Proprio quando sembra tutto bello e perfetto, la vita ci mette alla prova e si diverte con noi. Si resta soli con i propri segreti, incompresi, assordati dall’inquietante urlo del silenzio. Emerge la labilità di rapporti che credevamo indissolubili. Ci si può fidare solo di se stessi. Ed è con tutto ciò che è alle prese la giovane Emy, protagonista di “L’inquietante urlo del silenzio” (Butterfly Edizioni, 2012).
Emy è una ragazza fortunata, vive in una famiglia benestante in uno di quei paesini dove “tutti sanno tutto di tutti“, conduce una vita tranquilla tra casa-chiesa-studio, ha due grandi amiche ed un bel fidanzato. Non le manca nulla. Ma un giorno, ascoltando una lezione su Nietzsche e l’Amor fati, inizia ad appassionarsi di destino, magia nera, occulto. E’ presa da un’irrefrenabile voglia di documentarsi il più possibile sull’argomento. Un’ansia conoscitiva esagerata che non porta a qualcosa di buono, come ogni cosa che oltrepassa i limiti.
Lentamente la sua vita si sbriciola verso il baratro della solitudine. Inizia ad avere apparizioni della dea Atena ma nessuno le crede. Tutti pensano che non sta bene, che ha qualche disturbo mentale. Perde la voglia di fare qualunque cosa, le restano solo lacrime e silenzi di una vita che diventa esistenza. Finisce in un ospedale psichiatrico ma non cambia nulla. Resta la solitudine. Resta l’inquietante urlo del silenzio, assordante e freddo, che rimbomba tra quelle pareti bianche e vuote: “tutto lì dentro era silenzioso“, anche “il dolore delle pazienti“. Si ripete una voce che le dice di scappare; si ripete il numero 13, il numero di Lucifero. Una serie di eventi nefasti la circondano. Emy cercherà in tutti i modi di scoprire cosa succede, sostenuta solo dalla forza dell’amore e da quel qualcosa di strano ed inspiegabile che sente in lei. Cosa scoprirà Emy? Cosa fanno le altre ragazze lì presenti? E soprattuttochi è veramente Emy? Qual è il suo destino?
Tra tocchi di realismo, fantasy e mistero si giunge ad un insolito finale. La narrazione giovanile, lineare, piena di delicatezza ha il sapore di una favola moderna che riprende l’eterno tema della lotta tra bene e male e molto altro: la solitudine del non essere capiti e creduti, il bisogno “di creare una via di fuga dalla realtà, a volte opprimente“, la necessità di dedicare tempo al parlarsi e capirsi, l’importanza del saper guardare oltre le apparenze e del valorizzare il magico che c’è in noi per affrontare quel destino che a volte da astuto burattinaio ci manovra come marionette. E soprattutto il messaggio (estremamente attuale in un mondo in cui prolificano predicatori d’odio..) che il male non si sconfigge con altro male ma solo con la forza salvifica dell’amore: “forse era questo il segreto per salvarsi. Coltivare tutto l’amore e la speranza che avevo dentro e usarla contro il male“.
Francesca Napoli (Palermo, 1992) studia Lettere classiche, è da sempre appassionata di lettura e scrittura, ha conseguito la maturità classica con una tesina intitolata “Serendipità: fortunato accidente”. “L’inquietante urlo del silenzio” è il suo romanzo d’esordio.
Autore: Francesca Napoli
Titolo: L’inquietante urlo del silenzio
Editore: Butterfly Edizioni
Anno: 2012
Pagine: 54
Prezzo: 6,50 euro