hanno interessi apparentemente lontani dai libri. Spesso non è così. Noi cerchiamo di intercettare questi non-lettori, comunque coloro che in libreria non vanno sovente o addirittura mai e lo facciamo non proponendo libri usa e getta ma cercando di raccontare un pezzo del loro mondo attraverso un libro. Penso a La legge del cane il libro dei Club Dogo, gruppo Hip-hop milanese molto amato dai giovanissimi, non certo il pubblico che maggiormente frequenta le librerie… bene, di quel libro siamo alla quinta ristampa: lo cercano, lo leggono, lo consigliano. Hanno scoperto che anche un libro poteva parlare del loro mondo. Abbiamo conquistato al libro qualche lettore in più.
Quali sono i vostri titoli di punta, dei quali andate più fieri?
Sicuramente Di sana e robusta Costituzione. Siamo partiti con la Costituzione Italiana, sicuramente un buon fondamento! Siamo fieri di tutti i nostri libri, li abbiamo voluti e pensati tutti a lungo. Se però devo citare qualche titolo penso al libro di Pino Masciari Organizzare il coraggio, la storia coraggiosa di Pino, imprenditore edile calabrese che si è ribellato alla ‘ndrangheta pagando per questo un prezzo molto alto. Ma penso anche a Viva tutto! di Jovanotti e Franco Bolelli, un libro che segue la nascita di Ora, l’ultimo disco di Jovanotti, oppure e lo dico da appassionato di basket, Basket, uomini e altri pianeti di coach Ettore Messina, attuale allenatore del Cska Mosca. Un best seller, siamo a oltre 10mila copie vendute. Ogni nostro libro ci dà comunque soddisfazioni che non sempre corrispondono a soddisfazioni in libreria, ma con quello ormai bisogna fare i conti. Abbiamo costruito un catalogo dove si può trovare un po’ di tutto spaziando tra generi e argomenti. Quello che vogliamo è che qualsiasi lettore possa aprire il nostro catalogo e trovare, sempre, almeno un libro che vorrebbe davvero leggere.
Il mercato editoriale degli audiolibri e degli ebook è in continua espansione. Che cosa ne pensa al riguardo?
Ogni nostro libro pubblicato in cartaceo, dopo pochi giorni esce in ebook. Il libro di Stéphane Hessel Indignatevi! che ha venduto 180mila copie è andato molto bene anche in formato digitale. È un mercato che cresce e noi lo seguiamo con attenzione. Per quanto riguarda gli audiolibri è un genere che finora non abbiamo trattato.
Come affrontate l’antico male della distribuzione nelle librerie?
I librai sono la nostra fortuna, croce e delizia di ogni editore. Sempre pessimisti ma mai domi. Sempre un po’ scuri in volto ma sempre capaci di inventare qualcosa di nuovo. Qui a Torino poi c’è una vera e propria fucina di nuovi librai che, in questi anni, hanno saputo reinventare una professione diventando agitatori culturali, itineranti, innovativi. La distribuzione rimane però un passaggio complicato, gli spazi per i piccoli-medi editori si riducono sempre di più, i libri durano sempre meno in libreria prima di venire resi e i tempi tra la possibilità di promozione di un titolo e la sua reale presenza in libreria si fanno sempre più stretti.
Noi da qualche mese abbiamo una nuova distribuzione (Promedi) e siamo distribuiti da Messaggerie, cerchiamo di fare il nostro meglio per trovare e avere lo spazio che crediamo di meritare in libreria.
Quali sono i vostri progetti futuri?
Nel 2013 usciranno circa 35 titoli tra i quali Le mie stelle nere di Lilian Thuram, ex calciatore che ha scritto un libro che non ha niente a vedere con il calcio. Nel volume Thuram ripercorre la vita dei personaggi di colore che hanno segnato la Storia, da Martin Luther King ad Aimé Cesaire fino al Presidente degli Stati Uniti Barack Obama. In Francia Thuram ha realizzato una Fondazione dal nome Educazione contro il razzismo e questo libro ne è un po’ il manifesto.
A maggio uscirà un libro illustrato per bambini di Nicola Savino, una favola molta carina che speriamo possa piacere anche ai grandi. Poi abbiamo un titolo molto curioso di Harry Houdini, il famoso illusionista che, abbiamo scoperto, sapeva anche scrivere molto bene, i lettori se ne accorgeranno. A breve inoltre, proprio per la nostra voglia di spaziare su più generi, uscirà La felicità araba di Shady Hamadi un giovanissimo giornalista italo siriano che racconta quello che sta vivendo la Siria, la sua rivoluzione e la forza che sta muovendo un intero popolo. Ecco, anche questi titoli andranno di sicuro nella categoria di cui parlavamo prima: “i libri di cui siamo orgogliosi”.
Info: http://www.addeditore.it